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domenica 5 aprile 2015

Iran: nucleare; Obama commesso viaggiatore nel Congresso repubblicano

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 05/04/2015

Barack Obama non farà la fine di Willy Loman, il commesso viaggiatore del dramma più popolare di Arthur Miller, portato in teatro, al cinema e in tv in decine di prove d’attore: sulla scena, alla fine Willy, 63 anni, si suicida, perché la famiglia incassi il premio dell’assicurazione sulla vita che sottoscritta. Era tutto quel che valeva.

Obama non farà una fine così tragica, neppure traslando alla metafora politica: arriverà senza colpo ferire a fine mandato. Ma dopo il voto di mid-term del novembre scorso, perso dai democratici, sapeva che avrebbe vissuto da commesso viaggiatore i suoi ultimi due anni alla Casa Bianca: deve mediare e barattare su ogni dossier con il Congresso controllato all'opposizione repubblicana, se vuole ottenere qualche risultato e passare le consegne nel gennaio 2017 a un altro democratico.

Per Politico, il prossimo compito di Obama Loman è “vendere” l’intesa di Losanna sui programmi nucleari iraniani: al Congresso, ma anche all'opinione pubblica americana. Il presidente deve convincerla che l’alternativa all'accordo è la guerra e che limitarsi a chiedere all'Iran di capitolare, come gli suggerivano i repubblicani, è una battuta da talk show ma non è un’opzione negoziale.

Ieri, nel fervorino del sabato, Obama ha detto che l’intesa, quando sarà perfezionata, sarà storica; che fin quando non c’è accordo su tutto non c’è accordo su nulla (e, dunque, fino al 30 giugno nulla è definitivo); che i controlli previsti sono “senza precedenti”; e che, se l’Iran non stesse ai patti, “lo sapremo”. Ma David Kay, che fu l’ispettore in Iraq per l’Onu dopo la Guerra del Golfo nel 1991 e per gli Usa dopo l’invasione del 2003, lo smentisce su questo punto: “Se l’Iran imbroglierà, non abbiamo i mezzi per scoprirlo”.

E a Teheran la musica è ben diversa: primo, le sanzioni vanno tolte subito, non dopo le verifiche; secondo, la produzione petrolifera sarà riportata presto ai livelli pre-sanzioni, il che potrebbe significare un ulteriore ribasso dei costi energetici sui mercati mondiali. L’operazione ‘prezzi giù’ pilotata dai sauditi in funzione anti-russa, ma anche anti-americana, per rendere economicamente non competitivo lo shale gas, potrebbe diventare un boomerang.

Il presidente persuasore ha dovuto chiamare i sovrani delle monarchie sunnite del Golfo, tutti alleati degli Stati Uniti e tutti poco persuasi dell’intesa che rilancia, dopo oltre 30 anni, l’Iran sciita come interlocutore e partner dell’America fin qui “satana”. Più che di convincerli, si tratta di rabbonirli e rassicurarli. Proprio come con Israele.

Sul fronte militare, l’Amministrazione democratica non abbassa la guardia: lo scudo antimissile Nato resta; e il Pentagono porta avanti i test per una nuova super-bomba. Bracci di ferro che non intaccano i benefici di prestigio ricavati dalla trattativa di Losanna dai ministri degli esteri, l’iraniano Zarif e l’americano Kerry, divento un’ “arma di seduzione di massa”. Kerry potrebbe trarne la spinta per puntare alla nomination democratica a Usa 2016, lui contro Hillary Clinton, che fu al dipartimento di Stato prima di lui.

Nel dibattito politico, Obama può intrecciare gli argomenti: ha bisogno del sì del Senato per togliere le sanzioni all’Iran, come per confermare la fine dell’embargo verso Cuba –e la prossima settimana, al Vertice delle Americhe a Panama, ci sarà una “interazione” tra Obama e Raul Castro, ammettono fonti del Dipartimento di Stato. Ma, per l’Iran, deve pure ‘lavorarsi’ quei molti senatori democratici per cui il voto ebraico è essenziale: il senatore Schumer, di New York, ad esempio, ha annunciato che valuterà l’intesa con molta attenzione.

I temi su cui mediare non sono solo di politica estera. Sul fronte interno, Obama e l’opposizione duellano sulle riforme della sanità, che i repubblicani vogliono intaccare, e dell’immigrazione, temporaneamente bloccata da un giudice federale texano, che ha congelato i decreti presidenziali per regolarizzare circa 5 milioni di clandestini; e pure sull'energia –il presidente ha posto il veto all'autorizzazione del Congresso a un rafforzato oleodotto dal Canada al MidWest, il Keystone- e sulla spesa pubblica. Nella sua borsa, Obama Loman ha molte spazzole da piazzare.

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