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martedì 25 ottobre 2016

Usa 2016: Hillary, un nonno da 'E le stelle stanno a guardare'

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 10/10/2016

Due famiglie di immigrati, una in parte americana da quattro generazioni, l’altra da tre, una partita dall’Inghilterra mineraria, l’altra dalla Germania rurale: Hillary Rodham Clinton e Donald Trump, candidati 2020 alla Casa Bianca, non hanno il pedigree dei discendenti dai Padri Pellegrini, i mitici coloni puritani che sbarcarono dal Mayflower nel 1620 lungo la costa del Massachusetts e fondarono Plymouth, il più vecchio insediamento anglo-sassone degli Stati Uniti abitato continuativamente.

Verso la fine dal XIX Secolo, chi lasciava l’Inghilterra o la Germania per gli Stati Uniti non fuggiva più dalla fame, come poteva ancora essere per chi arrivava dall’Irlanda o dall’Italia, né si sottraeva alle persecuzioni, ma andava a cercare la fortuna, o l’avventura, o semplicemente libertà e una vita meno grama.

Nella famiglia di Hillary, c’è un’eco dei romanzi di Archibald Cronin, E le stelle stanno a guardare, soprattutto, ma anche La Cittadella, ambientati nell’Inghilterra mineraria e ormai industriale: Jonathan Rodham, minatore in una miniera di carbone, e Isabella Simpson Bell, bisnonni di Hillary, migrarono da East Kyo, nel villaggio di Oxhill, nella contea di Durham, a Scranton in Pennsylvania tra il 1881-82 e lì restarono. Loro non partirono alla conquista del West, che a quell’epoca era già largamente conquistato, né alla ricerca dell’oro, ma s’inserirono in una delle comunità protagoniste della rivoluzione industriale americana.

Loro figlio Hugh (1879-1965) era già nato quando loro arrivarono in America. Lui e sua moglie Hannah Jones (1882-1952) sono i nonni paterni di Hillary. Loro figlio Hugh Ellsworth Rodham (1911–1993) lavorava, sempre a Scranton, in un'industria tessile – la produzione manifatturiera prima della guerra era fiorente -. Sua moglie, Dorothy Emma Howell Rodham (1919-2011), era un’immigrata più recente: era nata in Galles e di lì era giunta in Pennsylvania con tutta la famiglia, minatori anch'essi. La conobbe in fabbrica: lui tentava di piazzare la sua merce, lei cercava lavoro.

Hugh e Dorothy sono i genitori di Hillary: la mamme faceva la casalinga, accudendo alla figlia nata nel 1947, ed ai fratelli minori Hugh (1950) e Tony (1954). Il matrimonio dei Rodham durò oltre mezzo secolo, dal 1942, quando si sposarono nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, alla morte di Hugh.

Dei suoi genitori e della sua famiglia, la prima donna candidata alla Casa Bianca, oggi ormai nonna di due nipotini, parla diffusamente nel suo libro biografico di 562 pagine Living History, che, pubblicato nel 2003, le fruttò otto milioni di dollari solo come anticipo e che nel giro di un mese vendette oltre un milione di copie. Hilary descrive la sua come una tipica famiglia “ del MidWest e della classe media”, gente che credeva nel lavorare sodo e non contava sui diritti acquisiti, che si dava sempre da fare e non stava a lamentarsi.

Il libro più recente Hard Choices, del 2014, è invece una ricostruzione dell’esperienza politica, specie come segretario di Stato, di Hillary: sicuramente scritto in proiezione Casa Bianca, il volume non lascia più spazio ai ricordi familiari.

Hugh Rodham sapeva farci, con i tessuti, sia a produrli che a venderli: lavorò per la Scranton Lace Company, un’azienda fiorente, la stessa dove aveva lavorato suo padre; poi, senza dirlo ai suoi, lasciò il posto e si mise in proprio. Gli affari non mandavano male, ma, quando scoppiò la guerra, lasciò il lavoro e s’arruolò in Marina: lo mandano alla Great Lake Naval Station in Illinois, non proprio in prima linea. Come sottocapo, deve istruire e formare i marinai destinati al Pacifico. Trova tempo per sposarsi con Dorothy e per progettare un nuovo futuro per la sua famiglia.

Così, concluso il conflitto, i Rodham muovono all’Ovest. In realtà, non vanno molto lontano: s’installano a Chicago, lui trova lavoro alla Rodrik Fabrics, un’azienda molto conosciuta; e più tardi apre una propria azienda che trova clienti negli uffici, gli hotel, i teatri, le compagnie aeree.

I Rodham non sono ricchi, ma stanno bene. Hugh, però, è roso dal tarlo della politica, che mescola con il senso degli affari: qualcosa che, insieme all’etica del lavoro, trasmette a sua figlia. Vuole farsi strada nel partito democratico del potente sindaco Richard J. Daley e, nel 1947, l’anno in cui nasce Hillary, si candida a un posto di assessore fra i democratici, ma come indipendente. Viene, però, sconfitto dal candidato democratico ‘ortodosso’.


Secondo alcuni suoi familiari, questo episodio è all’origine della forte avversione da quel momento sviluppata da Hugh nei confronti dei democratici: si schiera con i repubblicani, è ultra-conservatore, è persino fra i sostenitori più convinti nel 1964 della campagna presidenziale di Barry Goldwater, senatore dell’Arizona, dichiaratamente razzista, contrario alle norme anti-segregazione di JFK e Lyndon Johnson.

Spinta dal padre, Hillary lavorò come volontaria per la campagna di Goldwater, che portò a una delle più pesanti sconfitte presidenziali repubblicane: il senatore vinse in appena sei Stati del Sud, dove i neri non riuscivano a votare. Poco dopo, all'Università, in un ambiente più liberal, Hillary fece la propria conversione democratica.

Ma, neppure dopo il matrimonio della figlia con Bill Clinton, il padre di Hillary non abbandonò mai la speranza che il genero lasciasse i democratici e s’unisse ai repubblicani nella battaglia per ridurre la tassazione dei redditi da capitale. Prima di morire, fece in tempo a vedere Bill insediarsi come presidente e la figlia entrare da first lady alla Casa Bianca.

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