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domenica 6 dicembre 2015

Siria: Usa e Russia insieme all'Onu contro chi traffica col Califfo

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 06/12/2015

Prove di dialogo all’Onu tra Usa e Russia: contro il Califfo e, obliquamente, almeno per i russi, contro la Turchia. Anzi, qualcosa di più che prove di dialogo: Washington e Mosca sono quasi d’accordo sul testo di una risoluzione che colpisca le finanze del sedicente Stato islamico – e, magari, metta a nudo i traffici di Ankara con gli jihadisti -. Lo scrive il New York Times e nessuno smentisce, né la Casa Bianca né il Cremlino. Il documento sarà discusso il 17 dicembre, al Palazzo di Vetro, in una riunione - senza precedenti - fra i ministri delle Finanze dei 15 Paesi del Consiglio di Sicurezza (presieduto, questo mese, dagli Stati Uniti).

Il testo che il ministro del Tesoro americano Jack Lew e i suoi colleghi dovrebbero approvare prevede sanzioni contro chi traffica con l’autoproclamato Califfato, comprandogli petrolio o rimpinguandone le casse con donazioni, senza contare che gli vende armi e tiene le frontiere aperte al viavai dei ‘foreign fighters’. Il provvedimento s’ispira a uno varato dall’Onu nel 1999, cioè dopo gli attacchi alle Ambasciate Usa di Nairobi e Dar es Salaam, per colpire le finanze di al Qaida e dell’allora suo capo Osama bin Laden – quella risoluzione non impedì gli attacchi all’America dell’11 Settembre 2001 -.

L’Onu ha già attivato strumenti per mettere il Califfo finanziariamente alle strette; ma sono blandi e inefficaci. Ora, la stretta sarebbe più decisa, grazie al coinvolgimento della Russia, scesa in campo in Siria contro l’Is – e a sostegno del regime di Assad -, attaccata dai terroristi che hanno fatto esplodere in volo un aereo civile sul Sinai il 31 ottobre, esasperata dall'abbattimento il 14 novembre di un caccia-bombardiere Sukoi ad opera di due F16 turchi.

Putin accusa Erdogan di proteggere l’Is: la sua famiglia farebbe affari con la cricca di al Baghdadi, da cui acquisterebbe greggio di contrabbando. E minacciato ritorsioni, come forme di embargo. Ankara replica:  “Troveremo nuovi mercati”; e ricorda che il 15% dei siriani vivono oggi accampati in Turchia. Quasi una minaccia di scatenare la potenziale bomba migratoria contro i partner europei che si sono appena impegnati a versare tre miliardi di euro alla Turchia perché se ne faccia carico.

L'ambasciatore russo all'Onu Vitaly Churkin spiega al NYT che le nuove misure dell’Onu devono prevedere l'obbligo di denunciare pubblicamente chi stia violando il divieto di fare affari o finanziare le milizie jihadiste. La nuova risoluzione consentirà di inasprire il contrasto ai terroristi, le cui fonti di ricavo sono note, ma non sono mai state ‘inaridite’. Anche perché, dicono funzionari dell’Onu, i meccanismi di foraggiamento del sedicente Stato islamico eludono i controlli e sono difficili da contestare.

Erdogan, nella Regione, si sta facendo più nemici che amici – ora, litiga pure con Baghdad -. E crea imbarazzi agli Usa e ai Paesi della Nato, ‘costretti’ dal patto d’Alleanza a sostenerlo, ma infastiditi e diffidenti. Ci si mette pure l’Iran, sostenendo, proprio come la Russia, di avere prove d’un traffico di petrolio tra l’Is e la Turchia.

L’ondata di attentati innescati dall’integralismo jihadista rafforza l’indignazione anti-Califfo e rende il clima nel Consiglio di sicurezza favorevole alla nuova risoluzione. L’allarme anti-attentati resta alto ovunque: l’Fbi segnala minace al consolato di Istanbul, mentre l’Is ribadisce la rivendicazione della strage di San Bernardino, promuovendo sul campo gli autori da “sostenitori” a “soldati” dell’integralismo. Il presidente Obama assicura che gli americani non si lasceranno spaventare e difenderanno la loro società aperta e libera.

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