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sabato 3 dicembre 2011

Ue: crisi, la Merkel carica sull'Italia il peso dell'euro

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 04/12/2011

Angela Merkel carica sulle spalle dell’Italia il peso dell’Europa e mette pressione al professor Monti e ai suoi ministri: l’Italia, dice la cancelliera tedesca, parlando al Bundestag, è responsabile del futuro suo e di quello dell’euro. Molto, se non tutto, dipenderà dalle misure che il governo italiano varerà lunedì nel segno del rigore, della crescita e dell’equità.

I Grandi d’Europa alzano i toni, in vista di quelli che Mario Draghi, governatore della Banca centrale europea, ha definito, giovedì, di fronte al Parlamento europeo, “i dieci giorni decisivi per l’eurozona”. Il presidente francese Nicolas Sarkozy mette paura ai francesi, avvertendoli che l’Europa rischia di essere “spazzata via” e che bisogna “rifondarla”. E la Merkel rincara: l’Europa –dice- è seduta su una polveriera.

Per evitare che salti in aria, la strada da imboccare è quella di un’Unione fiscale, che integri l’Unione monetaria che c’è e quella economica appena sbozzata a livello di governance: Angela chiarisce che “la questione è sull’agenda”, sicuramente su quella franco-tedesca. Ci vuole, però, una riforma dei Trattatii, che la Merkel e Sarkozy prepareranno vedendosi tre volte in pochi giorni la prossima settimana: prima, al Parigi; poi, a Marsiglia, al congresso del Ppe; e, infine, al Vertice europeo di Bruxelles l’8 e 9 dicembre.

Ma il salvataggio dell’euro e l’approfondimento dell’integrazione hanno come presupposto che l’Italia faccia i suoi compiti. Draghi osserva che, finora, “dai cambi di governo” in Italia e in Grecia sono venuto “pochi risultati”. E’ il momento di fare sul serio. Alla Merkel, non fa eco Monti, impegnato a preparare le misure, ma il presidente Napolitano, nel giorno in cui il Censis traccia l’identikit di un Paese fragile e prigioniero della finanza, disorientato e quasi impaurito nella stretta tra spread e default.: in Italia, ammette Napolitano, ci sono ritardi strutturali e servono misure per conciliare il rigore con l’equità e promuovere la crescita.

Il discorso della Merkel dà una prospettiva al Vertice della prossima settimana e vuole anche scrollare di dosso alla Germania le accuse d’indecisione sulla via dell’Europa. Le borse e i mercati, che, però, sono banderuole che cambiano orientamento a ogni vento, reagiscono bene: tutte in crescita le europee e positiva in partenza pure Wall Street. Eppure, la cancelliera chiuda di nuovo la porta a interventi della Bce a favore degli Stati in difficoltà e pure agli ‘eurobond’, o come si vogliano chiamare ‘project bond’: inutile parlarne, dice, almeno per ora. Una volta stretti i vincoli dell’Unione economica e monetaria e fatta quella fiscale con regole rigide e da rispettare pena sanzioni, dando alle istituzioni comunitarie poteri d’intervento maggiori degli attuali–ma ci vorranno anni, avverte-, chissà…

Per il momento, però, la responsabilità dei bilanci resta nazionale e non c’è motivo di sondare con un referendum i tedeschi sulle modifiche al Trattato: uno shock che l’attuale eurozona, fragile e contrastata, non sarebbe probabilmente capace di affrontare. Poiché i leader dell’Ue non hanno la pozione magica anti-crisi, ci vorrà del tempo per rimettere l’Unione in sesto. E se i conti in ordine sono essenziali, metterli a posto comporta sacrifici e innesca, quindi, tensioni sociali: l’equità degli interventi può attenuarle, non eliminarle.

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