ONU: un mese dall’inizio dell’insurrezione al voto della risoluzione che autorizza l’uso della forza per proteggere i civili. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite batte tutti i suoi record, muovendosi con inedita celerità, malgrado riserve russe e cinesi; e vara pure sanzioni anti-regime. Poi, però, Ban Ki-moon e l’Organizzazione non hanno né il polso né il potere per imporre il rispetto dei limiti da loro tessi tracciati. Voto: 6-
NATO: all’opposto dell’Onu, l’Alleanza atlantica parte lenta e male, fra contrasti sull’assunzione del comando delle operazioni militari e divisioni tra chi ci sta (a bombardare) e chi no. Una volta lanciata la missione Unified Protector, però, la Nato mostra costanza ed efficacia e si prende pure spazi d’azione ben al di là del mandato dell’Onu. L’accelerazione dell’epilogo evita il rischio logoramento. Voto: 6+.
UE: va al traino degli eventi, invece di cercare di anticiparli e condizionarli. Vara sanzioni nella scia dell’Onu, riconosce il Cnt come interlocutore solo quando molti Paesi dell’Unione europea lo hanno già fatto, non mette neppure in piedi un’azione umanitaria efficacia. Chissà, magari riuscirà a essere protagonista della ricostruzione post-bellica, ma con quella ‘mammoletta’ di Lady Ashton di mezzo le premesse non sono incoraggianti. Voto: 5.
USA: Barack Obama vince una guerra che non combatte. Dopo una gragnola di missili Cruise e ondate di raid nelle prime ore, l’apparato militare degli Stati Uniti fa quasi da spettatore, limitandosi a offrire supporto all’azione degli alleati –due droni e qualche aereo cisterna-, mentre il Congresso borbotta perché il presidente lo coinvolge tardi e l’opinione pubblica se n’infischia (”Gheddafi?, chi è costui?”). Alla fine, i conti tornano. Voto: 7-
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