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giovedì 27 marzo 2014

Ucraina: Obama a Mosca, calcoli sbagliati; a europei, libertà costa

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 27/03/2014

Al terzo giorno della missione europea, Barak Obama ribadisce la solidità del legame tra America ed Europa, di fronte alla sfida lanciata dalla Russia in Ucraina; ed invita gli alleati, un po’ riluttanti, a non abbassare la guardia. Mosca –insiste- è isolata e “ha sbagliato i calcoli”, se pensava d’infilare una zeppa tra Washington e i partner.

Alla Nato, Obama ritrova i toni retorici dei discorsi migliori: “La Russia capirà che nel XXI Secolo le frontiere non si ridisegnano con la forza bruta, che così non raggiungerà i suoi obiettivi e neppure la sicurezza e la prosperità”.

Poi, il presidente vola a Roma, dove sbarca dopo le 20, recandosi subito a Villa Taverna, residenza dell’ambasciatore, blindata e passata ai raggi X. Roma lo accoglie senza ostentare entusiasmo, ma neppure ostilità, a parte i pochi manifesti sfuggiti allo zelo del questore che proclamano “Roma sta con Putin”, firmati da una serie di movimenti di destra.

Oggi, il programma è fitto: al mattino, Obama con tutta la famiglia sarà ricevuto da Papa Francesco, motivo di fondo della tappa a Roma. Quindi, al Quirinale: un lungo colloquio –prima a quattr’occhi, poi allargato- col presidente Napolitano, su tutti i temi dell'attualità internazionale –rileva il Colle-. Tra i due è il quinto incontro (due qui, tre a Washington, l'ultimo ‘di commiato’ a febbraio 2013): Napolitano, che la Casa Bianca arriva a definire “un vecchio amico”, è il vero interlocutore italiano di Obama, da quando, dopo il G8 dell’Aquila, il rapporto con Berlusconi s’incrinò. Con Monti, Letta, ora Renzi, non c’è stato tempo di consolidare la relazione.

Fatta colazione al Quirinale, Obama vedrà il premier: conferenza stampa congiunta, alle 15.30. E, quindi, il presidente farà il turista, di nuovo con famiglia, sui Fori Imperiali, visitando il Colosseo.

A Bruxelles, l’agenda era Ue e Nato. “Il mondo è più sicuro e più giusto quando Europa e America sono solidali”, ha detto Obama, al termine di un Vertice di un’ora e mezzo coi leader dell’Unione: l’Ue –ha ripetuto- “è la pietra angolare dell’impegno Usa nel Mondo”.

Ma in Crimea, ieri mattina, la bandiera russa sventolava su tutte le installazioni militari, dopo che le unità ucraine avevano abbandonato le loro postazioni. Secondo il Pentagono, la Russia continua a schierare truppe lungo il confine –divisioni di elite con mezzi corazzati, dice Kiev-. L’Fmi starebbe per concedere all’Ucraina un aiuto da 15 miliardi di dollari.

Il presidente del Consiglio europeo Van Rompuy è categorico: “L’annessione illegale della Crimea” da parte della Russia “è una vergogna”, che l’Ue “non riconoscerà mai”. E se ci fosse un’escalation della tensione, “europei e americani sono pronti a intensificare le sanzioni”: l’impegno è di passare dalle misure diplomatiche (l’esclusione della Russia dal gruppo dei Grandi) a quelle economiche, colpendo vendite d’armi e scambi. La Banca mondiale calcola che la Russia potrebbe perdere l’1,8% del Pil quest’anno e subire un drenaggio di capitali per 150 miliardi di dollari.

Ma non è tutto rose e fiori, nel rapporto Usa e Ue. Alla Nato, Obama invita gli europei a fare di più per la sicurezza comune, a non ridurre le spese per la difesa, a diversificare le fonti energetiche – il gas russo ha un peso eccessivo -. La crisi ucraina –dice- “ci ricorda che la libertà ha un prezzo”. E i Paesi dell’Alleanza, con Polonia e i Baltici in ansia, “non sono mai soli”. Le accuse di collusione degli Usa con gli ultra-nazionalisti ucraini sono “assurde”.

Il Vertice è l’occasione per confermare l’obiettivo di un’area di libero scambio transatlantica -si sta negoziando- e per cercare di dissipare le diffidenze create dalle intercettazioni dell’intelligence Usa svelate dal Datagate. Ma, a mostrare diffidenza, sono gli americani, che, nella conferenza stampa, pretendono traduzioni parallele “in inglese e in americano”: la procedura irrita gli interpreti europei e si rivela pure inutile, perché –a conti fatti- tutti parlano in inglese.

In mattinata, c’era stato l’omaggio nelle Fiandre a un cimitero americano della Grande Guerra –è il centenario, ma gli Usa vi entrarono nel ’17-. A giugno, in Normandia, ci sarà più pathos, per il 70° dello sbarco.

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