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giovedì 17 ottobre 2013

Usa: evitato il default, compromesso di corto respiro

Appunti per Sbs il 17/10/2013 e Radio Anch'Io il 18/10/2013

E’ una soluzione che rivaluta i governi balneari della prima Repubblica, quelli di Giovanni Leone: e che ha consentito al premier italiano Enrico Letta di arrivare nello Studio Ovale della Casa Bianca quasi per tenere lezioni di economia, visto che l’Italia non è mai stata così vicina al default come gli Stati Uniti la scorsa notte.

Dopo due settimana abbondanti di shutdown, cioè di sospensione di molti servizi pubblici, causa casse vuote, il fallimento dell’Unione è stato evitato in extremis: prima il Senato e poi la Camera hanno approvato un’intesa di brevissimo respiro: l’Amministrazione federale riapre fino al 15 gennaio e il tetto del debito è stato innalzato fino al 7 febbraio.

Il presidente Obama s’è affrettato a firmare l’accordo che restituisce i servizi ai cittadini e ridà certezza di lavoro e di retribuzione a quei dipendenti pubblici che, dall'inizio di ottobre, vivevano nel limbo dell’incertezza.

Ma, sul piano sostanziale, nulla o quasi è cambiato rispetto a fine settembre: si sono solo guadagnati tre mesi, che dovrebbero servire a negoziare soluzioni più stabili. Ma c’è da scommettere che a metà gennaio ci si ritroverà in una situazione analoga e si intavolerà di nuovo un braccio di ferro politico tra l’Amministrazione democratica e l’opposizione repubblicana.

A meno che i repubblicani non traggano qualche lezione da questo confronto, che, alla fine, li vede divisi e sconfitti. Alla Camera, dove ha la maggioranza, l’opposizione s’è spaccata : 87 sì e 144 no fra i presenti, mentre i democratici sono stati compatti con il presidente.

Dunque, quasi tre settimane di ricatto politico, come l’ha definito Obama, con i repubblicani che tenevano in ostaggio la macchina federale, cercando di scardinare la riforma sanitaria da loro osteggiata, hanno danneggiato la fiducia dei cittadini nella politica, senza sortire risposte di fondo al problema del debito e della spesa pubblica.

Fra i repubblicani, il Tea Party oltranzista e populista non l’ha spuntata. Ma lo speaker della Camera John Boehner, incapace di tenere i suoi insieme, potrebbe dovere abbandonare, a questo punto, le sue aspirazioni presidenziali per il 2016, ammesso che ne abbia mai avute.

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