Scritto per Il Fatto Quotidiano del 05/08/2010
Qualcosa, ad Hamedan, e" certo accaduto, ieri, al passaggio dell'auto su cui viaggiava il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad.: il lancio di una bomba a mano, come ha indicato dopo molte incertezze l'agenzia iraniana filogovernativa Fars, salvo poi rimangiarsi la versione, oppure lo scoppio di petardi in segno di giubilo con conseguente parapiglia. Di certo, Ahmadinejad e' rimasto illeso, in quello che forse era un attentato contro di lui. Secondo la ricostruzione fatta dal quotidiano al Khabar, una persona, subito arrestata, ha lanciato una granata contro il convoglio presidenziale, mancando pero' l'auto del presidente di un centinaio di metri e colpendo un minibus stampa. Nel seguito ufficiale, vi sono, o vi sarebbero, stati alcuni feriti, fra cui dei giornalisti.
Le versioni sono diverse, contrastanti, a cominciare dalla natura dell'ordigno, che sarebbe "artigianale" (ma fatto per uccidere?, o per fare festa?), e dal numero dei feriti e degli arrestati. Tutte le fonti, pero', concordano sul fatto che vi sia stata un'esplosione.
Le prime notizie sono venute da ambienti conservatori, vicini al presidente del Parlamento Ali Larijani. Nessuno ha finora rivendicato l'accaduto. Anzi, i Mujaheddin del Popolo, la principale organizzazione di lotta armata contro il regime iraniano, chiamati in causa da più parti, hanno recisamente smentito.
Ahmadinejad era appena arrivato ad Hamedan, circa 350 km a ovest di Teheran, per una visita di due giorni, proseguita poi secondo programma. L'episodio e' avvenuto lungo la strada dall'aeroporto allo stadio dove il presidente ha poi tenuto, come previsto, un discorso in cui s'e' scagliato contro Israele, addossandogli la responsabilita' dell'aumento di tensione letale, martedì', al confine con il Libano..
La tv ha regolarmente diffuso l'intervento, senza fare cenno a quanto accaduto: Ahmadinejad e' parso non turbato ed ha parlato per oltre un'ora. Ai Paesi arabi, il presidente ha chiesto di non negoziare con Israele, perche' -ha affermato- "non si puo' arrivare alla pace" trattando con "il regime sionista che e' prossimo a scomparire". Ma, curiosamente, non ha ripreso le accuse mosse lunedì agli "stupidi sionisti" che avrebbero "assoldato mercenari" per ucciderlo.
La provincia di Hamedan non e' teatro di particolari tensioni etniche e/o religiose, come ve ne sono, invece, in altre aree popolate da forti minoranze sunnite di etnia diversa da quella persiana. Il mese scorso, 28 fedeli erano stati uccisi in una moschea sciita da bombe sunnite.
La notizia del presunto fallito attentato e' oggetto d'analisi e commenti nel Medio Oriente e ovunque nel Mondo. Israele e', a dir poco, prudente, se non scettico. Il ministro degli esteri italiano Franco Frattini parla di "atto gravissimo": "Mi auguro che non se ne traggano conseguenze che potrebbero infiammare non solo l'Iran, ma l'intera Regione", in un momento in cui il Medio Oriente rischia d'essere teatro di una fiammata di violenza e le relazioni dell'Iran con i suoi interlocutori internazionali sono particolarmente tese. "Certo -aggiunge il ministro - e' un fatto che non contribuisce alla serenita' nel Grande Medio Oriente".
Prima ufficialmente smentito, poi confermato, la notizia dell'attentato, se vera, puo' testimoniare un deterioramento dei fermenti politici iraniani, a oltre un anno dalle contestatissime elezioni presidenziali del giugno 2009. Ma, vera o meno, il regime puo' cercare di sfruttarla per coagulare il consenso intorno al presidente, mentre s'inasprisce il confronto con gli Stati Uniti e le grandi potenze sui programmi nucleari potenzialmente militari di un Paese che non ha certo sete d'energia (e' il 5o esportatore di petrolio al Mondo). I mercati del greggio hanno solo sussultato alle voci d'attentato.
Teheran e' stata colpita da pesanti sanzioni Onu, Usa e Ue, ma il regime, contestato all'interno sia dai conservatori che dai riformisti, non ha ceduto d'un passo alle pressioni internazionali. Ahmadinejad cerca di alzare il confronto e sfida a un dibattito tv Barack Obama, ma non sa placare le proteste nella capitale di chi chiede più liberta e maggiore rispetto dei diritti umani: anche ieri ci sono stati tafferugli quando la polizia ha bruscamente disperso una manifestazione di familiari di detenuti.
giovedì 5 agosto 2010
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