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sabato 10 gennaio 2015

Charlie Hebdo: Francia, è l'ora dell'unità, non delle polemiche

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 10/01/2015

Alla Francia che conta i morti di una vampata di terrorismo senza precedenti da oltre 50 anni, Francois Hollande, il presidente, ricorda con solennità: “L’unità è la nostra arma migliore”; e questa è l’ora della coesione, non delle polemiche.

Chi parla così ai francesi, è un presidente senza carisma e pochissimo popolare. Ma i francesi lo ascoltano. E le forze politiche rispettano la consegna dell’unità, accettano la proposta di tenere, domenica, una ‘marcia repubblicana’ di solidarietà nazionale.

Non ci sarà il Front national. Ma nel giorno della caccia ai killer Marine Le Pen tiene bassi i toni della sfida e della provocazione. Iniziative populiste e crociate xenofobe possono attendere: c’è tempo due anni, alle presidenziali 2017.

Il presidente parla quando gli assedi ai terroristi sono in corso; e poi di nuovo ad azione conclusa: "La Francia vive una prova importante: dobbiamo essere tutti pronti a lavorare per la Repubblica", dice il titolare dell'Eliseo, comparendo in tv dalla sede del ministero dell'Interno, l’Hotel Beauvau, dove arriva a piedi e dove resta a seguire l’epilogo della vicenda coi ministri dell'Interno e della Giustizia Bernard Cazeneuve e Christiane Taubira.

La passeggiata di Hollande in una Parigi a tratti spettrale vuole restituire un sentimento di sicurezza ai cittadini. In tv, il presidente esprime la fiducia che tutti i responsabili stiano lavorando “adeguatamente” per proteggere il Paese: "La Francia è uno Stato, una forza, una garanzia", sillaba. E invita a non recedere dai valori su cui poggia la Repubblica ed a tenere, domenica, "manifestazioni rispettose", quando sono in programma eventi in omaggio alle vittime.

Rispettose –spiega- perché “bisogna essere implacabili contro il razzismo e il terrorismo”, i mostri cui il terrorismo può ridare vitalità. Ve ne sono già i segni, anche se il premier Valls sottolinea: "Siamo in guerra contro il terrorismo", non "contro una religione", concedendo, però, che ci vogliono "nuove misure" per contrastare la minaccia terroristica.

L’incendio di una moschea nella notte tra giovedì e venerdì a Aix-les-Bains, nel Sud della Francia, è una spia del montare della tensione contro la comunità musulmana. A Corte, in Corsica, una testa e viscere di maiale vengono lasciate sulla porta d’un luogo di preghiera musulmana. Ed a Lievin, nel Nord, nel cantiere di una moschea in costruzione qualcuno disegna sui muri delle croci e una testa di maiale. Subito dopo la strage a Charlie Hebdo, c’erano già stati attacchi e atti di vandalismo contro luoghi di culto islamici.

Il fatto, poi, che un super-mercato ‘kosher’, cioè ebreo, sia stato il teatro dell’epilogo drammatico del raid omicida del complice dei fratelli Khouachi dà alla vicenda una venatura anti-semita, anche se potrebbe trattarsi di una circostanza fortuita. Il governo israeliano esprime la sua preoccupazione: considera "l'offensiva terroristica" a Parigi non solo "un attacco contro il popolo francese o gli ebrei di Francia, ma contro tutto il mondo libero”.

E ci sarà tutto il Mondo libero, o buona parte, a testimoniare solidarietà e cordoglio ai francesi così colpiti. Domenica, il premier spagnolo, Mariano Rajoy, parteciperà alla manifestazione in memoria delle vittime: "Ci sarò –scrive su twitter- per sostenere il popolo francese. La Spagna con la Francia contro il terrorismo e per la libertà". E anche il cancelliere tedesco Angela Merkel vuole esserci, dice Die Welt. Ad assedi conclusi, Matteo Renzi, come vari altri leader, ha ricevuto una telefonata di Hollande, che l’ha informato dell’epilogo: il premier italiano ha espresso al presidente francese “la piena e totale vicinanza e solidarietà del governo italiano”.

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