P R O S S I M A M E N T E

Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore - Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore - Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore

martedì 20 gennaio 2015

Yemen: prove di colpo di stato tra milizie sciite e al Qaida

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 20/01/2015

Venti di colpo di Stato nello Yemen, un Paese che ospita centri di indottrinamento e addestramento dell’integralismo terrorista e che, almeno dal 2000, è una maglia importante della rete jihadista, pur recitando da amico dell’America e dell’Occidente. Le connessioni yemenite degli assassini francesi di Charlie Hebdo rendono più fragile e più precaria la situazione nel Paese, un intreccio di tensioni etniche e religiose, tribali e politiche.

Nel pomeriggio d’una giornata cruenta, dopo almeno cinque ore d’intensi combattimenti, un esile ‘cessate-il-fuoco’ tra miliziani sciiti e forse lealiste pareva tenere a Sanaa, la capitale, dopo che c’erano stati scontri tutt’intorno a un palazzo presidenziale. Tragico il bilancio: almeno nove morti e decine di feriti -67, molti dei quali civili, alcuni in condizioni gravissime, secondo fonti ufficiali-.

Riuniti intanto a Bruxelles, i ministri degli Esteri dei 28 dell’Ue si scambiavano dati e valutazioni sui ‘foreign fighters’ –quelli europei sarebbero tra i 3 e i 5 mila- che costituiscono “una minaccia per la sicurezza”, e ribadivano l’opportunità di sbloccare in fretta nuove norme su una banca data dei passeggeri aerei, attualmente frenate dal Parlamento europeo. Inoltre, le delegazioni dell’Ue in diversi Paesi esteri disporranno d’ora in poi di ‘attachés alla sicurezza’, primo nucleo d’un servizio d’informazioni europeo. Balbettii politici, se confrontati con la virulenza della minaccia.

Alla tregua a Sanaa si arriva dopo una riunione tra il presidente Abd Rabbo Mansour Hadi e alcuni suoi ministri e i miliziani sciiti, conosciuti con il nome di Houti, o Ansaruallah. Il ‘cessate-il-fuoco’ è confermato da testimoni oculari e da abitanti della capitale, citati dalle agenzie internazionali. Non è chiaro se l’ex presidente Saleh, a suo tempo ricevuto nello Studio Ovale della Casa Bianca, abbia un ruolo, e quale, nel precipitare della situazione.

Gli scontri di ieri seguono di 48 ore il rapimento, da parte dei miliziani sciiti, del capo di gabinetto del presidente Hadi, Ahmed Awad ben Moubarak, uno degli artefici della riforma costituzionale, che prevede la trasformazione dello Yemen in uno Stato federale con sei regioni.

I miliziani sciiti sono cresciuti in forza e numero dopo l’ingresso a Sanaa il 21 settembre. Essi contestano il progetto di nuovo assetto statale, perché li priverebbe di uno sbocco sul Mar Rosso.

Nella loro avanzata, ieri mattina, i miliziani Houthi hanno pure preso una base militare sulla collina di Nahdain, che sovrasta il complesso presidenziale, permettendo tuttavia ai soldati regolari d’andarsene con le loro armi, e hanno occupato le sedi della televisione e dell'agenzia di Stato Saba e l'abitazione del capo della sicurezza del presidente Hadi. I guerriglieri sciiti hanno pure attaccato il convoglio del premier Khaled Bahah, che tuttavia sarebbe rimasto illeso.

Il ministro dell'Informazione, Nadia al-Saqqaf, ha esplicitamente parlato di "colpo di Stato tentato", prima che la situazione si acquietasse. Impossibile, tuttavia, prevedere gli sviluppi della situazione, né dire quale controllo il governo legittimo effettivamente eserciti sul Paese, dove al Qaida mantiene da tempo una presenza importante. Proprio ad al Qaida nello Yemen si sono richiamati, il 7 gennaio, i fratelli Kouachi, compiendo a Parigi la loro strage.

Nessun commento:

Posta un commento