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domenica 7 febbraio 2016

Usa 2016: Sanders, più Clark Kent che Superman, ma vola nei sondaggi

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 07/02/2016, ripreso da www.GpNewsUsa2016.eu

All’apparenza fisica, Bernie Sanders non ha nulla di Superman: è un Clark Kent con gli occhiali come da copione, canuto e un po’ avvizzito -ha 75 anni e si vedono tutti-. Ma se qualcuno ha bisogno d’aiuto, lui vola in suo soccorso: durante un comizio del New Hampshire, dove si vota martedì, un uomo sul palco s’accascia pesantemente al suolo, mentre il senatore parla del controllo delle armi (lui è contrario). Sanders sente il tonfo, si volta di scatto e lascia il podio avvicinandosi alla persona svenuta: chiama un dottore e riprende il discorso solo dopo essersi assicurato che l’uomo si sta riprendendo. Il video, molto cliccato, ha dato un’altra spinta alla popolarità dell’ometto del Vermont che sfida ‘la prima famiglia’ d’America e l’apparato democratico.

Non è la prima volta che accade in questa campagna. L’estate scorsa, a Las Vegas, la giornalista Andrea Mitchell rimase quasi schiacciata in una calca di reporter, in occasione del primo dibattito fra gli aspiranti alla nomination democratica. La donna lanciò un grido d’aiuto e Sanders si materializzò accanto a lei per proteggerla. E, ancora, proprio durante quel dibattito, ‘coprì le spalle’ alla sua rivale Hillary Clinton: alla domanda che pareva un assist sullo scandalo delle mail spedite dall’account privato quando lei era segretario di Stato, sbottò “Basta con queste quisquiglie, parliamo di cose che interessino gli americani”, il lavoro e l’economia – Hillary gli s’avvicinò e lo ringraziò -.

Adesso, c’è il rischio che gli tocchi l’impresa più difficile: volare in soccorso dei democratici, lui che si definisce socialista e che si presenta spesso come indipendente, se la candidatura di Hillary continuasse a zoppicare. Bisogna non sprecare “il dono divino” – la definizione è del vice di Obama Joe Biden - di Donald Trump e Ted Cruz, due candidati così iper-conservatori e populisti da parere quasi delle macchiette – sempre che i repubblicani non mandino in campo Marco Rubio, il senatore della Florida, meno personaggio, ma più temibile come avversario -.

Battuto in Iowa da Cruz e giù indebolito nei sondaggi, Trump ha ricevuto, oltre alla ‘benedizione’ di Biden, due voti inattesi: l’ex presidente democratico Jimmy Carter e lo stesso Sanders auspicano che sia lui, e non Cruz, il candidato repubblicano. Ma solo perché sarebbe più facile batterlo.

In questo momento, Sanders ha praticamente raggiunto Hillary nei sondaggi nazionali (e resta saldamente in testa di 20 punti nel New Hampshire, dove però gioca in casa). Un rilevamento Reuters/Ipsos dà l'ex segretario di Stato un vantaggio di tre punti sul senatore (48% contro 45%), cioè il minimo mai registrato, che statisticamente equivalente a un pareggio, considerato il margine d’errore molto elevato del sondaggio effettuato dopo le assemblee nello Iowa di lunedì scorso.

A rafforzare la posizione di Sanders, partito senza speranze di successo e ancora l’autunno scorso staccato di decine di punti a livello nazionale, c’è anche il rilevamento della Quinnipiac University, secondo cui Sanders oggi batterebbe Trump con 10 punti di margine e Cruz e Rubio con quattro, mentre Hillary batterebbe Trump di cinque punti, sarebbe pari con Cruz e addirittura perderebbe con Rubio di sette punti.

Sono indicazioni che, sommate a un successo nel Neh Hampshire, potrebbero trasformare Sanders da Clark Kent in Superman. Anche se i dati sono volatili e vanno presi con le molle. Certo, questo è una fase che per Hillary gira tutto storto: l’inchiesta sui fondi alla Fondazione Clinton, i sussulti nello scandalo delle mail, i risultati dello Iowa così così e i sondaggi non buoni. Persino la discesa in campo al suo fianco del marito ex presidente rischia di rivelarsi un boomerang: vecchie fiamme di ‘Bill il donnaiolo’, come Paula Jones, non perdono occasione per farsi un po’ di pubblicità rinvangando il passato.

Per Bernie, invece, gira tutto bene: la raccolta di fondi, la polemica con Wall Street (che fa l’errore di mostrarne paura), persino il passato in un kibbutz nel nord di Israele, tutto ne aumenta visibilità e credibilità. Finché dura.

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