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mercoledì 31 luglio 2013

Italia/Ue: Sannino a EurActiv; L'Europa chiama, l'Italia risponde

Scritto per EurActiv il 30/07/2013

"C’è in Europa una forte richiesta d’Italia". E’ questa la convinzione dell’ambasciatore Stefano Sannino, dal 1° luglio rappresentante permanente del nostro Paese presso l’Ue. Nel contesto attuale, dove un Paese, la Germania, pesa più degli altri, "un’Italia più stabile, più credibile, che fa le cose che s’è impegnata a fare piace a tutti, anche ai tedeschi, perché facilita la ricerca di un bilanciamento nel Consiglio dei Ministri dell’Unione".  C’è, dunque, "voglia di credere" a questa Italia e, di conseguenza, "apertura di credito".
Ma, se l’Europa chiama, l’Italia risponde? “Certamente”, testimonia l’ambasciatore: “c’è un impegno corale del Governo italiano. Tutti i nostri ministri sono presenti alle riunioni a Bruxelles, intervengono nei dibattiti, portano idee”. Ma è importante che questo sforzo possa essere sostenuto nel tempo: “Dobbiamo mettere a frutto l’apertura di credito di cui godiamo, continuare a dimostrare solidità e affidabilità”.
Nuovo nel ruolo, ma con una lunga esperienza europea  -da ultimo, come direttore generale per l’Allargamento della Commissione europea- l’ambasciatore Sannino prevede che la ripresa europea, dopo la pausa estiva, sarà in due tempi. E spiega: “Ci sarà, prima, una ripresa stagionale; poi una ripresa politica”. Il mese di settembre servirà all'ulteriore messa a punto dei dossier a livello tecnico e diplomatico: bisognerà “usare il tempo in maniera intelligente, lavorare su quel che si può fare”. Invece, “sul grosso dossier dell’autunno, l’Unione bancaria, con il nuovo meccanismo unico di risoluzione delle crisi degli istituti di credito, sarà determinante un ulteriore impulso politico, probabilmente a livello dei capi di Stato e di Governo”. L’ambasciatore non lo dice, ma in molti ritengono che una spinta decisiva al dossier sarà impressa quando il nuovo quadro politico tedesco sarà chiaro. “L’Unione bancaria verrà nuovamente in primo piano già in occasione del Consiglio europeo di ottobre, mentre i lavori dei ministri delle Finanze nella filiera Ecofin procederanno in parallelo, probabilmente fino alla fine dell’anno”.
Quanto ai Vertici tematici previsti quest’anno, sull'Agenda digitale, o sulla Difesa europea, così com'è stato per quello sull'Energia, “essi servono a impostare la discussione su un problema, ma bisogna poi tradurre le idee in progetti concreti. Li prepareremo sulla base delle comunicazioni della Commissione”.
L’agenda d’autunno prevede anche, ricorda l’ambasciatore, la messa in pratica delle decisioni sulla crescita e l’occupazione, specie giovanile, del Consiglio europeo di fine giugno, la necessità di sbloccare i prestiti della Bei per le Pmi, e la finalizzazione del bilancio pluriennale Ue 2014/2020, portando a termine un delicato negoziato con il Parlamento europeo. “Non mi aspetto grandi variazioni sulle cifre, ma ci sarà piuttosto da lavorare sull'ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse, perseguendo obiettivi più qualitativi che quantitativi”.
Per quanto riguarda le priorità dell’Italia, “i temi di fondo restano crescita e occupazione giovanile”. Poi, “dobbiamo ulteriormente migliorare la nostra capacità di assorbimento dei fondi strutturali e consolidare la performance sulle procedure d’infrazione. E’ in atto uno sforzo collettivo, frutto di una presa di coscienza generale: del Governo, del Parlamento, delle Regioni, delle autonomie locali”.
