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venerdì 20 febbraio 2015

Ue/Grecia: intesa sul filo nell’ennesimo ‘D-Day’

Scritto su EurActiv.it e per Metro del 19/02/2015

L’Unione europea arriva all’ennesimo ‘D-Day’ della sua storia tutta intrisa di maratone negoziali e accordi in extremis in un clima d’incertezza: l’intesa tra la Grecia e gli altri 18 Paesi della zona euro può farsi, o può saltare. Ma, se salta, non crediate alle cassandre dello sfascio: la trattativa andrà comunque avanti, dopo qualche sceneggiata, perché, almeno fino al 28 febbraio, non c’è nessuna scadenza invalicabile.

Il fatto che il presidente Jeroen Dijsselbloem, un olandese, abbia convocato l’Eurogruppo per oggi alle 15.00 è di per sé buon segno: vuol dire che intravvede un accordo. La lettera con cui Atene chiede una proroga di sei mesi degli aiuti europei è giunta a Bruxelles: i ministri devono valutarla, l’Ue apre uno spiraglio, la Germania tiene la porta chiusa.
C’è un pizzico d’Italia nello sblocco dello stallo tra Ue e Grecia, che all’inizio della settimana pareva totale dopo il nulla di fatto all’Eurogruppo di lunedì: martedì sera, c’è stata una telefonata del premier Renzi al greco Tsipras, presente il ministro dell’Economia Padoan. Si ignora se vi sia un nesso di causa effetto, ma da quel momento dalle parole (grosse) dei giorni precedenti s’è passati ai passi concreti.
Mercoledì sera, una telefonata ‘pesante’ è arrivata dagli Stati Uniti al ministro delle finanze greco Varoufakis: il segretario al Bilancio Usa Jack Lew gli spiegava, se non fosse già chiaro, che, senza un’intesa con l’Ue e l’Fmi, "ci sarebbero immediate dure conseguenze per la Grecia".
E Atene, dopo avere fatto la voce grossa, avere detto “no ai ricatti” e avere respinto come “assurde e inaccettabili” le posizioni dei partner, s’è smossa, ribadendo, però, di non volere fare marcia indietro su "linee rosse" che considera non negoziabili. Una soluzione cosmetica bisognerà trovarla, così che Tsipras possa dire ai greci di avere spuntato qualcosa meglio del governo precedente.
Le istituzioni comunitarie e la Banca centrale europea paiono comprendere l’esigenza. Berlino ancora no: insiste per una resa senza condizioni. A rischio di mandare l’intesa a incagliarsi quando l’imboccatura del porto è in vista.

Che poi Atene un risultato lo ha già acquisito: non negozia più con la troika, bensì con le istituzioni finanziari internazionali competenti, cioè la Commissione, la Bce, l’Fmi. Le tre della troika. Ma è tutto diverso.

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