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domenica 8 marzo 2015

Usa: Selma; 50 anni dopo, la marcia non è finita


Scritto per il Fatto Quotidiano dello 08/03/2015

Nell’America che fa i conti coi fantasmi del suo passato e processa le sue paure, basta un botto poco prima del decollo dell’elicottero del presidente dal prato della Casa Bianca per risvegliare i timori mai sopiti di minacce terroristiche. Le forze dell’ordine bloccano a lungo la scena, pur se lo scoppio non è da attribuire a un attentato, ma all’esplosione accidentale di un carrettino per le vivande, forse un furgone bar. 

Il Secret Service, responsabile della sicurezza del presidente, chiude tutti gli accessi, finché Obama, con la moglie e le figlie, non parte per Selma, in Alabama, dove si celebra il 50° anniversario della marcia guidata da Martin Luther King, uno dei momenti salienti dell’affermazione dei diritti civili degli afro-americani –in particolare, allora, il diritto di voto-.

L’anniversario della marcia, riportata alla memoria degli americani dal film La strada per la libertà, candidato a molti Oscar e vincitore di uno, cade in un momento di fermenti razziali, mai spentisi dopo l’estate calda di Ferguson (Missouri) e tragicamente riaccesi da quanto avvenuto, l’altra notte, a Madison, la capitale del Wisconsin. 

Un poliziotto interviene per sedare una lite, ha una colluttazione con un ragazzo di colore di 19 anni sospettato di aggressione, ma disarmato, e gli spara, uccidendolo. Il capo della polizia ammette che Anthony Robinson non era armato: ci sarà “un'inchiesta approfondita”, come prevede la legge.

La missione a Selma dà l’occasione a Obama di riproporre l’attualità della questione razziale e pure la necessità di fare avanzare le nuove frontiere dei diritti civili, degli omosessuali e degli immigrati: "Selma non riguarda il passato, Selma è ora", avverte il presidente, denunciando  che "Ferguson non è un caso isolato". 

Mercoledì, era stato diffuso un rapporto sui comportamenti razzisti della polizia di quella cittadina: l’agente che uccise Michael Brown, 17 anni, ne esce indenne, ma il Dipartimento della Giustizia denuncia che i poliziotti della cittadina, per lo più bianchi, prendono di mira i neri e usano la forza in modo eccessivo, attaccando con cani e taser persone inermi.

Un sondaggio indica che per quattro americani su 10 le relazioni tra bianchi e neri sono peggiorate da quando il primo presidente afro-americano, s’è insediato alla Casa Bianca. Obama condanna gli abusi e dice: “Singoli individui o interi dipartimenti di polizia negli Usa possono non aver ricevuto la giusta formazione". 

La Bloody Sunday di Selma, dove la polizia represse brutalmente la marcia pacifica di 500 attivisti guidata dal già Nobel per la Pace, è celebrata in modo contraddittorio. Il ponte della marcia è tuttora intitolato a un generale e senatore confederato, Edmund Pettus, che, dopo la Guerra Civile, fu esponente di spicco del Ku Klux Klan. E, a un estremo, un cartellone inneggia proprio al fondatore del movimento razzista, Nathan Bedford Forrest, a 150 anni dalla battaglia di Selma - i Confederati vi furono sconfitti -. 

Ai presenti, Obama ricorda che "il movimento dei diritti civili non ha aperto la strada solo ai neri: non riguarda solo i neri, riguarda l'America". Ad ascoltarlo c’erano, fra gli altri, Lady Gaga, Bono e –un po’ fuori posto- il suo predecessore George W. Bush.

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