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venerdì 3 gennaio 2014

Italia/Ue: Renzi/Letta, il 3% e gli altri vincoli economici

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 03/01/2014 e, in versione diversa, per EurActiv

In un'intervista, Matteo Renzi ha proposto che il Governo Letta sfondi il tetto del deficit di bilancio del 3% del Pil. L'idea fa discutere, in Italia e a Bruxelles. Vediamo quali sono i vincoli economici europei che l'Italia s'è impegnata a rispettare..

E chiariamo un equivoco. Sforare il 3% del deficit si può: uno Stato dell’Ue può decidere di non rispettare i vincoli economici europei che ha liberamente sottoscritto. E non c’è verso che la Commissione europea, né nessuna altra istituzione comunitaria, possa impedirglielo: Bruxelles potrà al massimo aprire procedure d’infrazione, comminare sanzioni, negare l’accesso ad alcuni vantaggi riservati ai paesi virtuosi.

Il limite del deficit di bilancio al 3% del Pil è, del resto, solo uno, anche se il più noto, dei vincoli economici europei. E, quest’anno, i vincoli dovrebbero aumentare coi contratti per la crescita e la competitività.  Vediamo di fare un quadro dell’esistente e di ciò che si prepara e delle scadenze che ci attendono: se s’ha da rinegoziare, meglio sapere che cosa.

Maastricht e l’euro - Il Trattato che preconizzava l’Unione economica e la moneta unica entrò in vigore il 1/1/1993. L’euro diventò la moneta unica nel 1999 e cominciò a circolare il 1° gennaio 2002. Oggi, c’è in 18 Stati Ue e in 4 micro-Stati inglobali nella zona euro (Città del Vaticano, San Marino, Monaco e Andorra), oltre che in Kosovo e nel Montenegro.

Patto di Stabilità e Crescita - In vigore dal 1° gennaio 1999, insieme all’euro, stabilisce i criteri che i paesi dell’euro devono rispettare,  cioè deficit non oltre il 3% del Pil e debito non oltre il 60% del Pil. Per chi è fuori da tutti e due i parametri scatta la procedura di deficit eccessivo.


L’Italia ne è da poco uscita, ma rischia di rientrarci, se il governo decidesse di sfondare il 3% o non riuscisse a restarci dentro. Non sempre, però, l’applicazione dei criteri è stata stretta come ora: tra il 2003 e il 2004, proprio la Germania e la Francia sforarono il 3% senza incorrere negli strali dell’Ue.

Sixpack - In vigore dal 13/12/2011: consiste di cinque regolamenti e una direttiva –donde il nome- che riguardano la sorveglianza di bilancio e gli squilibri macro-economici nella zona euro, nonché i requisiti che i bilanci nazionali devono rispettare. Si tratta di misure attuative del Patto di Stabilità, la cui necessità è stata avvertita solo con la crisi.


Semestre europeo (da non confondersi con il semestre di presidenza di turno del Consiglio dell’Ue, che dal 1° luglio toccherà all’Italia) -  Introdotto nel 2010-2011, prevede che Consiglio e
Parlamento a inizio anno indichino gli orientamenti di politica economica. I governi devono tenerne conto, nel presentare, entro il 30 aprile di ogni anno, le strategie di bilancio e per le riforme previste l’anno successivo. Tra maggio e giugno, la Commissione le valuta e ne formula sue indicazioni, che il Consiglio discute e trasforma in raccomandazioni agli Stati: l’iter, cioè, occupa tutto un semestre, donde il nome.

Patto di Bilancio (pure noto come Fiscal Compact) -  Il nome ufficiale è “Trattato su stabilità, coordinamento e governance”: in vigore dal 1° gennaio 2013, è un documento inter-governativo, non Ue, perché Gran Bretagna e Repubblica Ceca non vollero saperne. E’ il Trattato più discusso: prevede, fra l’altro, l’obbligo del pareggio di bilancio, un deficit “strutturale” massimo allo 0,5% del Pil, riduzione del debito del 5% annuo fino a raggiungere il 60% del Pil; emissione di titoli di debito coordinata con gli altri Paesi.

TwopackSono due regolamenti Ue limitati alla zona euro. In vigore dal 30 maggio 2013, prescrive che entro il 15 ottobre, prima della approvazione da parte del proprio Parlamento, i governi sottopongano alla Commissione una proposta di bilancio per l’anno seguente. L’Esecutivo formula, entro il 15 novembre, le proprie considerazioni non vincolanti. Solo allora il bilancio, eventualmente modificato in base ai suggerimenti di Bruxelles, va all’esame del Parlamento, che deve approvarla entro il 31 dicembre. L’iter è già stato seguito per la Legge di Stabilità.
Contratti per la crescita e la competitività – A tutto ciò, si stanno per aggiungere i partenariati, oppure contratti per la crescita e la competitività, un altro tassello della riforma della governance economica europea. Sono intese che l’Ue potrà siglare con singoli Stati membri, barattando deroghe agli obiettivi finanziari con la realizzazione di riforme strutturali. La Germania li ritiene uno strumento per incidere ancor più sulla politica economica degli altri Paesi e ci tiene molto. Il vertice di dicembre ha procrastinato la discussione di sei mesi: se ne parlerà a giugno 2014 e, poi, sotto la presidenza italiana, quando bisognerà pure completare l’iter dell’Unione bancaria.

Le scadenze – Semestre europeo di qui al 30 giugno e, poi, tra ottobre e dicembre, il twopack. E, inoltre, i lasciti della Legge di Stabilità, fondi europei, golden rule, spending review, tassazione sugli immobili, tobin tax, web tax, vendita delle spiagge: il 2014 sarà un anno di passione, l’ennesimo,  sul fronte europeo per le finanze pubbliche italiane.

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