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martedì 14 aprile 2015

Armenia: genocidio; Turchia contro il Papa, e l'Italia lo lascia solo

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 14/04/2015 

L’Italia mette il dito negli ingranaggi della crisi diplomatica tra Santa Sede e Turchia. E ce lo lascia, troppo preoccupata di non dispiacere ai turchi, partner economici importanti e presto protagonisti dell’Expo 2015. Così si merita le rimostranze dell’Armenia, che quasi la sfida a esserci, il 24 aprile, alla commemorazione del centenario del massacro di un milione e mezzo di cristiani armeni. 

Le affermazioni di Papa Francesco sullo sterminio degli armeni tra 1915 e ‘17, definito domenica un "genocidio", durante una celebrazione in San Pietro, continua a suscitare polemiche. Convocato il nunzio apostolico Antonio Lucibello e richiamato per consultazioni l’ambasciatore in Vaticano, Ankara definisce le parole del pontefice “un’inaccettabile strumentalizzazione politica”.

Il premier Davutoglu insinua che il papa difende gli armeni perché argentino, leggasi filo-nazista. E il ministro degli Esteri Cavusoglu afferma che le parole del pontefice rivelano "una discriminazione dei musulmani e dei turchi di fronte ai cristiani". Secondo Cavusoglu, i massacri degli armeni sotto l'Impero ottomano non rientrano nella definizione di genocidio, ma furono effetto d’un conflitto in cui morirono anche musulmani. 

Papa Francesco, ieri, non ha ripetuto le sue parole, ma ha ricordato che "il cammino della Chiesa è quello della franchezza: dire le cose con libertà, senza timore", a costo di una frattura con Ankara proprio quando la Turchia è essenziale nella lotta al sedicente Califfato e alla minaccia jihadista che incombe anche sulle minoranze cristiane.

La diplomazia internazionale non è mai stata coraggiosa sul genocidio armeno, denunciato come tale dalla Francia e dal Parlamento europeo. Pilatescamente, la Commissione europea chiede che Turchia e Armenia imbocchino la strada delle riconciliazione.


Il ministro degli Esteri Gentiloni pattina: "La durezza dei toni turchi non è giustificata”, dice, anche perché “Giovanni Paolo II s’era già espresso così". Ma l'Italia, che “ha più volte espresso solidarietà e vicinanza al popolo armeno per la violenza e le sofferenze subite cento anni fa”, non riconosce giuridicamente il genocidio: “Invitiamo Turchia e Armenia, nostri amici, a dialogare".

Il sottosegretario Gozi con delega agli affari europei scivola, distingue la storia dalla politica e ‘scarica’ Francesco: "Non è mai opportuno che un governo prenda posizioni ufficiali su questo tema. Un governo non deve utilizzare la parola genocidio", dice in tv. "Con Ankara –prosegue- parliamo di democrazia, diritti umani e minoranze. Riteniamo che il dialogo e il negoziato servano a risolvere questi problemi e non il muro contro muro … Non esiste una lettura storica assoluta e la lettura della storia crea forti divisioni … Per chi fa politica è meglio guardare ai problemi di oggi … Nessun governo si esprime in maniera ufficiale: questo è compito degli storici”. Il coraggio della verità lo lasciamo al Papa.

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