Scritto per Il Fatto Quotidiano del 20/09/2016
Lo hanno preso dopo una sparatoria, vivo: Ahmad Khan
Rahami, 28 anni, di origini afghane, ma naturalizzato americano, era ricercato
da alcune ore. Adesso, l’Fbi e la ‘task force’ anti-terrorismo sperano di sapere da lui se ha agito da solo
o se aveva dei complici – come appare più probabile -, quale è stato il suo
percorso di radicalizzazione integralista, come e da chi s’è procurato gli ordigni,
quali erano i suoi piani, se aveva contatti internazionali.
Nell’annunciare di essere sulle sue tracce, le forze
dell’ordine avevano avvertito che era armato e pericoloso. E Rahami, prima di
farsi prendere, ha sparato, ferendo leggermente un agente, mentre un altro s’è salvato
grazie al giubbotto anti-proiettile.
L’uomo, individuato dalle telecamere di sicurezza nell’area
di Chelsea, a Manhattan, dove c’è stata l’esplosione di sabato sera e dov’è
stato trovato un ordigno non deflagrato, era stato identificato grazie a un’impronta
digitale lasciata su una ‘bomba’ inesplosa. Gli inquirenti pensano che Rahami sia
collegato pure allo scoppio di sabato nel New Jersey e ai cinque ordigni
trovati domenica sera, ma considerano improbabile che abbia potuto fare tutto
da solo.
Questa volta, non saremmo di fronte a un lupo solitario, ma
una cellula terroristica potenzialmente tuttora attiva tra New York e New
Jersey. Un timore che mantiene alta la tensione nel Nord-Est dell’Unione, come
in tutti gli Usa. Se il presidente Obama fa i complimenti alle forze
dell’ordine perché hanno preso in fretta l’unico sospettato, il governatore
Cuomo non esita a evocare lo spettro di un complotto internazionale.
Per il momento, sembra essersi invece rivelata
inconsistente la pista dei cinque uomini fermati domenica a New York: viaggiavano a bordo di un Suv dentro il
quale c’erano armi, sulla Belt Parkaway, a sud di Brooklyn, vicino al ponte da
Verrazzano, che congiunge il New Jersey con Manhattan. Tutti e cinque sarebbero
della stessa famiglia e vivono a Elizabeth, ma nessuno è stato . incriminato. Non si sa neppure se la scritta trovata sul luogo
dell’esplosione, parte in inglese, parte in arabo, abbia avuto un qualche
rilievo nello sviluppo delle indagini.
Il livello di allarme s’era ulteriormente alzato domenica
sera, quando cinque ordigni esplosivi erano stati trovati in uno zaino vicino a
un ristorante nei pressi della stazione di Elizabeth nel New Jersey, non
lontana dall’aeroporto di Newark, una delle ‘porte d’accesso’ internazionali a
New York. L’Fbi provvedeva a una verifica tramite un robot, ma, durante
l’operazione, uno degli ordigni produceva una forte deflagrazione, senza
conseguenze perché il luogo era stato isolato.
Si indaga pure su possibili connessioni tra quanto avvenuto
nel Nord-Est e in Minnesota, dove l’azione dell’accoltellatore di origine
somala ucciso da un agente fuori servizio è stata rivendicata, o almeno
avallata, dal sedicente Stato islamico, che ha invece taciuto su New York e il
New Jersey. Un inquirente lo spiega così: “La mancata rivendicazione fa
guadagnare tempo alla cellula perché lascia gli inquirenti brancolare fra più
piste. Diverso il caso del Minnesota, perché lì l’azione s’è estinta con la
morte del soldato del Califfo ‘martire’”.
Da ieri, New York è teatro del maggior appuntamento annuale diplomatico: l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che vede l’arrivo di capi di Stato e di governo di tutto il Mondo – primo atto, un vertice sui migranti, presente il premier Matteo Renzi -. I dispositivi di sicurezza, che vengono sempre rafforzati per l’evento, sono stati dotati di mille uomini supplementari, dopo gli allarmi bomba del week-end. Anche se non v’è segno che Rahami, e i suoi eventuali complici, avessero lì loro obiettivi.
Da ieri, New York è teatro del maggior appuntamento annuale diplomatico: l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che vede l’arrivo di capi di Stato e di governo di tutto il Mondo – primo atto, un vertice sui migranti, presente il premier Matteo Renzi -. I dispositivi di sicurezza, che vengono sempre rafforzati per l’evento, sono stati dotati di mille uomini supplementari, dopo gli allarmi bomba del week-end. Anche se non v’è segno che Rahami, e i suoi eventuali complici, avessero lì loro obiettivi.
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