Scritto per Il Fatto Quotidiano del 19/12/2014
Vattela a
prendere con i luoghi comuni, sullo zar e gli autocrati, se Putin stesso accusa
l’Occidente di voler “incatenare l’orso russo” e d’avere ordito in Ucraina un
golpe da “repubblica delle banane”. In una conferenza stampa alluvionale,
durata oltre tre ore, il presidente russo Vladimir Putin sparge retorica che
sollecita il nazionalismo, ma si sforza soprattutto di rassicurare i suoi
cittadini, che, spaventati dal calo dei prezzi del petrolio e soprattutto dalla
caduta del rublo, si precipitano a fare acquisti temendo un ritorno alla
stagione degli scaffali vuoti di sovietica memoria.
In realtà, le
rassicurazioni di Putin sono relative: l'economia
russa si riprenderà "entro due anni”, dice, senza però spiegare bene come.
Al posto di annunci, contro la peggiore crisi finanziaria russa del XXI Secolo,
previsioni vaghe e l’ammissione del sussistere di “fattori d’incertezza
numerosi”.
Sulla crisi ucraina, Putin resta
inflessibile, bollando come “imperialisti” gli occidentali che vogliono mettere
in riga i loro “vassalli”. E accusando Kiev di “spedizioni punitive” contro i
ribelli russofoni dell’Ucraina orientale.
E’ tempo di contraddizioni, nel Mondo. Un
anacronismo viene cancellato (il muro tra Usa e Cuba) e un altro viene
riproposto: la Guerra Fredda tra Mosca e Washington. Putin revoca un muro “virtuale”,
ma ammette che esso “comincia a essere costruito”. E, mentre il presidente
russo parla, l’Ue lo invita a un cambio di strategia “radicale” e annuncia una
raffica di sanzioni, bloccando tutti gli investimenti occidentali nella Crimea
annessa a marzo (e che Mosca giudica parte “inalienabile” della Russia).
Di fronte ai giornalisti, Putin è nervoso
e meno spigliato del solito: la crisi economica e le tensioni per l'Ucraina gli
pesano addosso: "Non sono tempi facili – ammette -, ma ne usciremo
rafforzati". Mercati e cambi gli credono solo in parte: il rublo resta
debole, la Borsa va su del 5%.
La metafora dell’orso, il simbolo della
Russia, torna più volte, per raccontare i tentativi dell'Occidente di mettere
Mosca sotto tutela. "A volte, penso
che l'orso dovrebbe starsene tranquillo a vivere di frutti di bosco e miele,
per essere lasciato in pace. Ma non è così, perché cercheranno sempre
d’incatenarlo e, messolo in catene, gli strapperanno denti e artigli e lo
imbalsameranno".
Anche
la crisi è innescata prima di tutto "da fattori esterni",
le sanzioni finanziarie euro-americane e la ‘guerra del petrolio’ intentata dai
Paesi dell’Opec, magari per conto terzi. Conti alla mano, Putin assicura che,
nonostante tutto, le entrate dello Stato saranno più alte delle spese e il Pil a
fine anno sarà cresciuto dello 0,6% (meglio che in Francia e in Italia, per
guardare nel piatto europeo).
Ma la crisi non è superata, anzi il peggio
deve ancora venire: "Gli sviluppi in prospettiva non sono favorevoli, dovremo
rivedere i nostri piani, dovremo tagliare un po' le spese”. Anche se “una
svolta positiva è inevitabile. La crescita globale continuerà e la nostra
economia rimbalzerà".
Putin difende la Banca centrale, che non è
la sola responsabile del crollo del rublo, e il governo: "Stanno prendendo
misure adeguate", anche se sui tempi e sulle scelte si può discutere. E ammette
che la Russia ha le sue responsabilità, non avendo profittato delle ‘vacche
grasse’ degli anni passati per diversificare la propria economia, che resta
dipendente dall'andamento dei prodotti energetici.
Vanno meglio gli affari di cuore che quelli di Stato. Putin si
dichiara “innamorato” - di chi, non lo dice - e aggiunge che i rapporti con
l’ex moglie Ludmilla sono “buoni”.
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