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domenica 31 luglio 2016

Usa 2016: Hillary vs Donald, una volata lunga cento giorni

Scritto per AffarInternazionali.it il 30/07/2016, facendo collage originale di post già pubblicati 

Le due convention sono ormai storia, anzi cronaca scaduta: di qui all’Election Day, l’8 Novembre, restano cento giorni esatti. Agosto se ne andrà sotto traccia, con i candidati a caccia di finanziatori più che di elettori. Poi, dal Labour Day, il Primo Maggio Usa, quest’anno il 5 Settembre, si entrerà negli ultimi due mesi decisivi di questa campagna maratona, che, per i due protagonisti, Hillary Rodham Clinton e Donald Trump, sarà durata, a conti fatti, quasi 18 mesi.

Gli appuntamenti di Cleveland - i repubblicani, dal 18 al 21 luglio - e di Filadelfia - i democratici, dal 25 al 28 luglio - e i discorsi finali sono stati specchio fedele dei due partiti e dei due candidati. Hillary non dice una parola fuori posto, ma non scalda i cuori; simula un’empatia, che non prova, con il suo pubblico; e dissimula, senza magari mentire in modo esplicito. Trump è un fiume in piena che le spara grosse a ogni capoverso e che nasconde dietro la contestazione del politically correct e, quindi, dietro il paravento della franchezza, la banalità delle idee e la genericità delle affermazioni, quando non sono pure e semplici balle.

I sondaggi ci diranno se l’effetto convention ha rilanciato la Clinton in testa alla corsa, dopo che Trump aveva goduto dello slancio della kermesse repubblicana. Ma Filadelfia ha mediaticamente avuto meno impatto di Cleveland, dove si temevano incidenti che non ci sono sostanzialmente stati.

 Un discorso senza errori e senza acuti

 Quello di accettazione della nomination di Hillary è stato un discorso senza errori, ma senza acuti. C’è quasi da dare ragione a Trump, che chiosa: "Una collezione di cliché e di retorica riciclata". L’ex first lady chiude la convention democratica, impegnandosi ad agire, se sarà eletta, per unire l’America e non per dividerla, come – è esplicito - fa il suo rivale. E parla di sicurezza, armi, terrorismo, razzismo, diritti civili; tranquillizza gli alleati sul rispetto degli impegni.

Introdotta sul palco del Wells Fargo Center, dopo un’esibizione di Kate Perry, dalla figlia Chelsea, che l’ha presentata come “una lottatrice che non s’arrende”, la Clinton sforna frasi fatte, come “Siamo alla resa dei conti" e "Siamo più forti se uniti". L’ex first lady, mamma e nonna, era vestita di bianco, Chelsea di rosso: lo sfondo blu completava i colori della bandiera americana, ripetuti dalle migliaia di palloncini piovuti sul palco nel tripudio finale.

Se Trump è corrosivo, il presidente Barack Obama, che mercoledì sera aveva dato il suo appoggio all’ex first lady, presentandola come suo successore, commenta: "Grande discorso. E’ esperta. E' pronta. Non si arrende mai. Ecco perché Hillary deve essere il nostro prossimo presidente".

 Dalla fiera di paese al grande cinema

 Il copione delle convention è sostanzialmente identico, per i repubblicani e per i democratici: sussulti di contestazione all’inizio, perché questa è una democrazia; il voto che zittisce – o almeno acqueta – le polemiche; il crescendo degli interventi – quello dei democratici è incomparabile, Michelle, Bill, Barack, Hillary -.

Ci sono sfumature di differenze: i repubblicani hanno un contesto più da kermesse, un po’ scaciato, noi diremmo coatto; i democratici sono perfettini, ingessati,  pure nella rabbia, o nell’entusiasmo.

Così, mentre a Cleveland i repubblicani avevano organizzato una fiera di paese, al Wells Fargo Center di Filadelfia è stato grande cinema: tutti da Oscar: gli attori protagonisti, mogli e mariti, presidenti e aspiranti, ciascuno recita la sua parte da consumato professionista. 

I meno bravi sono stati i vice. Mike Pence, il repubblicano, e Tim Kaine, il democratico, non valgono i loro boss e si vede: non hanno carisma e non fanno il peso, l’uno troppo rozzo, l’altro troppo prete. Chiunque eleggano, gli americani passeranno i quattro anni del prossimo mandato incrociando le dita che il titolare non debba essere sostituito in corsa.

Alle convention, e non solo, tutto è finto, ma tutto pare terribilmente vero; e tutti ci credono, o fingono di farlo: l’unità repubblicana dietro Trump; la complicità tra Obama e Hillary che giusto otto anni or sono stavano a sbranarsi; persino la ‘love story’ di Bill e l’ incontro “con una ragazza” – lui che ne ha sicuramente incontrato decine, anche se ne ha sposato una sola -.

Il lato debole e il soffitto di cristallo

Il discorso di Bill è troppo mieloso: questo è il lato debole del copione del kolossal democratico. La condiscendenza, in nome del potere, presente e futuro, di Hillary moglie tradita nei confronti di Bill marito fedifrago, ma governatore o presidente, aliena molte simpatie specie femminili alla candidata democratica. Anche se la letteratura è fitta e variegata, su come Hillary reagì al Sexgate, i giochini erotici del marito nello Studio Ovale con la stagista Monica Lewinski: solidale in pubblico, furibonda in privato fino a scagliargli contro un libro, secondo i racconti di biografi ‘gossippari’.

