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lunedì 1 agosto 2016

Usa 2016: cento giorni, dibattiti all’ora del football, Trump contesta

Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net lo 01/08/2016 

La coincidenza con match del campionato di football americano di due dei tre dibattiti in diretta tv tra i candidati alla Casa Bianca democratico e repubblicano non piace a Donald Trump, che la giudica “inaccettabile”.  Il pubblico del football è tendenzialmente considerato più favorevole a lui che a Hillary Clinton.

Come spesso capita, in quello che dice Trump c’è del vero, ma c’è anche di più. In un'intervista tv, il magnate ha affermato di avere ricevuto una lettera dalla Lega di football americano (Nfl), che lamentava la coincidenza tra gli eventi televisivi. Ma un portavoce dell'Nfl ha negato che la Lega abbia mai scritto tale lettera.

I dibatti in questione sono i primi due, fissati per il 26 settembre e per il 9 ottobre – il terzo dibattito sarà il 19 ottobre, mentre quello fra i candidati vice si svolgerà il 4 ottobre -. Il compito di scegliere e fissare le date dei dibattiti spetta a una commissione ‘ad hoc’, indipendente dai candidati: tutto avviene con largo anticipo, almeno un anno prima.

Si sono, dunque, aperti nel segno d’una polemica i cento giorni dall’Election Day, l’8 Novembre. Trump e Hillary non cesseranno un solo giorno di fare campagna e darsi contro l’un altro, anche se, almeno fino al Labour Day, il 5 settembre, l’attenzione dei media e il programma degli eventi saranno prevedibilmente meno intensi rispetto alla stagione delle primarie e delle convention.

La candidata democratica è partita per il suo ‘Clinton-Kaine bus tour’, iniziando da Pennsylvania e Ohio la conquista di quella classe lavoratrice bianca su cui l'avversario repubblicano riesce a fare più presa. Il ‘Clinton-Kaine bus tour’ rievoca il ‘Clinton-Gore bus tour’ del 1992, cui pure Hillary partecipò come aspirante first lady.

Il magnate e showman repubblicano ha già fissato diverse tappe e comizi in più parti dell’Unione e sarebbe determinato a giocare la ‘carta Pence’, ovvero a mandare il candidato vice Mike Pence - considerato una scelta solida e particolarmente apprezzata dai conservatori - a fare campagna dove il consenso della tradizionale base repubblicana scricchiola, a partire dall’Arizona. (fonti vv – gp)

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