Scritto per Il Fatto Quotidiano del 10/05/2016
Le elezioni presidenziali austriache non hanno
ancora un vincitore, perché il candidato della destra xenofoba e populista
Norbert Hofer s’è imposto al primo turno, ma deve affrontare il ballottaggio.
Però, hanno già fatto una vittima di rango: il cancelliere Werner Faymann,
socialdemocratico, s’è dimesso ieri e sarà sostituito oggi dal suo attuale
vice, Reinhold Mitterlehner, un popolare. Faymann ha anche lasciato la guida
del partito, ammettendo di non averne più il sostegno: governo e partito “hanno
bisogno di una nuova partenza”, ha detto.
A Mitterlehner, 61 anni, il presidente della Repubblica
Heinz Fischer chiederà di portare a termine la legislatura: le prossime
elezioni politiche sono previste nel 2018. Intanto, i socialdemocratici si daranno
un nuovo leader: la scelta sarà fatta presto, in settimana, e sarà poi avallata
dal congresso del partito il 25 giugno.
Per cercare di recuperare il consenso perduto, il
partito potrebbe affidarsi al sindaco di Vienna, Michael Haeupl, capace l’anno
scorso di ottenere quasi il 40% dei consensi nella capitale, respingendo l’attacco
del Partito della Libertà. Haeupl, 66 anni, non è certo un volto nuovo – è
sindaco da oltre vent’anni -, ma ha un’immagine sorridente e rassicurante.
Socialdemocratici e popolari governano insieme, in
una ‘grande coalizione’, che, al primo turno delle presidenziali, ha ottenuto
poco più di un quinto dei consensi.
Il ballottaggio tra Hofer e il verde Alexander van
der Bellen si svolgerà domenica 22 maggio. Hofer considera l’uscita di scena di
Faymann un primo effetto positivo della sua affermazione: “Abbiamo già ottenuto
un risultato, senza neppure avere assunto l’incarico”, ha commentato un suo
portavoce.
Faymann è la prima vittima politica di rilievo
nazionale dell’avanzata in Europa dei partiti xenofobi e populisti e anti-Ue,
che hanno già ottenuto risultati importanti in Francia, in Germania, in Olanda
e altrove e che in Italia sono particolarmente aggressive. Commentando la
notizia, il premier Renzi ha detto che “se credi ai mostri, vince chi li crea”.
In Austria, la grande coalizione non ha saputo gestire
le apprensioni popolari davanti alla pressione dei migranti, alimentate dalla
propaganda del Partito della Libertà, creato da Joerg Heider, che, all’inizio
del XXI Secolo, lo portò anche al governo.
Cancelliere dal 2008, prima forte di una maggioranza
assoluta, poi costretto alla Grande Coalizione, Faymann, 56 anni, era già
criticato nel partito, specie da giovani e sindacati, per non avere risolto il
problema della disoccupazione.
Dopo che l’Austria aveva accolto l’anno scorso 90
mila richiedenti asilo, il cancelliere aveva ceduto alla pressioni dei popolari
e aveva scelto la politica della porta chiusa, cercando un coordinamento coi
Paesi balcanici. L’aumento dei respingimenti, e l’idea
d’una barriera anti-migranti al Brennero, al confine con l’Italia, lo hanno
ulteriormente isolato nel partito.
Faymann non intende però
lasciare la politica, ma guarda a un ruolo nell’Ue – non è chiaro quale,
essendo i posti assegnati fino al 2019 -: lo ha detto lui stesso al giornale
Tageszeitung, precisando però che “per due o tre mesi non farò proprio nulla e
mi riprenderò dallo stress”.
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