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sabato 3 maggio 2014

Ucraina: Kiev rilancia offensiva contro filo-russi, ghirigori diplomatici

Scritto per Il Fatto Quotidiano dell0 03/05/2014

Ansiosa di riscatto, dopo l’offensiva da operetta ‘anti-terrorismo’ della settimana scorsa, e desiderosa di affermare un’autorità che all’Est non ha, Kiev lancia un’altra operazione militare contro uno dei bastioni dei separatisti filo-russi, Slavyansk. Risultato: sul terreno, vittime da entrambe le parti –i bilanci sono imprecisi-; sulla scene mediatica e diplomatica, una risposta dura della Russia, che si rivolge all’Onu,;denuncia la guerra intestina “contro il popolo ucraino” e chiede di sospendere “le operazioni punitive”; e –pare quasi una gag- chiede l’intervento dell’Osce, proprio l’organizzazione di cui i ribelli tengono sequestrati una dozzina d’osservatori da una settimana.

Scattata all’alba, subito cruenta, l’offensiva ucraina non ha l’efficacia d’una guerra lampo: se non si tramuta proprio in una beffa come la prima operazione ‘anti-terrorismo’, l’avanzata dei lealisti si arena alle porte di Slavyansk, dove la resistenza s’è organizzata e, addirittura, rinsaldata, capace –pare- di abbattere un elicottero. Truppe e milizie si fronteggiano, ciascuno tenendo le proprie posizioni, riferiscono giornalisti sul posto.

Secondo le autorità ucraine, l’esercito avrebbe preso il controllo di nove posti di blocco gestiti dagli insorti, spesso incontrando, intorno a Slaviansk, l’ostilità degli abitanti: “Tornatevene a casa”, l’invito rivolto alle truppe regolari. Kiev ammette due perdite e diversi feriti, ma sostiene di avere inflitto “pesanti perdite” ai suoi avversari –mancano, però, conferme-. Nell’epicento dello scontro, c’è nervosismo: ne fanno le spese tre troupes di giornalisti occidentali, fermati, malmenati, rilasciati.

Con la sua mossa, l’Ucraina spiazza la diplomazia internazionale, per la quale il venerdì 2 maggio poteva essere una giornata cruciale: un colloquio telefonico, l’ennesimo, tra Putin e la Merkel; un incontro a Washington tra Obama e la Merkel; e, a Varsavia, l’apertura dei colloqui sull’energia Ue-Ucraina-Russia.

Kiev esige che i terroristi filo-russi, come li definisce, liberino gli ostaggi, depongano le armi e sgomberino gli edifici che occupano, come previsto dagli accordi di Ginevra del 17 aprile. Ma, da quel giorno, la situazione sul terreno, dopo una breve stasi, s’è deteriorata, invece di migliorare. Il movimento filo-russo s’estende: una dozzina di città e cittadine sfuggono al controllo ucraino, a Odessa scontri fanno un morto di decine di feriti.

All’annuncio dell’operazione militare, la Russia reagisce parlando di “raid di rappresaglia”, che sono “il colpo di grazia” per le intese di Ginevra. Per il premier Medvedev, il ricorso alla forza, come già il ripristino della leva obbligatoria, “è segno dell’impotenza criminale” di chi gestisce il potere ia Kiev n attesa delle elezioni del 25 maggio.

Mosca sollecita una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, per altro rituale. Ma usa pure la leva dell’energia, facendo balenare a Varsavia l’ipotesi di un taglio delle consegne di gas all’Ucraina, se Kiev, entro la fine del mese, non ricomincerà a pagare.

A Washington, Obama e Merkel minacciano la Russia di ulteriori sanzioni –la cancelliera assicura che l’Ue è pronta a innescare la più volte evocata ‘fase 3’- e chiedono a Putin d’intervenire per la liberazione degli osservatori dell’Osce, fra cui quattro tedeschi.

Ma l’attacco dei ‘lealisti’ a Slavyansk può sortire l’effetto opposto: ritardare, cioè, il rilascio degli ostaggi, quando i negoziati erano “in una fase molto delicata” –parola del ministro degli esteri tedesco Steinmeier, dopo che il Cremlino ha inviato sul posto un emissario.

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