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giovedì 19 marzo 2015

Tunisia: reazioni, il frasario istituzionale dell'Italia in prima linea

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 19/03/2015

Pare d’essere tornati agli anni delle litanie anti-terrorismo dopo gli attentati delle Brigate Rosse: quei riti lugubri del ‘sia fatta piena luce’, senza che nessuno avesse davvero idea di che cosa stesse succedendo e di come si potesse contrastare il proselitismo del terrore.

Non che adesso sia facile capire che cosa succede nel Nord Africa, anche dove le Primavere arabe parevano germogliare democrazia; non che fosse facile prevedere la vampata di morte in Tunisia. Ma il governo che da settimane si candida per guidare l’intervento dell’Occidente –quale?, non si sa- nella Libia in guerra reagisce balbettando alla strage di Tunisi.

E l’opposizione, specie quella di destra populista e venata di xenofobia e anti-islamismo, ripropone la risibile equivalenza tra terrorismo e immigrazione.

Certo, le parole sono sempre inadeguate, in questi casi. Quelle dagli Usa di Obama e di Kerry, che si rifugiano nella formula dell’impotenza lessicale ed esprimono la condanna “più forte possibile”; come quelle dell’Ue di Donald Tusk, condoglianze alle vittime, solidarietà alle famiglie. Che dice Federica Mogherini, Alto Rappresentante della politica estera e di sicurezza europea? Lei sbaglia comunicato e deve correggersi: non è magari colpa sua, ma l’episodio è imbarazzante. Lo vedremo.

Per una volta, e non è la prima, la diplomazia vaticana è un passo avanti, per fermezza e compostezza. Il Cardinale Parolin denuncia “l’atto inumano”, esprime “una condanna assoluta”.

In Italia, l’unità di crisi della Farnesina catalizza le informazioni sulla situazione dei connazionali, cerca di fare da filtro con le famiglie. La confusione è tanta. Il premier Renzi inanella frasi di circostanza, mentre snocciola in Parlamento le formulette della buona novella alla vigilia d’un Vertice europeo che vede l’Italia esclusa, su richiesta di Atene e condiscendenza di Bruxelles, dal ‘super-direttorio’ sulla Grecia: in Italia, “l’incantesimo s’è rotto”; in Europa, “s’è voltata pagina con un nuovo vocabolario”. Dell’attacco, parla di “attentato in luogo simbolico”, dice che i terroristi “uccidendo i moderati uccidono ciascuno di noi”.

Il ministro Gentiloni, sempre spaesato nel ruolo, prima s’affida a un tweett (“Vicini alla Tunisia paese di speranza e democrazia colpito al cuore. Cordoglio per le vittime, fermezza e vigilanza contro il terrorismo”), poi fa una conferenza stampa cui neppure l’ANSA riesce a dedicare più di tre righe: "La nostra reazione deve essere di fermezza e di vicinanza" alla Tunisia; "un attacco di questo genere non può che rafforzare la nostra determinazione contro la minaccia terroristica", la cui “gravità politica è evidente".

Potrebbe alzare il tono della reazione la Mogherini. Ma inciampa in un riferimento al sedicente Stato islamico, che prima viene additato a responsabile dell'attacco al museo del Bardo a Tunisi e poi sparisce dalla versione riveduta e corretta, dove si parla solo di "organizzazione terroristica" dietro l'attacco che "ancora una volta mette nel mirino Paesi e popoli del Mediterraneo". "L'Ue –assicura la Mogherini- è determinata a mobilitare tutti i suoi strumenti per sostenere la Tunisia”, che  "ha sicuramente ancora molti problemi, ma è un Paese che ha visto un ciclo elettorale compiersi in modo ordinato, ha una Costituzione molto avanzata, un ruolo molto vivo della società civile e riforme economiche che stanno andando avanti in modo positivo. Bisogna dimostrare che la strada è percorribile, che le giovani generazioni del mondo arabo hanno un futuro non legato a violenza e terrorismo".

Le responsabilità italiane nella Regione stanno per aumentare, con la monina dell’ambasciatore Fernando Gentilini a inviato speciale dell’Ue in Medio Oriente. Purché la politica non faccia mancare al valido diplomatico gli input giusti.

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