Scritto per Il Fatto Quotidiano del 29/08/2010
Di certo, non vedremo mai il presidente statunitense Barack Obama accanto al colonnello dittatore Muhammar Gheddafi sui passaporti libici, dove, invece, ci sarà la foto del presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi mentre stringe la mano al leader libico dopo avere firmato il Trattato d’Amicizia italo-libico il agosto 2008.
Eppure, il ministro degli esteri Franco Frattini bolla come “una sciocchezza colossale che non merita risposte” la tesi di chi nota che la politica estera italiana è tutta affidata ai rapporti personali di Mr B con alcuni dei leader meno presentabili di questa Terra, in primis Gheddafi e l’autocrate russo Vladimir Putin. Frattini dice: “Chi ci muove accuse del genere non sa di che cosa parla”.
Il ministro, a ogni occasione, ricorda che proprio gli Stati Uniti ‘aprirono’ alla Libia di Gheddafi, quando, nel 2003, il colonnello rinunciò ai suoi programmi nucleari militari, che, del resto, probabilmente non aveva. Con quel gesto, che suonò clamoroso, Gheddafi allontanò da sé e dalla Libia il rischio di fare la fine di Saddam e dell’Iraq, che l’Amministrazione Bush ed i suoi alleati, fra cui l’Italia già allora di Mr B, avevano appena ‘castigato’ per una colpa non commessa, l’avere armi di distruzione di massa. La Libia uscì d’incanto dalla lista degli Stati Canaglia e non si ritrovò mai sull’asse del male del presidente Bush e neppure fra gli ‘avamposti della dittatura’ del segretario di Stato Condoleezza Rice.
Però, gli Stati Uniti non hanno mai abbassato del tutto la guardia verso la Libia e hanno fatto capire, a più riprese, di non apprezzare l’indiscriminata amicizia a tutto campo tra Berlusconi e Gheddafi. La diffidenza di fondo dell’America per il colonnello non è mai stata superata. Quand’è stato a New York per eventi Onu, il leader libico non ha certo potuto permettersi le stravaganze che gli sono concesse a Roma, a partire dalla tenda.
Per molti anni, Washington rimproverò alla Libia l’appoggio al terrorismo internazionale e, il 14 aprile 1986, giunse a bombardare Tripoli e Bengasi –morì, fra gli altri, una figlia adottiva di Gheddafi-, dopo che agenti libici avevano compiuto un attentato contro una discoteca di Berlino frequentata da militari americani.
Gli Usa ritirarono l’ambasciatore da Tripoli nel 1972, tre anni dopo l’ascesa al potere di Gheddafi, e chiusero definitivamente l’ambasciata nel 1979, dopo che, il 2 dicembre, una folla aveva attaccato e incendiato la sede diplomatica. La ripresa di relazioni diplomatiche dirette risale all’8 febbraio 2004 e fu completata due anni dopo, il 31 maggio 2006.
Ma le connivenze tra Libia e terrorismo non sono dimenticate. Il 20 agosto, nel primo anniversario del rilascio, da parte scozzese, dell’agente libico Abdel Basset Mohamed al-Megrahi, uno dei ‘bombaroli’ di Lockerbie, l’attuale segretario di Stato Hillary Rodham Clinton ribadiva con forza la richiesta che il terrorista, condannato all’ergastolo per la morte di 270 persone sul volo Pan AM 103, esploso nel cielo di Scozia il 21 dicembre 1988, sconti tutta la pena, mentre i libici, al ritorno in patria, l’hanno accolto come un eroe.
Eppure, Gheddafi ha spesso ‘strizzato l’occhio’ al presidente Obama, apprezzandone la scelta di un mondo senza armi nucleari e dicendo che ''non ha ancora fatto errori'' -intervista a Der Spiegel del 2 maggio-. Ma il colonnello chiede pure a Washington di cambiare politica mediorientale e, dopo il cruento abbordaggio israeliano del 1.o giugno contro militanti filo-palestinesi che portavano aiuti a Gaza via mare, Gheddafi ha mandato a Barack un telegramma: ''l'onere di questo crimine odioso e' sugli Stati Uniti che finanziano e proteggono con la Sesta Flotta Israele, dimenticando il dramma dei palestinesi''.
Al di là delle schermaglie diplomatiche, quello che gli americani proprio non accettano della Libia è il mancato rispetto dei diritti umani. Quando Tripoli fu eletta nel Consiglio Onu dei diritti umani, a maggio, organizzazioni non governative come UN Watch e Freedom House, protestarono di brutto. Hillel Neuer, responsabile di UN Watch, disse: ''Scegliere Gheddafi il dittatore per giudicare altri sui diritti umani è una barzelletta''. E averlo come migliore amico?
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento