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domenica 16 novembre 2014

G20: tutti contro Putin ...

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 16/11/2014

Prima, prende cappello per le critiche che i leader occidentali, specie gli anglosassoni, gli rivolgono sull’Ucraina e minaccia di andarsene. Poi, fa sapere che resterà fino alla fine. Vladimir Putin offre, al G20, un remake del ‘caso Giscard d’Estaing’: nel 1980, a un Vertice europeo in Lussemburgo, l’allora presidente francese, irritato dalla premier britannica Margaret Thatcher, che non la smetteva di ripetere ‘Voglio indietro i miei soldi’, ordinò teatralmente di fargli preparare l’auto perché intendeva andarsene. La vettura del presidente restò ferma, con il motore acceso, davanti all’ingresso del palazzo, finché i lavori non si conclusero senza che la Thatcher la spuntasse: Giscard vinse quel set, anche se, quattro anni dopo, il match fu della ‘Lady di Ferro’.

A Brisbane, dove il G20 si chiude oggi, non è chiaro chi sia il vincitore, in sostanza, E la partita dell’Ucraina è ancora aperta a tutti i risultati. Ma il presidente russo ha certamente avuto il massimo dell’attenzione mediatica, complice la precipitosità di alcune agenzie di stampa a darlo per partito. Irritato da Obama e dal canadese Harper, messo alle strette pure da altri, Putin ipotizza di piantare tutti in asso. Ma il portavoce del Cremlino, Peskov, mette uno stop alle illazioni: "Il presidente partirà quando tutti i lavori saranno terminati" (potrebbe saltare il pranzo di chiusura). Per Peskov, "di sanzioni si discute in tutti gli incontri bilaterali, ma nessuno mette pressioni". I russi, però, ripetono che le sanzioni rischiano di fare più male all’Ucraina e all’Ue che a loro stessi.

L’episodio, però, conferma che il G20 è stato precipitato in un clima di guerra fredda, nonostante la manfrina del chiamarsi per nome per sembrare amici: americani e britannici, australiani e canadesi moltiplicano le accuse alla Russia per la crisi ucraina. E l’atteggiamento di Putin la vigilia, sprezzante e aggressivo, non contribuisce certo a ridurre la tensione. “Minaccia per il mondo”, ricerca “della gloria dello zarismo perduta”, “aggressore di Paesi più piccoli”, gli interlocutori non ci vanno giù leggeri. Harper, incontrando Putin, lo apostrofa di brutto: “Le do la mano, ma ho una sola cosa da dirle, andatevene dall’Ucraina”. Da giorni, la Nato conferma che, come sostiene Kiev, la Russia avrebbe schierato uomini e mezzi nei territori controllati dai ribelli separatisti; Mosca lo nega aspramente.

Nella prima giornata del G20, conclusa da una cena di gala, Putin ha avuto diversi incontri, anche con leader europei, la Merkel, Hollande –non s’è parlato della consegna delle due navi da guerra della classe Mistral-, Cameron –obiettivo, mancato, migliorare i rapporti bilaterali-. La percezione dei colloqui cambia, a seconda che le fonti siano russe –più inclini a sdrammatizzare- o occidentali –più inclini a sottolineare la fermezza verso il Cremlino-.

Pure Renzi vede Putin, che lo invita a Mosca. Il premier ha scambi di battute con l’indiano Modi - sui marò, nulla di concreto – e con Obama. Ne esce la solita leggenda dell’asse su crescita e investimenti: Renzi fa l’avvocato del cambio di passo dell’Ue, lui che rappresenta l’unico Paese in recessione fra i 20 Grandi.

Il numero di Putin ha di fatto eclissato gli altri aspetti della prima giornata del Vertice, sul rilancio dell’economia, la lotta contro il riscaldamento globale e “l’eradicazione” di Ebola. Numerose, ma assolutamente pacifiche, le manifestazioni di protesta. E’ stato Obama a mettere il clima al centro del dibattito, ignorando le reticenze del presidente di turno, l’australiano Abbott: forte dell’accordo per la riduzione delle emissioni raggiunto in settimana con la Cina, ha sfidato a un analogo impegno gli altri leader. Europei e australiani vogliono parlare di crescita, mandare una ventata d’ottimismo che Obama mitiga: “Non aspettatevi che gli Usa si carichino sulle spalle l’economia mondiale”.

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