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giovedì 31 ottobre 2013

Datagate: spiato (forse) pure il Papa, il caso s'allarga e s'annacqua

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 31/10/2013

Ci sarebbe pure il Papa fra i 35 leader di tutto il Mondo spiati dall’intelligence americana, all’insaputa o con la complicità dei servizi nazionali. L’illazione viene da Panorama, che lo scrive nel numero in edicola oggi, ipotizzando cimici fin nel Conclave. Secondo Wikileaks, il cardinale Bergoglio, l’attuale papa Francesco, era sotto ascolto fin dal 2005, cioè fin dall'elezione che lo vide secondo dietro Ratzinger, divenuto Benedetto XVI. I suoi attriti con la presidente argentina Kirchner lo avrebbero poi reso ancora più interessante agli 007 dell’Nsa statunitense.

La reazione del Vaticano alle affermazioni di Panorama è serafica. Padre Lombardi, il portavoce, dice: “Non ci risulta nulla in merito e in ogni caso non abbiamo alcuna inquietudine”, cioè non abbiamo nulla da nascondere.

Eppure, il settimanale è dettagliato, in alcune ‘rivelazioni’. Le telefonate ‘in and out’ dal Vaticano e quelle sulle utenze italiane di vescovi e cardinali, captate e tracciate dalla Nsa, venivano classificate secondo quattro categorie: Leadership Intentions, Threats to Financial System, Foreign Policy Objectives, Human Rights. C'è l’ipotesi che siano state intercettate pure chiamate relative alla scelta del nuovo presidente Ior, il tedesco von Freyberg, e persino quelle della Domus Paolo VI, dove, durante il Conclave, risiedevano il cardinal Bergoglio e altri prelati..

Le conversazioni ‘curiali’ intercettate farebbero parte di quei 46 milioni di chiamate ‘italiane’ monitorate in un solo mese a cavallo tra il 2012 e il 2013, secondo il sito Cryptom. Un dato mai confermato dai servizi italiani. Il presidente del Consiglio Letta riferirà alla Camera tra l’11 e il 15 novembre; prima, andrà al Copasir, probabilmente la prossima settimana.

Panorama cita un documento del 2010 dell’archivio della talpa del Datagate, Snowden, secondo cui a Roma esisteva, e forse esiste tuttora, una cellula dello ‘special collection service’: l’unità romana mista Nsa-Cia, in via Sallustiana 49, un annesso dell’ambasciata degli Usa, sarebbe una delle 79 che operano in tutto il Mondo, 19 in Europa. La Nsa analizzerebbe il traffico voci e dati, intercettando i cellulari dei leader e seguendo i flussi finanziari. La Cia prenderebbe, invece, contatto con gestori dei sistemi di comunicazione e amministratori di database.

Il tassello vaticano del mosaico Datagate arriva dopo che gli Usa avevano categoricamente smentito, martedì, le accuse d’intercettazioni in Europa, sostenendo che tutti i dati sono stati loro forniti dalle intelligence europee. Affermazione che, a sua volta, suscita imbarazzi e smentite. Secondo fonti di stampa, i servizi francesi, spagnoli e italiani collaboravano con quelli americani; i tedeschi, ieri ricevuti a Washington al Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, lo negano. Gli australiani, controcorrente, si arrogano un ruolo nell'imbroglio.

Si sgonfia, invece, la storia delle chiavette Usb che la Russia avrebbe regalato ai suoi ospiti al G20 di San Pietroburgo in luglio con intenti spionistici: quei gadget non costituiscono una minaccia, riconosce l’Ue. Il sospetto era venuto al presidente del Consiglio europeo Van Rompuy. Con una punta di sprezzo, il ministro degli esteri russo Lavrov commenta il bailamme: “Tutti sapevano o potevano immaginarselo”. La Cina ne approfitta per annunciare un rafforzamento delle misure di sicurezza, cioè un’intensificazione dello spionaggio. E il WP scrive, subito smentito, che l’Nsa spiava pure Google e Yahoo, che, secondo un’altra versione, sarebbero stati i suoi fornitori privilegiati.

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