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martedì 17 agosto 2010

Afghanistan: talebani chiedono inchiesta su civili uccisi

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 17/08/2010

Nel giorno in cui lapidano una coppia di innamorati, lei 23 anni, lui 28, perché adulteri, i talebani propongono una commissione d’inchiesta mista (Onu, Isaf e loro, con lo Stato afghano e l’Oci, la conferenza islamica ) sulle vittime civili di questa guerra. I talebani contestano i calcoli dell’Onu, secondo cui loro sono responsabili di tre quarti dei ‘collateral damages’ e le forze internazionali solo di un quarto.

La proposta dei talebani, considerata una provocazione, pare destinata a cadere nel vuoto. E, intanto, il comando Nato ammette di avere ucciso per errore giovedì scorso cinque civili nella provincia di Helmand. Truppe a terra, in difficoltà “per l’intenso fuoco degli insorti”, avevano chiesto supporto aereo. Il raid ha distrutto una casa di gente qualsiasi.

In Afghanistan, sono giorni d’ordinaria violenza. Domenica, alpini e genieri italiani hanno neutralizzato un ordigno che poteva fare vittime sulla strada tra Herat e Farah. E il pallottoliere della morte ha superato i 2.000 militari occidentali caduti dall’inizio del conflitto (434, oltre un quinto, solo quest’anno, che s’avvia a essere il più cruento).

La situazione è tale che il generale David Petraeus, comandante delle forze Usa e Isaf, comincia ad avere dubbi sulla possibilità di avviare il ritiro nel luglio 2011: “Non è un dogma scolpito nella pietra”, dice in un’intervista alla crema dei media americani. Mal gliene incoglie: la Casa Bianca lo fulmina. La data per l’inizio del ritiro “non è negoziabile”, dice il portavoce aggiunto Bill Burton (vero, chiosiamo, almeno fino alle elezioni di mirdterm del 2 novembre).

Come se le grane non bastassero, ci si mette pure il presidente afghano Hamid Karzai: dà gli otto giorni, anzi i quattro mesi, alle compagnie di sicurezza private che la fanno da padrone nel Paese, una cinquantina con 40 mila ‘gorilla’. Tutte fuori entro la fine dell’anno. Alla sicurezza, penseranno gli afghani: siamo, anzi sono, quei poveracci laggiù, a posto.

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