Filadelfia celebra, tuttavia, lo storico evento della prima donna candidata alla Casa Bianca da uno dei due maggiori partiti statunitensi: in un video di neppure due minuti, la Clinton rompe non solo metaforicamente il 'soffitto di cristallo', come viene metaforicamente chiamata la barriera invisibile che ostacola da sempre l’ascesa delle donne al vertice.

Nel montaggio sfilano i 44 uomini che l'hanno preceduta alla Casa Bianca: una carrellata di volti che alla fine compongono un tetto di vetro vero e proprio. E, in un crescendo, il volto di Hillary viene in primo piano tra i vetri infranti: vestita con un fiammante abito rosso, circondata da donne. Folgorante anche la chiusa del video, indirizzata alle bambine "forse all'ascolto": "Può essere che io diventi la prossima presidente degli Stati Uniti. Ma una di voi sarà sicuramente la successiva".

Il passaggio di testimone

In questo clima, la convention ha assistito, mercoledì sera, a un passaggio del testimone simbolico tra il presidente Obama e la Clinton: fra i due, sul palco, un abbraccio quasi intenso, romantico. “Sono orgoglioso di te”, dice lui. L’unità del partito dietro la sua candidata è suggellata dalla lealtà di Sanders, che placa la rivolta degli irriducibili ‘sanderistas’, dalla sfilata di ispanici, neri, donne, personaggi dello showbiz, dall’endorsement del magnate dell’editoria ed ex sindaco di New York Mike Bloomberg.

Tutti sono con Hillary, che “è la scelta giusta”. E tutti sono contro Trump, che “è un demagogo” e “un incompetente”, ma che “è pericoloso”. Come a Cleveland, anche a Filadelfia l’unità è più forte contro che per.

L'informazione omogeneizzata

 Per due settimane, gli Stati Uniti hanno vissuto al ritmo delle convention: l’informazione politica è stata monopolizzata dai due eventi. Lo scrittore Percival Everett è molto critico su come i media hanno raccontato i due appuntamenti, specie il repubblicano, e li accusa di “mancanza di profondità e rigore intellettuale”.

Everett denuncia la passività dei giornalisti davanti alla pratica sistematica “della collaudata tecnica fascista che consiste nel reiterare menzogne fino a quando non vengano considerate verità”, mentre i dibattiti si riducono “a un rabbioso scandire di slogan”.

La critica di Everett, condivisa da intellettuali e liberal, innesca una discussione sul basso livello della campagna 2016. Sul cui esito, però, più degli interrogativi sul rispetto – o meno – dei valori, rischiano di incidere le paure del terrorismo e dell’immigrazione. Proprio quelle su cui gioca Trump (e su cui la stampa indulge). (AffarInternazionali - gp)

Usa 2016: Trump batte Hillary come audience, Melania cancella sito

Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 31/07/2016 

In attesa di sondaggi che, a cento giorni dall’Election Day, e dopo le due convention, diano un’idea delle distanze tra Hillary Clinton e Donald Trump, il candidato repubblicano alla Casa Bianca vince la corsa all’audience: il suo discorso di accettazione della nomination a Cleveland, la sera del 21 luglio, ha avuto 34,9 milioni di telespettatori, quello della candidata democratica a Filadelfia, la sera del 28 luglio, 33,8 milioni.

Ma, secondo i dati dell'agenzia di rilevazione Nielsen, la convention democratica in tutti gli altri giorni, da lunedì a mercoledì, ha avuto audience più alte di quella repubblicana, specie in coincidenza con i discorsi clou di ogni serata. I democratici hanno del resto calato ‘pezzi da novanta’, come Bernie Sanders, Bill Clinton, Michelle e Barack Obama, mentre i repubblicani si giocavano Melania Trump e i vari figli del magnate e showman ed esponenti politici meno noti.

 Melania, sito cancellato - Proprio le polemiche che hanno seguito il discorso alla convention della moglie di Trump Melania avrebbero indotto l’ex modella slovena a cancellare il suo sito. I media, oltre che sull’evidente plagio di alcuni passaggi del discorso pronunciato da Michelle Obama nel 2008, avevano infatti sollevato dubbi sulla laurea in architettura conseguita, o meno, in patria.

L’annuncio della cancellazione del sito non fa riferimento alle polemiche. "Il sito - scrive Melania, in un tweet – era stato creato nel 2012 ed è stato cancellato perché non riflette i miei attuali interessi e le occupazioni professionali". Digitando www.melaniatrump.com si viene ora indirizzati su www.trump.com.

 Donald, bloccato in ascensore Il candidato repubblicano è giunto con mezz'ora di ritardo venerdì a un comizio al The Mining Exchange, un resort di Colorado Springs: con una decina di persone, era rimasto bloccato in un ascensore. E' stato necessario l'intervento dei vigili del fuoco per liberare tutti..

Secondo un comunicato del Colorado Springs Fire Depart, i soccorsi sono stati chiamati alle 13.30 ora locale: l’ascensore s’era bloccato tra il primo e il secondo piano. I vigili del fuoco hanno calato dall'alto una scala. Nessuno è rimasto ferito.