Da una parte, ricorda l’ambasciatore, bisogna mantenere accesa la fiaccola degli ideali europeisti, con uno slancio verso l’obiettivo degli Stati Uniti d’Europa; dall'altra, rispettare i nostri impegni in materia di bilancio “con l’Italia ormai riammessa al club dei Paesi virtuosi dell’Eurozona, grazie alla determinazione del Governo ed ai sacrifici dei cittadini”; in parallelo, portare a compimento iter essenziali come le due Leggi europee, “prossima concreta scadenza in cui è impegnato il nostro Parlamento, che permetterà di recepire importanti direttive, nonché di diminuire il contenzioso con l’Ue, conseguenza di precedenti violazioni”. Procedure come quelle sui rifiuti o sull’Ilva fanno prestare meno attenzione ai discorsi di prospettiva, indica l’ambasciatore; pertanto, “occorre continuare ad articolare il nostro impegno su tutti i tavoli e su tutti i piani rilevanti: locale, regionale, nazionale, nei consessi negoziali a Bruxelles. L’Europa è la nostra quotidianità, e la nostra credibilità nell'Unione si basa su atti concreti, coerenza e continuità”.
Sullo sfondo, c’è già il semestre di presidenza di turno italiana del Consiglio Ue, per il quale, il 7 agosto, si riunirà per la prima volta a Palazzo Chigi il “comitato di pilotaggio”, cui l’ambasciatore Sannino parteciperà. “Sarà un semestre molto particolare, con il Parlamento europeo in fase di formazione e di rodaggio dopo le elezioni di maggio e la Commissione in fase di rinnovo e d’insediamento”. Con la possibilità teorica, legata a dinamiche non preventivabili, di un periodo di esercizio provvisorio dell’attuale Esecutivo comunitario. Il rappresentante permanente italiano prevede che “per ragioni di calendario legate alla fisiologica messa a punto dei nuovi equilibri tra Istituzioni europee, l’attività legislativa durante il nostro semestre sarà probabilmente meno intensa che in altre fasi”. Ma bisognerà anche “vedere quanti dossier in discussione nell'attuale legislatura saranno rimasti ancora nella pipeline all'inizio della successiva”.
Ci sarà spazio, in ogni caso, per una riflessione sugli sviluppi istituzionali dell’integrazione. “Il presidente della Repubblica, il Governo e il Parlamento hanno una chiara vocazione europeista, di impronta federalista. Le recenti dichiarazioni dei vertici della nostre Istituzioni hanno fatto stato chiaramente della volontà dell’Italia di promuovere, in occasione del semestre di presidenza dell’UE, un rilancio del processo di integrazione politica”.  E’ vero, l’aria che tira in Europa è quella che è: non c’è un entusiasmo straripante per approfondire l’integrazione, con la Gran Bretagna che pensa al referendum, e l’Olanda che rivede le sue posizioni tradizionalmente europeiste. Però, indica l’ambasciatore, “il nostro Paese potrà fare la sua parte delineando le questioni sul tavolo, e stimolando i partner a mantenere un senso di prospettiva”. Come più volte sottolineato dall'Italia durante la discussione di importanti dossier in questi anni di crisi (e di trasformazione) dell’Unione: “fare tutto quello che si può a Trattati costanti, senza invocare strumentalmente la loro riforma quale pregiudiziale per approfondire il cammino di integrazione comune” ma al contempo “non considerare la riforma dei Trattati un tabù, perché l’obiettivo di fondo dell’Unione politica richiederà nuovi trasferimenti di sovranità ed assetti istituzionali nuovi”.
Come valuta le aperture tedesche all'Unione politica?, non vale la pena di andare a vedere se sono un bluff o meno? “Io non penso che le aperture della Germania siano un bluff, bisogna piuttosto capire le sensibilità ed i punti di vista dei nostri partner” suggerisce l’ambasciatore. “Ed è normale, come in un qualsiasi processo negoziale, che ciascun Paese, inclusa quindi la Germania, cerchi di promuovere i propri punti di vista e di tutelare i propri interessi”. L’importante è mantenere aperto un dialogo con tutti, senza pregiudiziali. “Anche con i britannici”, oggi i più euro-scettici e quanto mai lontani dalla prospettiva dell’Unione politica, “si possono fare progressi, ad esempio sul mercato interno, e persino sul bilancio, dove parliamo con la stessa voce sulla qualità e l’efficienza della spesa europea”.
L’importante, conclude l’ambasciatore, è che “l’Italia in Europa oggi ha molto da dire. Se sei credibile ed hai una visione, qui a Bruxelles sono pronti ad ascoltarti”.

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