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mercoledì 30 ottobre 2013

Pediatri, bambini, social media e notizie urlate: il troppo stroppia

Scritto per Media Duemila online il 30/10/2013

Ogni tanto, cioè –siamo onesti- spesso, la scienza ci viene in soccorso e ci apre squarci di luce dove vagolavamo nelle tenebre. Così le agenzie di stampa e i media, nazionali e internazionali, ci fanno sapere che l’American Academy of Pediatrics, in un documento presentato al congresso nazionale di Orlando, in Florida, lì dove c’è Disney World, ha accertato che i bambini e i teenagers vanno ‘messi a dieta’ di social media. Tra gli 8 e i 10 anni, spendono 8 ore al giorno su cellulari, computer e tv; da teenagers, arrivano a 11 ore al giorno: è troppo e, quando è troppo, stroppia.

Ci voleva proprio, perché noi, Nonni e/o Genitori che siamo, da soli non ci saremmo mai arrivati. Come, due generazioni or sono, ci volevano i guru dell’infanzia per accertare che un bambino che, al ritorno da scuola, s’incollava davanti alla tv dei ragazzi e lì restava fino a carosello, facendo merenda a televisore acceso e con uno stacco al più per la cena in famiglia, rischiava di subire conseguenze negative sul piano degli affetti, della socialità e magari pure dell’alimentazione, oltre che del rendimento scolastico, visto che gli mancava il tempo per fare i compiti e studiare le lezioni.

Lanciando l’allarme, i pediatri americani ci vanno giù pesanti: segno che, magari, i genitori spesso non percepiscono l’ovvio. Il documento pubblicato sull’edizione online della loro rivista, Pediatrics, include una guida dedicata alle famiglie e alle scuole per arginare la mancanza di regole a casa sull'uso dei social media nelle loro varie declinazioni: “Un approccio salutare da parte dei bambini potrebbe minimizzare i danni potenziali”, che sono obesità, aggressività e insonnia”; e, ancora, “genitori, educatori e pediatri possono migliorare la situazione, aiutando i ragazzi a fare buone scelte”.

Fortuna, ancora, che la scienza ci aiuta. Se no, mica ci sarebbe venuto in mente di dire al nipotino, o al figlio, di schiodarsi dal computer e di andare a farsi un giro per giocare al pallone con i compagni –ammesso che li trovi, perché staranno pure loro a farsi partite virtuali-… Che poi, la banalità innesca banalità. Ed ecco partire il controcanto di chi esalta i meriti di internet nel sollecitare l’intelligenza del ragazzo, la capacità di stabilire collegamenti, la possibilità di acquisire informazioni; e di chi depreca i danni di un culto ossessivo dell’esercizio fisico.

Perché siamo da punto a capo: il troppo stroppia . Se l’obiettivo è uno sviluppo armonico, otto ore di fila davanti al computer sono dannose come otto ore di fila sui libri o su un campetto di calcio, specie se ripetute giorno dopo giorno –che una volta si può anche fare-… Ad approfondire, si nota che la ‘dieta’ suggerita dai pediatri americani è, appunto, equilibrata: niente internet durante i pasti o poco prima di andare a dormire –per i piccoli, meglio una favola che un videogioco come viatico alla nanna- e limitazioni temporali che variano con l’età; e i genitori dovrebbero pure sorvegliare – ma chi non lo fa? - i siti frequentati dai figli, per evitarsi e soprattutto evitare loro brutte sorprese.

Insomma, i pediatri predicano l’acqua calda del buon senso. Male non fa. E i media la scambiano per una notizia. Accade spesso. 

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