Stando a quanto riferiscono i media locali, una volta giunto al comizio, Trump s’è lamentato della scarsa elasticità del comandante dei vigili del fuoco che non aveva consentito l'ingresso nell’edificio dell’evento a più persone. Il comandante ha dal canto suo detto alla stampa locale d’avere permesso un aumento delle persone presenti rispetto agli standard. (fonti vv – gp)

sabato 30 luglio 2016

Usa 2016: convention, Hillary simula e dissimula, Trump le spara grosse

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 30/08/2016 

Un discorso senza errori, ma senza acuti. C’è quasi da dare ragione a Donald Trump, che chiosa: "Una collezione di cliché e di retorica riciclata". Hillary Clinton chiude la convention democratica, accettando la nomination alla Casa Bianca e impegnandosi ad agire, se sarà eletta, per unire l’America e non per dividerla, come – è esplicito - fa invece Trump, candidato repubblicano.

Le due convention sono ormai storia, anzi cronaca scaduta: di qui all’Election Day, l’8 Novembre, restano cento giorni esatti. Agosto se ne andrà sotto traccia, con i candidati a caccia di finanziatori più che di elettori. Poi, dal Labour Day, il Primo Maggio Usa, quest’anno il 5 Settembre, si entrerà negli ultimi due mesi decisivi di questa campagna maratona, che, per Hillary e Donald, sarà durata, a conti fatti, quasi 18 mesi.

Introdotta sul palco del Wells Fargo Center, dopo un’esibizione di Kate Perry, dalla figlia Chelsea, che l’ha presentata come “una lottatrice che non s’arrende”, la Clinton ha sfornato frasi fatte, come “Siamo alla resa dei conti" e "Siamo più forti se uniti". L’ex first lady, mamma e nonna, era vestita di bianco, Chelsea di rosso: lo sfondo blu completava i colori della bandiera americana, ripetuti dalle migliaia di palloncini piovuti sul palco nel tripudio finale.

Le due convention e i discorsi finali sono stati specchio fedele dei due candidati. Hillary non dice una parola fuori posto, ma non scalda i cuori; simula un’empatia che non prova con il suo pubblico; e dissimula, senza magari mentire in modo esplicito. Trump è un fiume in piena che le spara grosse a ogni capoverso e che sbandiera la sua contestazione del politically correct per nascondere, dietro il paravento della franchezza, la banalità delle idee e la genericità delle affermazioni, quando non sono pure e semplici balle.

Se Trump è corrosivo, il presidente Barack Obama, che mercoledì sera aveva dato il suo appoggio all’ex first lady, presentandola come suo successore, commenta: "Grande discorso. E’ esperta. E' pronta. Non si arrende mai. Ecco perché Hillary deve essere il nostro prossimo presidente". A ore, sapremo dai sondaggi se l’effetto convention ha rilanciato la Clinton in testa alla corsa, dopo che Trump aveva goduto la settimana scorsa dello slancio della kermesse repubblicana ... di qui in avanti riprende il post del 28/07/2016 ...

Usa 2016: Fbi indaga su furto mail, ipotesi ingerenza Putin in Hillary vs Trump

Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 30/07/2016 

Le email sono un problema costante nella campagna elettorale di Hillary Rodham Clinton; e lo stanno diventando pure per quella di Donald Trump. Vari media Usa scrivono che l'Fbi sta vagliando segnalazioni di possibili intrusioni da parte di hacker – forse russi - in sistemi informatici della campagna della Clinton.

Lo staff della candidata democratica conferma che l'intrusione c’è stata e che ha interessato almeno un sistema collegato all’ex first lady, ma nell'ambito di un più vasto attacco alla rete dei computer del comitato nazionale democratico.

L’Fbi conferma, in una nota, che sta esaminando segnalazioni di "cyber-intrusioni riguardanti diverse entità politiche", senza identificare i destinatari dell'attacco. Una portavoce della campagna di Hillary precisa che le verifiche fatte non indicano che il sistema principale della campagna stessa sia stato compromesso.

La Clinton è già passata attraverso l’emailgate, cioè la vicenda legata al suo utilizzo, quand’era segretario di Stato, del suo account di posta privato (e non di quello ufficiale, più protetto): l’Fbi ha recentemente concluso l’indagine con una sorta di non luogo a procedere, non avendovi riscontrato reati.

Poi, alla vigilia della convention democratica di Filadelfia, Wikileaks aveva pubblicato circa 20mila mail del comitato nazionale democratico, che dimostravano quel che già tutti sapevano, cioè che l’establishment del partito era più favorevole alla Clinton che al suo rivale Bernie Sanders.

L’inchiesta dell’Fbi ora si riferisce a questo episodio, che potrebbe non essere esaurito, perché Julian Assange, il fondatore di Wikileaks, ha minacciato altre rivelazioni.

L’ipotesi che il furto delle mail sia stato fatto da hacker russi è stata evocata dalla Casa Bianca, oltre che da fonti democratiche. Alcuni vi vedono un diversivo per distrarre l’attenzione dai contenuti delle mail; altri una prova di un’interferenza del Cremlino nella campagna presidenziale Usa, nell’intento di favorire Trump. Il presidente russo Vladimir Putin ha smentito ogni interferenza, dopo che il presidente Usa Barack Obama non l’aveva esclusa, anzi l’aveva definita “possibile”, ricordando precedenti violazioni da parte russa di sistemi informatici Usa pubblici e privati.

Obama aveva ricordato che Trump ha "ripetutamente espresso la sua ammirazione per Putin”: “Penso che Trump in Russia sia seguito con favore" dai media e non solo.

