Scritto per Metro dello 07/10/2015
Quando parti così favorito, hai solo da perderci: se vinci,
tutti lo sapevano già; se perdi, il tonfo fa notizia. E chi decide a Oslo ha
già dimostrato di amare le sorprese, sia premiando chi non t’aspetti – il
presidente Obama nel 2009, troppo presto per essere credibile- sia non
premiando chi t’aspetti –Malala nel 2013, poi ricompensata l’anno dopo-. E
l’imbarazzo della scelta non manca: in totale, sono arrivate al Comitato dei
Nobel 276 nominations, 227 per persone e 49 per organizzazioni.
Ma la cancelliera tedesca Angela Merkel è in pole position.
A Strasburgo, al Parlamento europeo, ieri pareva che il Nobel per la Pace 2016
sia una partita a due tra lei e Papa Francesco. Guarda caso,
due ospiti dell’Assemblea comunitaria: il Papa mesi fa, la Merkel oggi, con il
presidente francese François Hollande, per parlare di migranti.
Proprio l’apertura ai rifugiati, una svolta nell’atteggiamento
dell’Ue, potrebbe valere alla cancelliera il riconoscimento, anche se l’Unione
sull’immigrazione non ha dato molte prove di solidarietà e d’accoglienza: il
premio alla Merkel potrebbe sembrare una mano d’intonaco su un muro screpolato.
Invece, Papa Francesco di titoli di merito ne ha più d’uno, dalle esortazioni verso
i migranti al ruolo nella riappacificazione tra Stati Uniti e Cuba agli appelli
contro la pena di morte e le armi.
E se i migranti sono l’ago della bilancia, perché non
scegliere l'Alto Commissariato per i rifugiati delle Nazioni unite (UnHcr):
sarebbe un Nobel dai riflessi italiani poiché la presidente della Camera Laura
Boldrini è stata portavoce dell'organizzazione e un funzionario dell’Onu,
Filippo Grandi, potrebbe presto assumerne la guida.
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