Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 12/04/2016
Le primarie nello Stato di New York, fra una
settimana, martedì 19 aprile, si annunciano sempre più nel segno dei
newyorchesi Donald Trump e Hillary Clinton: già avanti in tutti i sondaggi, i
due attuali battistrada nelle corse alla nomination sono ora dati ampiamente
favoriti da un rilevamento WSJ/Nbc/Marist. Salvo, naturalmente, gaffes o
incidenti di percorso: un esempio, i figli di Trump, forse distratti, non
potranno partecipare alla consultazione perché hanno dimenticato di registrarsi
nelle liste elettorali e i termini sono ormai scaduti.
Due suffragi perduti per il magnate dell’immobiliare che
ha il 54% delle preferenze repubblicane, contro il 21% del governatore dell’Ohio
John Kasich e il 18% del senatore del Texas Ted Cruz – New York è un suo tallone
d’Achille -. L’ex first lady ha il 55% delle intenzioni di voto democratiche,
contro il 41% del senatore del Vermont Bernie Sanders.
Lo showman repubblicano, che nei sondaggi nazionali
viene avvicinato, o addirittura sopravanzato, da Cruz, con margini al momento
inferiori a quelli d’errore dei rilevamenti, entrambi sempre sopra il 35 e
sempre sotto il 40%, ha ritoccato e rinforzato la scorsa settimana il proprio
staff, in funzione sia delle primarie di New York sia della prospettiva ormai
concreta d’una ‘convention aperta’. Così, Paul Manafort, un veterano del suo
team, ha acquisito maggior ruolo, mentre Corey Lewandowski, in difficoltà per
un procedimento per violenze intentatogli dopo i maltrattamenti a una
giornalista, resta un po’ defilato.
Nella campagna per New York, la Clinton, che ha dalla
sua il sindaco Bill de Blasio, punta forte sulla diversità, che è una nota
dominante della sua candidatura, non in funzione anti-Sanders, ma piuttosto in
funzione anti-Trump – lo showman continua a insistere sui muri anti –
immigrazione -. L’ex first lady ha lanciato un suo video in tal senso il mese
scorso, mentre il senatore del Vermont ha appena presentato il suo spot ‘Bolder’,
osare, dove esalta le sue radici newyorchesi – è nato a Brooklyn – e alcuni
temi del suo programma, salario minimo a 15 dollari, università pubblica
gratuita, riforma della giustizia, tutti valori – dice – “forgiati a New York”.
Intanto, il presidente Barack Obama s’è ancora una
volta schierato dalla parte di Hillary, almeno nella polemica sull’ ‘emailgate’,
cioè l’utilizzo della mail privata quand’era a capo del Dipartimento di Stato.
In un’intervista, Obama definisce “eccezionale” il lavoro dell’ex segretario di
Stato ed esclude che abbia mai messo a rischio la sicurezza nazionale, come
sostengono i suoi detrattori.
Le indagini sull’ ‘emailgate’ vanno comunque avanti e
il presidente assicura che “nessuno è sopra la legge”. Di Trump, Obama dice che
la gente non vuole idee “raffazzonate” e il segretario di Stato John Kerry
rileva che le “follie” dello showman imbarazzano gli Stati Uniti in sede
internazionale. Il vice-presidente Joe Biden dice che la Clinton e Sanders sono
entrambi “qualificati”; ma aggiunge di volere vedere una donna presidente,
aggiungendo che l’America “è pronta”.
La Clinton, invece, riceve meno aiuto dello sperato dal marito Bill, che si dà da fare – è stato per lei nel Wyoming, dove l’ex first lady non s’è fatta proprio vedere e ha perso -, ma è spesso contestato per il suo passato da presidente e anche da marito. Pure Trump cerca aiuto in famiglia, voto dei figli a parte: la moglie Melania, quando lo introduce sul palco dei comizi, dice che è “un leader forte” e “un uomo buono”. (fonti vv - gp)
La Clinton, invece, riceve meno aiuto dello sperato dal marito Bill, che si dà da fare – è stato per lei nel Wyoming, dove l’ex first lady non s’è fatta proprio vedere e ha perso -, ma è spesso contestato per il suo passato da presidente e anche da marito. Pure Trump cerca aiuto in famiglia, voto dei figli a parte: la moglie Melania, quando lo introduce sul palco dei comizi, dice che è “un leader forte” e “un uomo buono”. (fonti vv - gp)
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