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lunedì 31 marzo 2014

Ue: hit parade, 10 grazie all'Europa, dai cell alla pace

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 31/03/2014

Unione europea, quanto mi costi!, e quanto mi ‘rompi’! Cinque anni di crisi e di rigore che pesano molto più dei cento di solitudine di Gabriel Garcia Marquez, il pil giù e il potere d’acquisto pure, l’inflazione che quasi diventa deflazione, il numero dei poveri che s’impenna, le regole che paiono una gabbia, gli eurocrati che diventano degli autocrati –pure pagati a peso d’oro-… E, come se non bastasse, ogni anno ce ne vengono indietro meno soldi di quanto gliene versiamo: miliardi di euro, mica spiccioli…

Questa volta, alle elezioni europee del 25 maggio voto ‘euro-scettico’: contro l’Ue e contro l’euro, ché, da quando c’è la moneta unica, tutto costa più caro e la Germania ci comanda a bacchetta… Non vedo manco una ragione per essere ‘europeista’: noi italiani lo siamo stati per mezzo secolo e guarda come ci siamo ridotti. Mo’ basta!

Sono cose che senti dire in giro, e pure alla radio e in tv, che leggi sui giornali e sul web, che trovi nei programmi degli ‘euro-scettici’ per le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Persino Crozza, la sera che è a corto di gag, tira in ballo le spese dell’Assemblea ‘pendolare’ tra Strasburgo e Bruxelles e qualche spreco della cooperazione e della coesione e l’applauso un po’ qualunquista parte a scroscio.

Ma, al netto degli errori di percorso che ci sono e vanno ovviamente eliminati, davvero l’Unione è la causa di tutti i nostri mali?, davvero non c’è manco una ragione per volerla portare avanti e rafforzare? Il primo interrogativo merita un esame di coscienza: l’evasione fiscale e la corruzione, due specialità di cui siano recordman in Europa, che ampliano il deficit, allargano il debito, riducono la competitività e costringono gli onesti a pagare le tasse anche per i disonesti, sono colpa dell’Ue, o nostra?; l’impennata dei prezzi successiva all'entrata in vigore dell’euro fu colpa dell’Ue, o nostra?; l’incapacità di spendere i fondi dell’Ue a nostra disposizione è colpa dell’Ue, o nostra?; le vischiosità della politica e le lentezze decisionali sono colpa dell’Ue, o nostra? E via dicendo…

Quando alle ragioni per volere l’Unione, io ne ho trovate almeno dieci, senza contare i fondi per la coesione che fatichiamo a utilizzare (ma che dovremmo imparare a spendere bene e in fretta). Ve le propongo, come si fa con l’hit parade: cominciando dalle meno importanti e risalendo alle più corpose.

10) Gps – Col programma Galileo, l’Unione sta dotandosi d’un proprio sistema di posizionamento, concorrenziale e alternativo a quello americano. In prospettiva, un mercato globale che si apre alla tecnologia europea.

9) Kosovo – Le politiche estera e di difesa sono le maglie nere dell’integrazione europea. Ma Kosovo e Balcani sono esempi positivi: dopo un decennio di conflitti, la presenza europea nell'area ha ridotto le tensioni, permesso l’acquisizione dell’indipendenza del Kosovo, incentivato progressi democratici ed economici… Serbia e Montenegro negoziato l’adesione; Albania, Kosovo, Bosnia contano di farlo; e alcuni Paesi già usano l’euro come loro moneta. 

8) Roaming – Se telefonare all'estero, o ricevere una chiamata dall'estero, costa di meno, e molto, è merito dell’Ue, che ha imposto tariffe di roaming più basse alle compagnie –il terzo e ultimo calo scatterà il 1.o luglio-. Merito pure dell’Ue se i caricatori dei telefonini si vanno omologando e non c’è più bisogno di un caricatore diverso per ogni apparecchio… Invece, l’Unione non ha ancora vinto la battaglia per l’armonizzazione delle prese elettriche e telefoniche: paese che vai, spina che trovi…

7) Ttip – Le politiche commerciali sono prerogativa dell’Unione europea. Il prossimo obiettivo è l’accordo di libero scambio con gli Stati Uniti  per la creazione di un mercato unico di un miliardo di cittadini consumatori, quelli dell’Ue e quelli della Nafta (Usa, Canada e Messico): sarà fatto entro il 2016, varrà –secondo stime prudenti- almeno lo 0,5% del Pil, si spera di più.

6) Horizon 2020  - E’ il programma per la ricerca e la competitività: la Commissione europea lo voleva più ambizioso, ma anche così ha conosciuto quasi un raddoppio nel periodo 2014-2020 rispetto al 2007-2013: da 53 miliardi di euro agli attuali 80 miliardi circa. Insieme ad altre recenti ‘conquiste’, come il brevetto europeo, contribuirà a migliorare l’efficienza del sistema produttivo europeo ed a stimolare il ‘rinascimento dell’industria’ che punta sul manifatturiero ed esalta l’economia reale che innesca lavoro, non solo profitto.

5) Fisco – Magari, l’Ue arriverà dove noi non sappiamo arrivare, nella lotta all'evasione: la riforma della direttiva sui risparmi allarga a tutti gli stati lo scambio d’informazioni al fine di combattere l'evasione ed è in sintonia con la firma d’intese con Paesi terzi (la Svizzera, per noi fondamentale, ma anche Andorra, Monaco, il Liechtenstein, San Marino).

4) Erasmus – Da decenni, la porta d’ingresso in Europa per milioni di giovani: l’anno scorso, pareva moribondo. E’ stato salvato, facendo fronte a tutte le spese già autorizzate, e rilanciato: adesso, c’è Erasmus-,  per una generazione di studenti (e docenti) sempre più europei.

3) P.A., pagamenti – I governi italiani tendono a prendersene il merito, ma è stata l’Ue a stringere, con una direttiva in vigore dall’anno scorso, i tempi di pagamento dei debiti delle P.A. L’Italia è pure andata in infrazione e rischia di finirci di nuovo, perché i fatti non tengono dietro alle promesse (e nessuno sa neppure dire con precisione a quanto ammonta l'impagato).

2) Schengen – La parola misteriosa – un paesino lungo la Mosella, sul confine del Lussemburgo con Francia e Germania – comporta la libertà di circolazione nell’Unione delle persone (non solo delle merci e dei capitali): l’accordo lì firmato nel 1985 consente ai cittadini dell’Ue di passare liberamente tutte le frontiere interne. Va ancora perfezionato e completato con politiche adeguate dell’accoglienza e dell’integrazione, ma è una conquista acquisita e irrinunciabile.

1) Euro – Ecco, adesso pensate a una provocazione: la moneta unica e il suo corredo di alchimie economico-finanziarie (Patto di Bilancio, six pack e two pack, unione bancaria, governante) sono percepiti come la sentina di tutti i mali della ‘povera Italia’. Ma, prima di maledire l’euro, pensiamo ai tassi di interesse bassissimi per comprare la casa o contrarre un prestito, all'inflazione contenuta, allo scudo contro le impennate dei costi dell’energia in dollari… L’euro da solo non fa l’Europa. Ma senza non la si fa.


L’hit parade è finita. Però, m’è rimasta fuori una parola, che non c’entra nulla con l’economia e che suona magari retorica, ma che è la più importante: pace. A cent’anni dalla Grande Guerra, a 70 dalle macerie del Continente dopo la Seconda Guerra Mondiale, vogliamo davvero mettere in forse un’Unione lenta, lacunosa, imperfetta, ma che risolve i conflitti con il negoziato? ‘Euro-critici’, magari, ma comunque europei.

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