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martedì 4 marzo 2014

Ucraina/Crimea/Russia: il pugno di Putin, le parole dell'Occidente

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 04/03/2014

Il segretario di Stato americano John Kerry giunge oggi a Kiev, mentre incombe la scadenza dell’ultimatum che sarebbe stato lanciato dalle forze russe ai militari ucraini di stanza in Crimea: riconoscere le autorità filo-russe locali, deporre le armi e andarsene; oppure, subire un attacco.

La ‘notizia’ dell’ultimatum viene dal ministero della Difesa di Kiev. Le fonti russe smentiscono. Ma tutte le basi militare ucraine in Crimea sono circondate da uomini in armi non meglio identificati, che obbediscono ai russi. Il capo di Stato Maggiore della marina ucraina, ammiraglio Berezovski, appena designato, cambia di campo e passa ai russi. E manifestazioni filo-russe vengono segnalate nell’est e nel Sud del Paese, a Donetsk, roccaforte del presidente deposto Ianukovich, e a Odessa.

L’ipotesi ultimatum rialza la tensione tra Kiev e Mosca, in una giornata di mosse diplomatiche, mentre la crisi getta nel panico i mercati finanziari di tutto il Mondo, dall’Asia all’America: c’è timore per l’impatto di sanzioni contro la Russia. La borsa di Mosca perde 10 punti, il rublo è ai minimi rispetto all’euro e al dollaro. Per contro, salgono l’oro, il petrolio e pure il grano.

Davanti al più grave conflitto tra la Russia e l’Occidente dopo la caduta del Muro di Berlino 1989, peggiore, perché nel cuore dell’Europa, della guerra di Georgia 2008, Ue e Nato mescolano appelli al dialogo e minacce di isolamento di Mosca. Il segretario generale dell’Onu Ban Ky-moon invita a garantire “l’indipendenza, l’unità e l’integrità territoriale dell’Ucraina” ed esorta la Russia a evitare “ogni azione che possa condurre a un’ulteriore escalation”.

Finora, a dire il vero, in Crimea, e neppure in Ucraina, non è stato sparato un solo colpo, né ci sono notizie di vittime di violenze. Secondo Kiev, la Russia ha però portato in Crimea altri 6000 soldati, con un ponte aereo, senza osservare gli accordi che prevedono che l’Ucraina sia informata 72 ore prima di movimenti di truppe russe sul suo territorio. La penisola nel sud-est del Paese, ospita stabilmente la flotta russa del Mar Nero: secondo fonti Usa, Mosca ne avrebbe ormai “il controllo operativo completo”.

Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu s’è riunito per la seconda volta in 72 ore. L’Unione europea riunisce a Bruxelles i ministri degli Esteri dei 28 e prepara per giovedì un Vertice straordinario.

L’Ue minaccia di rimettere in discussione le relazioni con la Russia, se Mosca non farà un passo indietro in Ucraina. Ma la minaccia è spuntata, perché il gas di Mosca è indispensabile all’Europa, che, infatti, s’astiene dal varare sanzioni. Gli italiani stanno nel gruppo, insistono sul dialogo, nicchiano sulle sanzioni: il presidente Napolitano elogia il governo “attento a tutti i rischi”.

A Kiev, ieri c’era il ministro degli esteri britannico Hague, che ha incontrato i nuovi leader. Hague ha ammonto la Russia sul “prezzo da pagare” in caso d’azione in Ucraina, sul piano diplomatico ed economico. Misure, dimostrative, già prese sono il boicottaggio dei preparativi del Vertice del G8 a Sochi a giugno e la sospensione della Russia dal gruppo dei Grandi.

Se il vice di Obama Biden invita Mosca “a un dialogo politico con le autorità ucraine”, il ministro degli esteri russo Lavrov s’installa a Ginevra e ha una serie di incontri. La Russia, che può contare su una “larga convergenza” cinese, respinge come “inammissibili” le minacce Usa di sanzioni e insiste sulla “legittimità” di Ianucovich: Mosca si muove in Crimea perché “gli ultra-nazionalisti ucraini minacciano gli interessi regionali russi e le popolazioni russofone”. E Lavrov nega la ricerca di un conflitto, cui il 73% dei russi è contrario.

Con Kerry, oggi a Kiev ci sono emissari dell’Onu e dell’Fmi: la situazione economica dell’Ucraina è disastrosa. Kerry vuole testimoniare “il forte appoggio statunitense alla sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale” ucraine. La Nato sprona al “dialogo” e, con l’Osce, prospetta “l’invio sul campo di osservatori internazionali”. Le consultazioni telefoniche sono frenetiche.

L’Europa resta un tono più bassa dell’America. Angela Merkel ritiene si possa sventare il peggio: ad Obama, la cancelliera dice che Putin ha “una percezione della realtà diversa”. La speranza è che la Russia abbia già di fatto ottenuto quel che voleva e possa ora accettare il dialogo.

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