E i democratici avevano apertamente accusato il candidato repubblicano di aver istigato la Russia a sottrarre e a fare divulgare le loro mail. Jake Sullivan, capo consigliere diplomatico di Hillary, aveva detto: “Questa dev'essere la prima volta in cui un candidato di spicco alla presidenza Usa ha attivamente incoraggiato una potenza straniera a condurre operazioni di spionaggio nei confronti d’un suo antagonista politico. La questione da mero fatto curioso, o anche di rilevanza politica, è diventata una questione di sicurezza nazionale".

La reazione di Trump, invece di stornare i sospetti, li ha in qualche misura ravvivati. Pur negando di avere nulla a che fare con il Cremlino, il magnate, parlando a Doral, in Florida, ha detto: "Russia, se stai ascoltando, spero che riuscirai a trovare le 30mila mail di Hillary che sono sparite … Penso che sarai lautamente ricompensata dalla nostra stampa". Trump si riferiva a mail apparentemente sparite nell’ambito dell’emailgate.

Trump aveva pure aggiunto: "Ho detto che Putin ha qualità da leader migliori rispetto a Obama. Ma questo chi non lo sa?". E aveva ribadito di voler indurre, se sarà presidente, Mosca a schierarsi "amichevolmente" dalla parte degli Usa contro lo Stato Islamico. Con lui alla Casa Bianca, “miglioreranno i rapporti bilaterali” tra Usa e Russia: anche perché, aveva aggiunto con sarcasmo, Putin "non rispetta" l'ex first lady.  (fonti vv – gp)

venerdì 29 luglio 2016

Usa 2016: convention, un gioco di finzioni per attori consumati

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 29/07/2016

 Grande cinema, al Wells Fargo Center di Filadelfia, sul cui palco va in scena stasera il gran finale della convention democratica, protagonista assoluta Hillary Rodham Clinton, prima donna in corsa per la Casa Bianca per un grande partito. Ma qui sono tutti da Oscar: moglie e mariti, presidenti e aspiranti, ciascuno recita la sua parte da consumato professionista. E il copione è sostanzialmente identico, per i repubblicani e per i democratici: sussulti di contestazione all’inizio, perché questa è una democrazia; il voto che zittisce – o almeno acqueta – le polemiche; il crescendo finale – quello dei democratici è incomparabile, Michelle, Bill, Barack, Hillary -. Ci sono sfumature: i repubblicani hanno un contesto più da kermesse, un po’ scaciato, noi diremmo coatto; i democratici sono perfettini, un po’ ingessati, anche nella rabbia, o nell’entusiasmo.

Il fatto è che tutto è finto, ma pare tutto terribilmente vero; e tutti ci credono, o fingono di farlo: l’unità repubblicana dietro Trump; la complicità tra Obama e Hillary che giusto otto anni or sono stavano a sbranarsi; persino la ‘love story’ di Bill e il suo incontro “con una ragazza” – lui che ne ha sicuramente incontrato decine, anche se ne ha sposato una sola -.

Questo è il lato debole del kolossal democratico. La condiscendenza, in nome del potere, presente e futuro, di Hillary moglie tradita nei confronti di Bill marito fedifrago, ma governatore o presidente, aliena molte simpatie specie femminili alla candidata democratica. Anche se la letteratura è fitta e variegata, su come Hillary reagì al Sexgate, i giochini erotici nello Studio Ovale con la stagista Monica Lewinski: solidale in pubblico, furibonda in privato fino a scagliare contro Bill un libro, secondo recenti ricostruzioni di biografi ‘gossippari’.

Su questo sfondo, la convention ha assistito, venerdì sera, a un passaggio del testimone simbolico tra il presidente Obama e la Clinton, che a sorpresa è salita con lui sul palco. Fra i due, un abbraccio quasi romantico: “Sono orgoglioso di te”, dice lui ... di qui in avanti riprende il post del 28/07/2016 ...
 

Usa 2016: Filadelfia, Hillary chiude con appello a unità contro paura

Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 29/07/2016 

Hillary Clinton ha chiuso la convention democratica, accettando la nomination alla Casa Bianca e promettendo di agire da presidente, se sarà eletta, per unire l’America e non per dividerla, come invece fa il suo rivale Donald Trump, candidato repubblicano.

Introdotta sul palco del Wells Fargo Center, dopo un’esibizione di Kate Perry, dalla figlia Chelsea, che l’ha presentata come “una lottatrice che non s’arrende”, la Clinton ha notato: “Siamo alla resa dei conti" e "siamo più forti se uniti".

Hillary ha definito “una pietra miliare” il fatto di essere la prima donna candidata da uno dei due maggiori partiti statunitensi: "Potenti forze rischiano di dividerci. Legami di fiducia e di rispetto si stanno logorando. Così come per i nostri fondatori, non ci sono garanzie: dipende da noi. Dobbiamo decidere se lavorare insieme per risorgere insieme". Il suo discorso è stato segnato dagli applausi dei delegati ed è stato seguito da tutte le tv Usa.

"Darò la possibilità a tutti gli americani di vivere vite migliori”, ha assicurato la Clinton, tracciando una sorta di programma: “La mia principale missione come presidente sarà quella di creare più opportunità e posti di lavoro, con retribuzioni in crescita, proprio qui negli Stati Uniti. Dal primo all'ultimo giorno del mio mandato. Soprattutto in luoghi che per troppo tempo sono stati lasciati fuori e indietro”, dal Midwest manifatturiero fino al Delta del Mississippi e al Rio Grande.

