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mercoledì 30 ottobre 2013

Datagate: intelligence americana contrattacca, vi spiate voi per noi

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 30/10/2013

E’ partita la controffensiva americana. Contro gli alleati europei piagnoni e infidi. Ma anche contro il presidente Obama, che ha dato loro troppa corda. Keith Alexander, capo della Nsa, sbotta: "Non abbiamo raccolto noi le informazioni sui cittadini europei. Ci erano date dai nostri partner europei". E definisce totalmente infondate le accuse apparse sulla stampa europea: chi ha rubato i files e chi li ha pubblicati “non li ha capiti”. Traditore e pure tonto, la talpa Snowden.

In un’audizione al Congresso, Alexander è affiancato da James Clapper, capo della Dni, altra perla dell’intelligence statunitense: “Anche i nostri alleati europei spiano i leader e i servizi americani ... Tutti sapevano tutto e tutto era perfettamente legale”.

Lo dicevo ben io, che gli americani non potevano essere i (soli) cattivi di questa storia. E che, prima o poi, il Datagate sarebbe divenuto un garbuglio italico. Le due facili profezie s’avverano in 24 ore. E i servizi europei restano, almeno per una notte, in braghe di tela.

Il fuoco di sbarramento dell'intelligence pro-americana, che s’era finora limitato a ridimensionare scandalo e rivelazioni, parte dalla Russia: al vertice del G20 di San Pietroburgo in luglio, quello dove Putin e Obama litigarono di brutto sulla Siria, gli agenti segreti di Mosca cercarono di infilare dei ‘cavalli di troia’ elettronici nelle cartelle dei loro ospiti, chiavette Usb modificate per carpire informazioni.

Il Cremlino liquida la notizia come una ‘bufala’”per distogliere l'attenzione da un problema reale, cioè le attivita' di spionaggio americane che creano tensioni con l'Europa", commenta il portavoce Dmitry Peskov. Secondo alcuni quotidiani italiani, sarebbe stato il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy a insospettirsi e a consegnare il gadget ai funzionari della sicurezza che lo avrebbero affidato ai servizi segreti tedeschi.

Poi, le batterie difensive degli Stati Uniti entrano in azione a Washington: Dianne Feinstein, senatrice democratica di grande prestigio, presidente della commissione intelligence, ammette che spiare gli alleati è grave e che bisogna rivedere le procedure degli 007 americani, ma assicura che Obama era all’oscuro delle intercettazioni dei leader. Il presidente blocca le intercettazioni all’Onu, mentre il WSJ ‘assolve’ l’Nsa dai misfatti in Francia e Spagna: “lì, non opera”, scrive il quotidiano, preparando il terreno alla ‘bomba’ di Alexander.

In Italia, dopo le voci di 48 milioni di telefonate monitorate e di un coinvolgimento dei servizi, Enrico Letta dà disposizione di “fare chiarezza”: con questo obiettivo, dà mandato al sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all'intelligence, Marco Minniti, di convocare per domani, giovedì, il Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica (Cisr). All'ordine del giorno "questioni inerenti la sicurezza delle telecomunicazioni, alla luce del Datagate": c’è un problema, se i servizi collaboravano con gli americani all’insaputa dei politici; ma c’è pure un problema se non collaboravano e non hanno avuto sentore di quanto stava accadendo. “Zone d’ombra” che il premier giudica “inaccettabili”.

La mossa di Letta è una risposta alla caterva di indiscrezioni, da verificare, ma anche all’attivismo del Copasir, che la settimana scorsa aveva già ascoltato Minniti, senza ricavarne granché; che ieri ha sentito Giampiero Massolo; e che vuole ascoltare lo stesso Letta, forse la prossima settimana. Sull’agenda del Comitato, c’è pure Edward Snowden: una convocazione, se fosse fatta, velleitaria.

A San Macuto, Massolo, direttore del Dis, manifesta “piena adesione” all'iniziativa scaturita dal Vertice europeo per definire "regole future per la collaborazione con gli Stati Uniti", una sorta di ‘galateo dello spionaggio’ da rispettare, almeno fra amici e alleati. Sulla stessa linea, Minniti definisce “evidente” un problema “di rapporto tra Usa e Ue”.

Pure il ministro degli Esteri Emma Bonino chiede agli americani “chiarezza nei tempi più rapidi”. Obama dice che "tutto il sistema dell'intelligence statunitense e' sotto revisione" –lasciando insoddisfatti i responsabili della sicurezza-; e l'Ue vuole “regole condivise perché l'intelligence –parole di Minniti- non può essere una foresta in cui tutto è consentito" (ma in realtà film e libri così ci hanno abituato a concepirla).

Il gioco del domino delle rivelazioni, che ha già buttato giù tessere dalla Francia alla Germania, dalla Spagna all’Italia, tocca la Grecia. Qui, però, l’ex ministro degli esteri Theodoros Pangalos rivela a una radio che Atene in passato spiò l'ambasciata degli Usa con "grande successo".

Chi appare finora meno disposto a un colpo di spugna su quanto accaduto è il cancelliere tedesco Angela Merkel: le intercettazioni del suo cellulare di Angela Merkel potrebbero sfociare nell'espulsione dei diplomatici statunitensi coinvolti. Il ministro dell'Intern, Hans-Peter Friedrich dice a una tv che "i responsabili devono essere trovati e chiamati a risponderne" e, se sono diplomatici, “devono lasciare il Paese”. Una delegazione tedesca si recherà presto negli Stati Uniti per ottenere “nuovi elementi". Quella di deputati europei, a Washington da lunedì, non ha sortito grossi risultati.

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