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sabato 8 marzo 2014

USA2016: -975, l'impatto della Crimea sui giochi presidenziali

Scritto per GpNewsUsa2016.eu lo 08/03/2014

Crimea: Putin spinge l’America verso un nuovo Bush

L’atteggiamento aggressivo e determinato del presidente russo Vladimir Putin nella crisi ucraina, e in particolare sulla questione della Crimea, ha colto di sorpresa l’Amministrazione democratica: ancora una volta, il presidente Usa Barack Obama appare in difficoltà nell’assumere ed interpretare il ruolo di leader dell’Occidente. Nonostante l’impennata di popolarità nei sondaggi –una costante, quando c’è una crisi internazionale-, gli elettori americani potrebbero avvertire, nelle presidenziali 2016, la nostalgia d’un presidente più assertivo di Obama in politica estera, come le furono, in modi e tempi diversi, il democratico Bill Clinton, favorito dal vuoto di Super-Potenza antagonista creato dalla disgregazione dell’Impero sovietico, e il repubblicano George W. Bush, dopo lo shock dell’attacco all'America l’11 Settembre 2001. L'alternanza tra presidenti dal pugno di ferro e presidenti del dialogo è quasi una regola nell'America del dopoguerra.

Crimea: Hillary usa un linguaggio più aspro di Barack

Hillary Clinton, ex segretario di Stato e potenziale candidato alla nomination democratica nel 2016, si smarca, almeno verbalmente, dalla Casa Bianca nella crisi ucraina e paragona il presidente russo Vladimir Putin ad Adolf Hitler: il parallelo è tra le pretese russe oggi sulla Crimea e quelle naziste del 1938 sui Sudeti, aree a maggioranza germafona dell’allora Cecoslovacchia. La tolleranza verso Hitler di Gran Bretagna e Francia  incoraggiò il Fuehrer sulla via della Seconda Guerra Mondiale. Hillary vuole così distanziarsi dall'atteggiamento, fermo a parole, ma nei fatti irresoluto, dell’Amministrazione democratica, e spera di rafforzare il lato energico della sua immagine. C’è, infatti, il timore che i quattro anni trascorsi alla Dipartimento di Stato, che ne hanno migliorato l’esperienza internazionale, possano non averle affatto giovato sul piano interno, spalmandole addosso una patina diplomatica.

Crimea: ma i repubblicani guardano al midterm

Nella crisi ucraina, l’opposizione repubblicana tiene sotto schiaffo l’Amministrazione democratica e il presidente Obama. E’ un’occasione in più per dipingere il presidente come un idealista, apostolo della riconciliazione con i nemici degli Stati Uniti. Accuse già echeggiate per il conflitto in Siria e dopo il ritorno di regimi autoritari –o il persistere del caos- nei Paesi teatro delle Primavere arabe. Questa crisi, poi, ripropone scenari da Guerra Fredda -che, nell'immaginario collettivo americano, è la guerra vinta da Ronald Reagan- e offre il contrasto tra una Super-Potenza in declino (gli Usa) e una di ritorno (la Russia). L’opposizione repubblicana, però, è più attenta, per il momento, a sparare le sue cartucce in funzione delle elezioni di midterm del 4 novembre, anche perché non sono finora usciti allo scoperto i potenziali protagonisti della corsa alla nomination 2016.

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