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giovedì 5 febbraio 2015

Is: reazioni dall'Islam, la scomunica dell'Imam, l'esultanza del ragazzino

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 05/02/2015

Su una piazza di una località non identificata, dove si proietta su un grande schermo l’esecuzione del pilota giordano Muath al-Kasassbeh, bruciato vivo dai miliziani jihadisti, un bambino parla: "Se fosse qui, mi piacerebbe bruciarlo con le mie mani. Voglio catturare i piloti e bruciarli".

Al Cairo, il Grande Sceicco dell’Università al-Azhar, Ahmed al-Tayeb, alta autorità sunnita, riverita nel mondo intero, esprime, in un comunicato, esprime rabbia profonda per l’uccisione del pilota e definisce gli integralisti "un gruppo satanico, terrorista": gli assassini meritano di essere "uccisi, crocifissi e di avere gli arti amputati". E’ un verso del Corano che indica la pena per chi "uccide sfrenatamente gli innocenti senza peccato": per l'Islam "solo Allah può punire con le fiamme".

Sono due facce delle reazioni islamiche alla barbara esecuzione del pilota giordano e al video che ne documenta l’atrocità: due facce opposte, entrambe da commentare con prudenza. L’attendibilità del filmato col bambino, intitolato "La gioia dei musulmani per il rogo del pilota giordano" e intercettato dal Site, che monitora le attività integraliste online, è da dimostrare: viene da Raqqa, città siriana, oggi nel Califfato, ed è una produzione dell’ufficio stampa delle milizie integraliste.

Come il video del 14 gennaio in cui un ragazzino di 10 anni impugnava una pistola e uccideva due ostaggi russi, accusati di spionaggio. Il ‘mini-killer’ aveva accanto un terrorista, barba lunga e kalashnikov. Nel nuovo video, il protagonista ha una tuta mimetica e un cappellino blu.

Propaganda e proselitismo. Tutti i presenti approvano l’esecuzione. "Bambini e donne innocenti -dice uno- sono arsi vivi e sepolti sotto le macerie dai raid" della coalizione internazionale: in un contrappasso, al-Kasassbeh è stato prima bruciato e poi sepolto sotto le macerie da un bulldozer.

Anche la fatwa emanata dal Grande Sceicco non è oro colato. L’autorità culturale e religiosa sunnita di al-Azhar è allineata al regime repressivo del generale al Sisi, che imprigiona i Fratelli Musulmani e li equipara a terroristi. Al-Tayeb invita la comunità internazionale a combattere contro "chi offende l'Islam e il profeta Maometto".

Certo, non soddisfa un sentimento di giustizia invocare ed applicare contro gli integralisti assassini la legge del taglione, come fa in sostanza la Giordania del re ‘americano Abdallah II , eseguendo senza troppi formalismi giuridici le condanne a morte dei terroristi iracheni Ziad al-Karbouli e Sajida al-Rishawi –una donna-.

In un crescendo di istigazione all'odio, gli jihadisti pubblicano le generalità di 60 "piloti giordani della coalizione crociata" internazionale a guida Usa impegnata nelle operazioni in Siria e in Iraq, mettendo una taglia su di essi: "100 dinari d'oro a chiunque uccida un pilota crociato".
In Giordania, la voglia di vendetta è alimentata dalla famiglia al Kassasbeh: Safi, il padre del pilota, la chiede espressamente, invitando le tribù giordane a fare fronte comune contro lo Stato islamico e chiedendo che la coalizione, cui Amman partecipa, "distrugga" gli jihadisti. A Karak, la città natale di Muath, manifestanti marciano chiedendo "vendetta" e gridando slogan di sostegno al re.
Anche l’organizzazione dei Fratelli Musulmani giordani, in contrasto con le autorità di Amman, condanna l’uccisione del pilota, ma chiede di uscire dalla coalizione, come avrebbero già fatto – scrive il NYT - gli Emirati Arabi Uniti, proprio dopo la cattura del pilota giordano.
Le reazioni ufficiali nel Mondo arabo sono spesso allineate. Quelle occidentali sono unanimi: sdegno e condanna. Il presidente egiziano al Sisi rinnova l’appoggio ad Amman nella lotta al terrorismo. Il Qatar, spesso accusato di avere contribuito al rafforzamento dell'Isis, s’unisce al coro. Gli Emirati definiscono lo Stato islamico "un male da eradicare senza ulteriori indugi". L'Unione degli ulema, vicina ai Fratelli musulmani, parla di un "crimine vile, che contrasta con la sharia".

La Siria, nel denunciare "l'efferata uccisione", chiede alla Giordania una maggiore collaborazione contro lo Stato islamico e il Fronte al Nusra, ramo siriano di al Qaeda. In Iraq, il predicatore sciita Moqtada al Sadr, le cui Brigate della Pace combattono sul terreno gli jihadisti, depreca il crimine, ma invita i paesi arabi a interrompere la collaborazione con gli occidentali. Fonti iraniane bollano l'uccisione del pilota come "disumana e anti islamica" ed esprimono vicinanza alla Giordania.

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