Scritto per Il Fatto Quotidiano del 26/05/2010
Caffè amaro, e naturalmente nero, alla Casa Bianca per Giorgio Napoletano: l’ordine del giorno dell’incontro con Barack Obama è difficile da mandare giù, a partire proprio dal “colpo di coda della crisi economica”, con le difficoltà dell’euro e dell’Ue. Se l’atmosfera a Washington è ottima, di amicizia e di rispetto, i temi caldi del dialogo tra i presidenti statunitense e italiano sono molti:
la questione mediorientale e la missione libanese; il fronte afgano che vede americani e italiani impegnati sul terreno insieme; il dossier iraniano e il disarmo nucleare. Tutti temi trattati anche nei colloqui del ministro degli esteri Franco Frattini con il segretario di Stato Hillary Clinton e l’inviato Usa per l’Afghanistan Richard Holbrooke.
Ma la convinzione di Napolitano è che il rapporto tra Stati Uniti e Italia è più forte delle difficoltà dell’attualità internazionale: “Nulla –dice-, neppure la globalizzazione può cancellare o indebolire il nostro forte legame, nulla può rompere le relazioni transatlantiche”. E aggiunge: "Sono qui per riaffermare il ruolo primario delle relazioni transatlantiche anche in un mondo in cui gli equilibri sono radicalmente cambiati e in cui il baricentro si va via via allontanando dall'Europa".
Il presidente scaccia il dubbio che con la globalizzazione “le relazioni fra Europa e Stati Uniti, o fra l'Italia, che non ha un miliardo e mezzo di abitanti, e gli Usa possano declinare”. Pensarlo è “sbagliato": "Gli Stati Uniti rimangono sempre il nostro più grande alleato. E, in questo rapporto, noi italiani abbiamo molte carte da giocare”. Napolitano vuole chiarire l'orientamento dell’Italia, che Governo e Parlamento stanno seguendo “in questo momento molto difficile per l'Europa".
Dell’euro e dell’Ue, di cui Obama vuole sapere, il presidente italiano ammette che “siamo a un punto molto critico”, perché “è stata messa in questione la sovranità della moneta unica”, ma aggiunge subito: “Non temo per il mantenimento dell’Unione, che non è costruzione così fragile da potere correre rischi mortali”. La crisi è l’occasione per fare quei passi avanti, verso un’integrazione più stretta, che non si era riusciti a fare prima”.
Sono parole che riflettono i molti ruoli del presidente Napolitano in questa visita: capo dello Stato italiano, ma anche ‘inviato dell’Europa’ alla Casa Bianca, con un’investitura diretta del presidente della Commissione europea Josè Manuel Durao Barroso, e amico e interlocutore dell’America che gode fiducia e credito. Il ‘percorso americano’ di Napolitano è lungo ormai 32 anni: iniziò nell’Italia del rapimento Moro e della lotta contro il terrorismo delle Br. Richard N. Gardner, ambasciatore degli Usa In Italia, ebbe con lui incontri segreti, a casa del presidente dell’Istituto Affari Internazionali Cesare Merlini. Passato l’esame, Napolitano fu il primo leader Pci a ottenere un visto d'ingresso negli Usa, proprio quando si accostava nello IAI all'idea europea, di cui ora è interprete presso Obama.
Oggi, prima di lasciare Washington, il presidente farà visita alla speaker della Camera Nancy Pelosi e pranzerà coi giudici della Corte Suprema. In serata, sarà a una cena di gala italo-americana.
mercoledì 26 maggio 2010
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