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domenica 21 febbraio 2016

Usa 2016: Bernie Sanders, il 'nonno' socialista che prende l'Europa a modello

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 21/02/2016

Bernie Sanders è il nonno socialista, e per di più ‘europeo’, che incuriosisce l’America: alla fine dell’estate, non lo conosceva (quasi) nessuno; adesso, almeno secondo i sondaggi conservatori, che lo spingono molto, uno su due sarebbe disposto a votare perché lui diventi il prossimo presidente degli Stati Uniti. A 75 anni, il senatore del Vermont profitta di una battuta a vuoto della sua rivale Hillary Clinton e della stanchezza dell’elettorato per i ‘soliti noti’: la fuga dai politici lo favorisce, anche se lui, in vita sua, ha sempre fatto il politico. La Fox News, la voce della destra, dà Sanders per la prima volta davanti all’ex first lady a livello nazionale.

"Quando parlo di socialismo democratico, non penso al Venezuela o a Cuba – dice in un colloquio con La Stampa -, ma alla Svezia o alla Danimarca. Quando dico che la sanità pubblica può essere gratuita per tutti, mi riferisco alla Gran Bretagna, che spende tre volte meno degli Usa eppure garantisce le cure a tutti i suoi malati. Quando insisto sull'università aperta a chiunque voglia frequentarla, ho in mente ciò che fate da anni in tutti i paesi europei. Anche nell'accoglienza siete più aperti".

Sanders parla di un'America con il volto dell'Europa, che lui conosce bene: un fratello maggiore, Larry, 80 anni, vive in Gran Bretagna, a Oxford, dove è stato docente universitario, fa il tifo per lui e lo paragona al nuovo leader dei laburisti Jeremy Corbyn – “troppo di sinistra” per i gusti di Renzi -. Nell’intervista a La Stampa, il senatore tocca proprio i tasti su cui il modello europeo è migliore di quello americano: la sanità, l’istruzione, la previdenza. In campagna elettorale, Hillary gli contesta che i suoi piani costano troppo e sono spesso approssimativi: “Potremmo offrire il college gratis a tutti con un investimento da 70 miliardi di dollari – calcola Sanders -: sono molti soldi, ma negli Usa ci sono miliardari che pagano meno tasse delle loro segretarie, e compagnie che non pagano nulla perché trasferiscono i ricavi all'estero. Sarebbe giusto riscuotere il loro equo contributo fiscale, e investirlo nel futuro dei nostri giovani".

... di qui in avanti, riprende il post 'Usa 2016' del 20/02 ...

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