Rilanciando a più riprese l’appello all'unità, tema di fondo della Convention, Hillary ha osservato come "tutte le generazioni di americani si sono unite per rendere il nostro Paese più libero, più giusto e più forte. Nessuno può riuscirci da solo. Ecco perché siamo più forti insieme". E solo con l’unità "possiamo trasformare i nostri programmi progressisti in realtà", ha proseguito riferendosi alla piattaforma del partito democratico sottoscritta anche dal suo ex rivale Bernie Sanders.

Parlando di sicurezza, la Clinton ha avvertito che “la scelta che dobbiamo fare è estrema": "Tutti coloro che leggono le notizie sono consapevoli delle minacce e delle turbolenze che dobbiamo fronteggiare, da Baghdad a Kabul, da Nizza a Parigi, a Bruxelles, a San Bernardino, a Orlando. Abbiamo a che fare con nemici determinati, che devono essere sconfitti. Per questo non stupisce che la gente cerca ansiosamente rassicurazioni e una leadership stabile. Vogliono un leader che capisce che siamo più forti lavorando insieme ai nostri alleati", ha affermato l’ex segretario di Stato criticando Trump.

"Immaginatelo nello Studio Ovale in un momento di crisi: un uomo che perde le staffe per un tweet non può avere la responsabilità delle armi nucleari. Forza significa intelligenza, giudizio, freddezza, utilizzo strategico e preciso del potere. Questo è il comandante in capo che m’impegno ad essere", ha sottolineato. "E sono orgogliosa di essere al fianco dei nostri alleati contro chi li minaccia, compresa la Russia".

Per tenere al sicuro l’Unione, ha avvertito , "non possiamo permetterci un presidente che le lobby delle armi tengono in tasca. Io non voglio cancellare il secondo emendamento, non voglio togliervi le armi. Ma non voglio che veniate colpiti da qualcuno che non avrebbe dovuto possedere armi. Mi rifiuto di pesare che non possiamo trovare un compromesso. Dobbiamo superare le differenze e non solo sulle armi, ma sulle razze, l'immigrazione e molto altro”.

In chiusura, torna il tema dell’unità: "Sarò il presidente di tutti, di chi mi avrà votato e di chi non mi avrà votato, democratici, indipendenti e repubblicani". La Clinton ha osservato: "E pluribus unum, uno da molti, è il motto del nostro Paese. Saremo fedeli a questo motto? Abbiamo sentito la risposta di Trump alla sua convention: lui vuole dividerci, tra di noi e dal resto del Mondo. Lui vuole che abbiamo paura del futuro e gli uni degli altri". E citando Franklyn Delano Roosevelt, il presidente del New Deal e della sconfitta del nazismo,  Hillary ha detto: “Dobbiamo temere solo la paura”.

"Questa notte iniziamo un nuovo capitolo – ha concluso Hillary -… Cerchiamo di essere forti insieme, guardando al futuro con coraggio e fiducia, costruendo un futuro migliore per i nostri figli e per il nostro Paese. Grazie e Dio benedica gli Stati Uniti d'America". Tra applausi e acclamazioni, una cascata di palloncini e coriandoli bianchi, rossi e blu ha inondato il Wells Fargo Center.

Voce fuori dal coro democratico, naturalmente, quella di Trump, che affida il suo commento non solo a un tweet, ma a una nota della sua campagna: "Un'offensiva collezione di cliché e riciclata retorica". "Hillary Clinton dice che l'America è più forte unita, ma nell'America di Hillary Clinton milioni di americani vengono lasciati fuori al freddo. Lei è unita solo ai suoi finanziatori".

Invece, il presidente Barack Obama, che mercoledì sera le aveva dato il suo appoggio, indicandola come suo successore, commenta: "Grande discorso. E sperimentata. E' pronta. Non si arrende mai: ecco perché Hillary deve essere il nostro prossimo presidente" (AGI – fonti vv – gp)

giovedì 28 luglio 2016

Usa 2016: intervista, gli autogol di Trump favoriranno Hillary

Intervista a Osvaldo Migotto del Corriere del Ticino, pubblicata il 26/07/2016

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Usa 2016: Filadelfia, Obama passa il testimone a Hillary


Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 28/07/2016

Il presidente Barack Obama è pronto a passare il testimone a Hillary Clinton, che, a sorpresa, sale  accanto a lui sul palco della convention di Filadelfia. Ma Obama avverte che tutto è possibile e che Donald Trump rappresenta una reale minaccia per l’Election Day, l’8 Novembre.

Il discorso di Obama è il clou della terza giornata della convention democratica a Filadelfia, segnata anche dall’intervento del vice scelto da Hillary,Tim Kaine, e dall’endorsement alla ex first lady venuto dal magnate dell’editoria ed ex sindaco di New York Mike Bloomberg; “E’ la scelta giusta, Trump è un demagogo”.

Nel suo intervento, Obama batte sul concetto che nessuno è più qualificato della Clinton per essere presidente e che Hillary è la persona giusta per una nazione coraggiosa come è l’America, “è stata nello Studio Ovale, sa che cosa significhi”: “La nostra forza – dice - non dipende da Trump”.

