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mercoledì 23 ottobre 2013

Datagate: tempesta sull'Atlantico, o in un bicchier d'acqua

Scritto per il Fatto Quotidiano del 23/10/2013

‘Tempesta sull’Atlantico’: il bollettino del Datagate suona come una frase da romanzo dell’epoca dei piroscafi. Ma, senza mancare di rispetto all’Atlantico, che è un Signor Oceano, lo scandalo pare una tempesta in un bicchier d’acqua: una recita a beneficio della stampa. Ad alimentare la polemica, la seconda ondata di documenti di Le Monde: l’intelligence americana, oltre a essersi carpita 70 milioni di telefonate francesi in un solo mese, tra 2012 e 2013 –chissà quanti Auguri di Natale, lì dentro-, intercettava sistematicamente l’ambasciata di Francia a Washintgton e pure quella presso l’Onu a New York.

Sai la sorpresa!, ché, se la National Security Agency non l’avesse fatto, visto che spiava tutti e tutto, sì che ci sarebbe da porsi interrogativi. E se Parigi e Washington inscenano la loro baruffa, a Roma il presidente del Copasir Giacomo Stucchi annuncia “pressioni sul governo perché ci sia chiarezza”. L’occasione per farlo è già oggi: il sottosegretario Minniti farà un’audizione davanti al Comitato. Anche il garante della privacy Antonello Soru chiede al premier Letta che “il governo chiarisca”.

Il fatto è che, finora, sono usciti molti particolari sul comportamento disinvolto dell’Nsa verso Francia, Germania e pure Gran Bretagna, ma dell’Italia si sa poco, in attesa di una puntata ‘ad hoc’ delle rivelazioni con il contagocce del duo del Datagate Snowden la talpa e Assange il regista.

"Per ora – ammette Stucchi - siamo nel campo delle ipotesi. E negli Usa dicono che non tutto quello che sta rivelando Snowden è vero. E se “c'è l'obbligo di non gridare 'al lupo al lupo' quando il lupo non c'è”, c’è però anche la voglia di sapere quel che è successo: Minniti, forse, ne sa, qualcosa, ma bisogna vedere se avrà agio, e voglia, di raccontarlo.

Sul piano diplomatico, al telefono lunedì notte con Francois Hollande, Barack Obama ha insistito sulle distorsioni di almeno una parte delle indiscrezioni di stampa. Ieri a sorbirsi i rimbrotti francesi è stato il segretario di Stato John Kerry, ricevuto di buon mattino dal collega Laurent Fabius. Doveva essere un breakfast di lavoro sulla Siria, prima della riunione degli Amici a Londra; invece, s’è parlato quasi solo di Datagate. Dopo di che, Eliseo e Matignon iniziano a tirare il freno a mano, invitando a evitare l’escalation.

Fabius ha ridetto a Kerry che lo spionaggio degli Usa ai danni della Francia è "inaccettabile", rinnovando la richiesta di spiegazioni. In serata, il segretario di Stato Usa è arrivato a Roma, dove oggi parla di Iran con il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Prima, avrà un incontro con Letta: il Datagate salterà fuori pure lì. E Viviane Reding, responsabile della giustizia nell’Ue, propone che i leader dei 28 ne discutano al Vertice di Bruxelles domani e venerdì.

Tra i documenti di Snowden filtrati a Le Monde, c’è un rapporto top secret, una sorta di manuale degli agenti dell’Nsa datato 10 settembre 2010, con tecniche, codici e cifrari; e c’è la prova dell'esistenza del programma 'Genie', utilizzato per intercettazioni a distanza. L'ambasciata francese a Washington era Wabash, quella presso l’Onu Blackfoot, Highlands era il sistema per hackerare computer, Vagrant per captare i dati dagli schermi, Pbx per lo spionaggio telefonico.

A fare buon peso, ecco Glenn Greenwald, il giornalista che per primo, sul Guardian, il 5 giugno, divulgò i segreti di Snowden. Tutti i Paesi dell'America Latina, non solo Messico e Brasile, ed anche il Canada erano spiati dagli Usa: Greenwald promette di pubblicare i casi uno per uno.

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