Scritto per Il Fatto Quotidiano del 13/06/2016
Aveva
detto, Donald Trump, che se il Bataclan fosse successo in America il bilancio
sarebbe stato meno tragico, perché nel pubblico ci sarebbero state persone
armate che avrebbero reagito sparando: come succedeva nelle cittadine del Far West
quando arrivavano i banditi. La scorsa notte, il Bataclan è successo in
America, in Florida: a Orlando, un uomo solo – non una squadra di killer - è
entrato armato nella discoteca più frequentata dalla comunità omosessuale
locale, ha sparato all'impazzata, ha preso ostaggi e, prima di essere ucciso,
ha fatto una cinquantina di vittime e oltre cinquanta feriti, alcuni dei quali
gravissimi.
E’ la
peggiore strage di massa nella storia degli Stati Uniti, peggio del liceo di
Columbine – aprile 1999, 15 morti compresi i due killer -, peggio delle
elementari di Newtown – dicembre 2013, 28 morti compresi il killer e sua madre
– o della strage di San Bernardino il California, due settimane dopo gli
attentati di Parigi, sette mesi or sono esatti.
L’Fbi
indaga per terrorismo, anche se per il momento mancano elementi di contatto tra
il killer, Omar Mateen, e l’integralismo islamico: si stanno scandagliando i
suoi profili e i suoi contatti internet, le amicizie, l’ambiente familiare, la
sua comunità. Dal sedicente Stato islamico non sono venute rivendicazioni (per
San Bernardino, arrivarono dopo qualche tempo), ma sui siti dell’integralismo
c’è chi celebra “il regalo per il Ramadan” costituito dalla strage – successivamente, l’Is ha ‘arruolato’ il
soldato Mateen nelle sue milizie, ma potrebbe trattarsi d’un atto d’opportunismo,
ndr -.
La dizione
terrorismo viene ormai utilizzata negli Stati Uniti in senso lato: vale per
azioni di gruppo organizzate e coordinate o ispirate da una centrale terroristica,
ma vale anche per azioni condotte da individui isolati e per crimini suggeriti
dall'odio razziale – come a Charleston in South Carolina, giugno 2015, 9
vittime in una chiesa, tutti neri - o dall'omofobia, come potrebbe essere
questa volta (almeno a basarsi sulle dichiarazioni del padre del killer, che
riferisce un possibile episodio scatenante: Omar avrebbe visto due gay baciarsi
per strada e avrebbe dato fuori).
Mateen, 29
anni, una guardia giurata, un cittadino americano di origine afghana, nato a New
York e redidente in Florida a Port St.Lucie, era armato d’una pistola e d’un fucile
d’assalto dello stesso tipo usato a Newtown e a San Bernardino. Il giovane era
noto all’Fbi: era in una lista di un centinaio di persone considerate vicine al
sedicente Califfato.
La
tragedia, su cui è intervenuto il presidente Obama, per esprimere dolore e
cordoglio, è destinata ad avere un impatto sulla campagna elettorale per la
Casa Bianca. I due candidati, Hillary Clinton e Donald Trump, sono stati molto
prudenti nelle prime dichiarazioni. Ma se la matrice integralista dovesse
assumere consistenza l’atteggiamento anti-Islam di Trump potrebbe fare
proseliti (oppure, potrebbe essergli contestato come forme di istigazione
all'odio). E il tema del controllo delle armi, su cui Obama e la Clinton sono
allineati, potrebbe riprendere vigore.
Quando
Mateen è entrato all’Orlando Pulse erano da poco passate le 2 del mattino:
nella discoteca, c’erano almeno 300 persone. Secondo quanto hanno riferito
testimoni oculari, il giovane, che aveva appena mandato un sms a sua madre, “Ti
amo”, ha subito cominciato a sparare: non c’è stata, cioè, provocazione, ma
premeditazione.
All'arrivo
della polizia, i morti erano già una ventina. Il killer s’è asserragliato con
decine d’ostaggi e ha ingaggiato un conflitto a fuoco con almeno nove agenti,
uno dei quali è rimasto ferito. Solo verso le 5 del mattino, tre ore più tardi,
le teste di cuoio si sono fatte strada nel locale, con una serie di esplosioni
controllate: hanno ucciso Mateeen, liberato gli ostaggi superstiti, soccorso i
feriti. E poi è iniziata l’opera d’estrazione e d’identificazione delle
vittime. Voci non confermate dicono che il giovane sarebbe stato in possesso
anche di un ordigno, che non avrebbe però azionato: se ne ignora l’eventuale pericolosità
e se la mancata detonazione sia dovuta a un malfunzionamento.
L’impressione
nell'Unione è enorme: una serata di allegria che si trasforma in tragedia, in
una città, Orlando, che con DisneyWorld è una delle capitali del divertimento
familiare negli Stati Uniti; decine di vite spezzate, centinaia di comunità
sconvolte, la consapevolezza che la violenza è dentro la società americana, è
autoctona, non è d’importazione come negli attacchi dell’11 Settembre 2001. E
meno di 48 ore prima, qui, un uomo aveva ucciso a rivoltellate una giovane star
della musica rock, che si esibiva sul palco d’un locale, e s’era poi ammazzato.
La
carneficina è stata raccontata in diretta sui social media. Alle 02.02, sulla
pagina Facebook dell’Orlando Pulse, appare un primo messaggio "Tutti
escano fuori e correte". Ma c’è pure chi, già uscito, ma ancora nel
parcheggio lì fuori, sente il trambusto e torna indietro per condurre in salvo
chi scappa o per soccorrere i feriti.
Il giovane armato comincia a sparare all'impazzata contro il
soffitto e contro chi balla sulla pista. Chi si trova accanto al bancone del
bar, riferiscono testimoni, riesce a scappare. Ma, all'interno, restano
parecchie persone, che, in preda al terrore, vengono fatte stendere sul
pavimento con il viso a terra,.
Mateen, a questo punto, si barrica all'interno del locale e
resiste per tre ore. Alle 5 di mattina, quando albeggia, un tweet della polizia
della Florida annuncia la morte del killer, la fine dell'incubo per quelli che
ce l’hanno fatta. L’Fbi, nel frattempo ha già avviato indagini sul killer e sul
movente: sotto la dizione ‘terrorismo’, ci si muove a 360 gradi per sondare
tutte le ipotesi – ha agito da solo?, come sembra, o godeva di complicità? – e
tutte le piste e per accertare eventuali connessioni integraliste, locali o
internazionali.
Ci si muove tra mille timori: che Mateen abbia minato casa
sua, che altri siano pronti a entrare in azione dopo di lui in una staffetta
del terrore, che la sola presunzione di un complotto integralista scateni
ritorsioni contro le comunità islamiche. Sul fronte dei soccorsi, viene
proclamato lo stato d’emergenza in città, scatta l’appello ai donatori di
sangue e l’invito a farsi avanti a chiunque abbia qualcosa da riferire.
Da tutto il Mondo, arrivano parole di vicinanza alle vittime e all’America. Il premier Renzi twitta “Solidarietà e commozione del governo italiano per l’atroce strage di Orlando in Florida. Il nostro cuore è con i nostri fratelli americani”.
Da tutto il Mondo, arrivano parole di vicinanza alle vittime e all’America. Il premier Renzi twitta “Solidarietà e commozione del governo italiano per l’atroce strage di Orlando in Florida. Il nostro cuore è con i nostri fratelli americani”.
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