Accolto da un’ovazione e dal coro del suo slogan 2008, ‘Yes we can’, Obama ammette che molto resta da fare, ma aggiunge: “Non sono mai stato così ottimista sul futuro”, contrapponendo la sua visione positiva a quella negativa e fondata sulla paura del candidato repubblicano.

Il presidente ribadisce che Hillary è pronta a fare il comandante in capo e incita a votarla, così “chi attacca i nostri valori”, “non ha a cuore la gente che lavora” ed è portatore di pessimismo, cioè Trump, sarà sconfitto. Poi, all’arrivo di Hillary sul palco, c’è un lungo abbraccio fra i due: “Sono orgoglioso di te”, le dice lui.

Michelle Obama, protagonista della prima giornata di questa convention, fa tweet d’ammirazione per “il suo uomo”, mentre Trump chiosa il discorso del presidente con critiche e contesta che, come affermano i democratici, in polemica con il suo slogan ‘Make America Great Again’, gli Stati Uniti siano e si sentano già grandi.

Le critiche a Trump sono state un ritornello di tutti gli interventi anche della terza giornata. Kaine, ad esempio, ha detto che da lui vengono “solo promesse, non ricette”. E il vice-presidente Joe Biden ha affermato che con lui gli Stati Uniti saranno “meno sicuri” perché nessuno è mai stato così impreparato come lui e non ha idea di che cosa sia la classe media. Prudente, Bill de Blasio, sindaco di New York, avverte però che Trump “è un avversario vero e non va sottovalutato”.

Intanto, lo staff di Hillary respinge le accuse venute da Trump, secondo cui l’ex segretario di Stato non sarebbe ferma nella lotta contro il sedicente Stato islamico: “Hillary è stata decisa nel lottare contro il terrorismo e Osama bin Laden – la cui eliminazione avvenne mentre lei era in carica, ndr – ed è pronta a farlo ancora”, assicura Leon Panetta, un clintoniano di ferro che ispira la campagna. Il suo intervento è accolto da cori della platea: “Basta guerre”. (fonti vv – gp)

mercoledì 27 luglio 2016

Usa 2016: Filadelfia, Hillary ottiene nomination, Bill ne elogia la forza

Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 27/07/2016parzialmente utilizzando articolo de Il Fatto Quotidiano del 27/07/2016


Hillary Clinton è ufficialmente divenuta la prima donna a ottenere la nomination per la Casa Bianca di uno dei maggiori partiti degli Stati Uniti: un risultato che, intervenendo in video, dedica a “tutte le bambine che sognano in grande”. Nel discorso clou della seconda giornata della convention democratica in corso a Filadelfia, Bill Clinton, suo marito, che fu presidente dal 1993 al 2001, dice: “Lei ci renderà più forti, come ha reso me ogni giorno più forte”.

In platea ad ascoltarlo, c’è la figlia Chelsea, da poco mamma per la seconda volta. Lui si dice “orgoglioso” e racconta la loro storia. Lei, da casa, twitta il discorso: Bill è un atout per lei, ma pure un rischio. Come un coltellino svizzero, può risolvere, coi contatti, l’empatia, l’esperienza, un sacco di problemi; ma può pure ferirla, se maneggiato incautamente, per le storie del passato.

Il partito democratico ha formalmente attribuito la nomination dopo la conta dei delegati dei 57 Stati e territori presenti alla convention. "Siamo qui a fare storia", ha detto il sindaco di Baltimora e segretario della Convention, Stephanie Rawlings-Blake, aprendo la chiama in ordine alfabetico, dall'Alabama. La soglia fatidica dei 2.382 delegati, necessaria per garantirsi la nomination, è stata superata dal South Dakota. Poi, su input proprio di Sanders, è scattata l’acclamazione; ed è stato boato.

La conta è stata preceduta da una serie di interventi a favore dell’una o dell’altro candidato, cioè della Clinton e di Bernie Sanders. La prima a prendere la parola per Sanders è stata Tulsi Gabbard delle Hawaii: il senatore del Vermont, in platea, s’è alzato per salutare i sostenitori che gli riservavano un’ovazione.

E ci sono state lacrime e commozione quando il fratello di Bernie, Larry, ha fatto la dichiarazione per i democratici all'estero. Larry, docente universitario in Gran Bretagna, ha detto che i genitori, morti giovani, sarebbero stati immensamente orgogliosi "dei risultati ottenuti dal loro figlio”, mentre il senatore si commuoveva. "E' con enorme orgoglio che do il mio voto a Bernie Sanders", ha proclamato Larry, indicando 10 preferenze. A Hillary, presentata come "prossimo presidente degli Stati Uniti", sono andati sette voti.

La prima ad intervenire a favore della Clinton è stata invece Barbara Mikulski, prima donna eletta al Senato per il partito democratico. "Per tutti le donne che hanno rotto le barriere - ha affermato -, chiedo la nomination per Hillary Clinton". Il suo discorso è stato seguito da quello di John Lewis, icona dei diritti civili: "Abbiamo fatto tanti progressi e non torneremo indietro. Dobbiamo tutti andare ai seggi a novembre e votare come non abbiamo mai fatto prima”.

