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domenica 1 febbraio 2015

Ue/Grecia: Tsipras fa il tour dell'Unione; e l’Italia va

Scritto per EurActiv.it lo 01/02/2015

L’Unione alla prova della Grecia: dopo avere ricevuto ad Atene i primi emissari delle Istituzioni europee, il premier Alexis Tsipras e il ministro dell’Economia Yanis Varoufakis vanno in missione nell’Ue. Varoufakis è stato oggi a Parigi, va a Londra, poi verrà a Roma, dove martedì ci sarà pure Tsipras. E, intanto, l’Italia pare fiduciosa che la ripresa sia prossima.

In attesa di incontrare Tsipras, iil leader della sinistra radicale che ha vinto le elezioni greche, i leader dei 28 si consultano fra loro. Oggi si sono parlati il premier italiano Matteo Renzi e la cancelliera tedesca Angela Merkel, mentre a Roma stanno giungendo messaggi di congratulazioni e auguri da tutti i leader dell’Ue e del Mondo per il presidente della Repubblica eletto Sergio Mattarella.

Tra massimalismo e prammatismo - I partner di Atene vogliono soprattutto capire, in questa fase, qual è l’atteggiamento greco, perché le dichiarazioni di Tsipras in questa fase sono spesso parse in bilico tra massimalismo e prammatismo. Più consequenziale il ministro Varoufakis: “l’austerità è negativa per tutta l’Europa”, non solo per la Grecia.




A Parigi, Varoufakis ha trovato echi concilianti sull’alleggerimento del debito, sulla permanenza di Atene nell’euro e sulla disponibilità della Francia a dare una mano. E un atteggiamento analogo dovrebbe riscontrare in Italia.

L’obiettivo della permanenza della Grecia nell’euro e –ovviamente- nell’Ue è condiviso dalla Germania, che è però contraria –emerge da dichiarazioni sia della Merkel che di Schaeuble- a un taglio del debito ed è disponibile a forme di solidarietà solo in presenza di riforme da parte di Atene.
Quanto alla Commissione europea, si vuole per il momento dialogante: “Troveremo una soluzione –ha assicurato il responsabile dell’Economia Pierre Moscovici. Ma Atene rispetti gli impegni”.

Posizioni articolate - Ed è su questo punto che manca finora chiarezza. Sabato, Tsipras ha detto: “Rispetteremo i nostri obblighi verso Bce e Fmi”. Ed è parso “fiducioso su un buon accordo tra la Grecia e l'Ue'. In precedenza aveva escluso “una rottura distruttiva sul debito”, dichiarandosi “pronto a negoziare”. Ma non tutte le dichiarazioni precedenti sue e di Varoufakis, uno che paragona l’economia Usa al Minotauro, andavano in questa direzione.

Tant’è vero che, dopo averlo incontrato, il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz ha detto: “Su molti punti non concordo con Tsipras … Con l’Ue, ci sarà un contrasto … I problemi sono sul risanamento dell’economia”. Jean Claude Juncker, il presidente della Commissione, afferma: “L’Ue rispetta il voto greco, ma Atene rispetti l’Unione. Cancellare il debito è escluso, altri Paesi non lo accetterebbero”.

La Germania in primo luogo. Nella settimana successiva al voto greco l’ha detto a chiare lettere: le difficoltà della Grecia nascono ad Atene e non a Berlino; la flessibilità va bene, ma nel rispetto delle regole, altrimenti viene meno la fiducia; discutiamo, ma osserviamo gli impegni.

Euforia italiana - La partita greca si gioca mentre gli indicatori economici in tutta l’Eurozona appaiono migliorare e mentre l’Italia pare colta da una sorta di euforia. L’Istat dice che si va verso la ripresa dell’attività economica e coglie segnali di recupero della domanda interna, anche se le condizioni del mercato del lavoro restano difficili –ma i dati più recenti segnalano una riduzione dei disoccupati e la creazione a dicembre di 109 mila posti.

Confindustria alza d’un botto le previsioni di crescita 2015 e 2016. BankItalia ritocca pure le previsioni di crescita, che erano dello 0,4% nel 2015 e del’1,2 nel 2016, e vede “segnali positivi” in Italia dopo gli interventi della Bce –per altro, solo annunciati-, ma insiste sulla necessità di abbattere gli ostacoli strutturali per tornare a una crescita sostenuta. L’Eurispes misura, tuttavia, una persistenza freddezza degli italiani verso l’euro: 4 su 10 penserebbero che sarebbe più utile uscirne e tornare alla lira.

In effetti, il crollo del prezzo del petrolio, l’indebolimento del dollaro e l’impegno al QE della Bce avallano la speranza che il 2015 sia l’anno spartiacque tra recessione e ripresa, almeno in Italia, perché in nessun altro Paese dell’Eurozona la crescita è stata ancora negativa nel 2014. Anche i dati che vengono da Stati Uniti e Giappone sono incoraggianti in tal senso.

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