La conta dei delegati ha confermato che la Clinton ha vinto la nomination democratica e ha battuto il suo rivale anche senza tenere conto dei super-delegati, cioè i notabili del partito dalla sua parte nella stragrande maggioranza. Il senatore del Vermont, un combattente leale, non solo non contesta la legittimità della nomination, ufficializzata dalla convention democratica, ma si fa avvocato della Clinton davanti ai suoi fans delusi.

Sul palco passano politici, divi, donne, frotte di neri –ben 24, il primo giorno -: c’è Meryl Streep vestita con i colori della bandiera, Alicia Keys che canta SuperWoman’, Madelein Albright che mette in guardia contro i gusti di Trump in politica estera (“Ammira i dittatori, anche Putin”). Arriva pure l’appoggio di Jimmy Carter, presidente dal 1977 all’ ’81 e Nobel per la Pace: “Votate”, dice ai giovani.

Le proteste, dentro e fuori il Wells Fargo Center di Filadelfia, producono zero feriti, zero arresti, 55 multe (inflitte a coloro che cercano di scavalcare le barriere). In ospedale finiscono 17 persone: colpa del caldo, non delle manganellate. Nella seconda giornata, c’è pure un sit in in sala stampa di un centinaio di delegati delusi.

Oggi, la kermesse democratica prosegue con uno dei suoi momenti clou: il discorso del presidente Obama, presente la presidente della Camera Laura Boldrini. Domani, la chiusura sarà ovviamente affidata al discorso di accettazione della nomination di Hillary. L’Fbi continua a indagare sul furto delle quasi 20mila mail pubblicate da Wikileaks, che hanno fatto sconquassi ai vertici del partito. La pista russa resta viva e apparirebbe consistente, nonostante le smentite: il presidente Obama parla d’una “possibile interferenza” russa. (fonti vv – gp)

martedì 26 luglio 2016

Usa 2016: Filadelfia, il petardo di Wikileaks è bagnato, tutti sono Hillary

Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 26/07/2016, parzialmente utilizzando articolo de Il Fatto Quotidiano del 26/07/2016

Alla fine, la bomba delle mail di partito pro-Hillary s’è rivelata un petardo bagnato: dopo 72 ore tese e polemiche, Bernie Sanders e Elizabeth Warren, le anime democratiche di sinistra e liberal, danno il loro appoggio alla vincitrice delle primarie, Hillary Clinton, che – dice Sanders, il suo rivale - sarà “un grande presidente”. L’appoggio più forte alla ex first lady viene dall’attuale first lady, Michelle Obama: “Questa volta, sono con lei”, dice la moglie dell’uomo che, otto anni or sono, sbarrò alla Clinton la nomination. “La sua elezione sarà molto importante per le mie figlie, per le nostre figlie”.

Esaurite le turbolenze della vigilia, la convention democratica parte come vuole il copione, nel segno del tutti con Hillary, ma, soprattutto, del tutti contro Trump. Sanders, che affronta gli irriducibili fra i suoi sostenitori, sta “con la Clinton per battere quel bullo di Trump”.

L’Fbi, intanto, indaga sul furto delle quasi 20mila mail pubblicate da Wikileaks e che hanno creato imbarazzi fra i notabili democratici, fino alle dimissioni della presidente nazionale Debbie Wasserman-Schulz,  che non è neppure salita sul palco della convention. I portavoce del partito e della Clinton negano che il risultato delle primarie sia stato manipolato, mentre ipotizzano una manovra da intrigo internazionale: la fuga delle mail sarebbe stata orchestrata da Vladimir Putin per favorire il suo amico Donald Trump. Voci da fantapolitica dove illazioni e smentite, che arrivano puntuali e drastiche, hanno la stessa credibilità: zero.

Sanders, che con la Warren è già riuscito a lasciare il segno sulla piattaforma elettorale democratica su temi a lui cari come l’accesso all’Università e la sanità, incontra, prima dell’inizio dei lavori, i suoi delegati e fa chiarezza: "Dobbiamo sconfiggere quel demagogo di Trump. Dobbiamo eleggere Hillary Clinton e Tim Kaine". I ‘sanderistas’ sono delusi: accolgono l’appello con ululati, protestano, s’indignano. Sanders li fa sfogare, poi chiede, con un gesto della mano, d’abbassare i torni della contestazione. Che s’acqueta e finisce lì.

A Filadelfia, Hillary riceve pure l’appoggio ‘a remoto’  dell'ex vice presidente di suo marito Al Gore, candidato democratico a Usa 2000: "Non mi è possibile essere alla convention, ma voterò per la Clinton", scrive su tweet il Nobel per la Pace Gore che fino a questo momento non s’era espresso sulla corsa per la Casa Bianca. "Data la sua preparazione ed esperienza e alla luce delle importanti sfide che la nostra nazione e il mondo si trovano ad affrontare - aggiunge -, compresa la crisi globale del clima, incoraggio tutti a fare lo stesso".

La convention, che si chiuderà giovedì 28, è stata aperta ieri sera dai discorsi di Michelle, della Warren e di Sanders. Tutti si sono posti il problema di realizzare un'economia che funzioni per la maggior parte dei cittadini e non solo per la minoranza già benestante.

Alla kermesse di Filadelfia, Hillary si presenta per la prima volta ‘sotto’ rispetto a Trump in un sondaggio nazionale: 45 a 48%, secondo un rilevamento Cnn/Orc. Il dato è però influenzato dalla convention repubblicana della scorsa settimana e dall’altissima copertura mediatica che tra polemiche e acclamazioni ha avuto il ticket repubblicano Trump/Pence. Preoccupa, magari, di più Hillary il fatto che due americani su tre non la considerano né onesta né affidabile. E fa rumore sul web un post del regista progressista, e ‘sanderista’, Michael Moore, che elenca cinque motivi, non buoni, ma validi, per cui Trump può diventare presidente. E desta pure malumori la presenza pervasiva a Filadelfia di banche e finanza.

Oggi, la kermesse democratica prosegue con la conta dei voti dei delegati e la conferma della nomination della Clinton. Domani, il momento clou sarà il discorso del presidente Obama, cui assisterà la presidente della Camera Laura Boldrini. Giovedì, la chiusura sarà ovviamente affidata al discorso di accettazione della nomination di Hillary. (fonti vv - gp)

lunedì 25 luglio 2016

Usa 2016: Filadelfia, tempesta Wikileaks su convention democratica

Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 25/07/2016 e parzialmente utilizzato per Il Fatto Quotidiano del 27/07/2016

Circa 20mila e-mail dei leader del partito democratico, pubblicate da Wikileaks, avvelenano l’attesa della convention di Filadelfia, che si aprirà nelle prossime ore, e alimentano la polemica mai sopita sulla parzialità dei vertici del partito durante le primarie per scegliere il candidato alla Casa Bianca.

Il pacchetto di 19.252 mail è stato diffuso venerdì 22 e il suo impatto politico è andato crescendo, nell’imminenza della convention che ufficializzerà la nomination della Clinton. Che, intervistata dalla Cbs, s’è detta “orgogliosa” della campagna condotta da lei e dal suo rivale Bernie Sanders, “sui temi e senza insulti”, che sono invece prerogativa del candidato repubblicano Donald Trump.

Il presidente del partito democratico americano, Debbie Wasserman Schultz, ha già annunciato che non parlerà alla convention e che lascerà l'incarico a fine evento: la Wasserman, una newyorchese di 49 anni, è stata duramente criticata da Sanders, che ne ha chiesto le dimissioni, dopo l’uscita delle mail, che rivelano come l’establishment favorisse la Clinton per la nomination. Cosa del resto nota e mai messa in dubbio.

Dai messaggi emerge la strategia dell'ex first lady contro Sanders, ma anche le tensioni tra i leader del partito ed elementi emergenti vicini al senatore del Vermont. Già durante le primarie, Sanders aveva accusato il Comitato nazionale democratico di favorire la Clinton.

Le mail riguardano sette figure chiave del partito democratico, tra cui i capi della comunicazione Luis Miranda, del bilancio Jordon Kaplan, delle finanze Scott Comer e delle iniziative strategiche Daniel Parrish. Tra le mail, una inviata il 5 maggio e diretta a Luis Miranda, in cui si suggerisce d’indagare sulla fede religiosa del senatore, ebreo ma poco praticamente, e sulle origini polacche.

La convention di Filadelfia si apre oggi e si chiuderà giovedì 28. Proprio nella giornata d’apertura, sono previsti gli interventi di Sanders e della first lady Michelle Obama. Entrambi - secondo quanto anticipato dagli organizzatori - centreranno il loro discorso su come realizzare un'economia che funzioni per la maggior parte dei cittadini e non solo per una minoranza ricca. Resta da vedere l’impatto sulle parole del senatore delle rivelazioni di Wikileaks; e resta pure da vedere la reazione dei sostenitori di Sanders, gli irriducibili ‘sanderistas’.

Uno dei momenti clou della kermesse democratica sarà mercoledì 27: il presidente Barack Obama parlerà per galvanizzare delegati, militanti ed elettori e cercare di cementare l’unità del partito, rafforzata dalle intese raggiunte tra Clinton e Sanders sulla piattaforma elettorale, ma ora incrinata dalla pubblicazione delle mail.

Il presidente ha già avviato la sua campagna pro-Hillary ed ha di nuovo accusato nel fine settimana Trump di non essere preparato in politica estera. Il magnate, nei suoi ultimi discorsi, ha ipotizzato l’uscita degli Usa dalla Wto, l’organizzazione del commercio internazionale, se gli accordi di base non vengono rinegoziati, e l’introduzione di maggiori controlli sui cittadini francesi all’ingresso nell’Unione, a causa dei recenti attentati.

Una buona notizia per Hillary Clinton, nei sussulti della vigilia della convention, è che l’ex sindaco di New York Michael Bloomberg s’appresta a dichiararle il suo appoggio. Lo scrive il New York Times. Bloomberg aveva anche pensato di candidarsi come indipendente, ma il 7 marzo aveva poi annunciato di rinunciarvi nel timore di potere favorire, scendendo in campo, Trump. Bloomberg dovrebbe ufficializzare l’endorsement a Hillary proprio durante la convention, presentandosi "come uno dei maggiori imprenditori del Paese e come indipendente".

Le polemiche sulle mail hanno reso animata la vigilia della kermesse di Filadelfia, di cui Trump aveva predetto che sarà “molto noiosa” e che “nessuno la seguirà”, dopo "l'incredibile successo" dell’appuntamento repubblicano Cleveland. Parlando dell’annuncio della scelta del vice di Hillary, Tim Kaine, il magnate ha detto: "La Clinton vuole prendersi un po' di attenzione, ma immaginate che noia il suo discorso di accettazione della nomination". (fonti vv – gp)