P R O S S I M A M E N T E

Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore - Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore - Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore

mercoledì 14 gennaio 2015

Charlie Hebdo: Francia, Hollande fa l'americano e guadagna consensi

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 15/01/2015

Diciamoci la verità: a caldo, tutti avevamo pensato che l’attacco terroristico contro Charlie Hebdo e la scia di sangue e di paura lasciata a Parigi dai criminali jihadisti nell'arco di 60 ore, 17 vittime, senza contare i tre killer abbattuti, si sarebbe tradotto in un vantaggio politico per Marine Le Pen e il Front National e sarebbe stato il colpo di grazia per il presidente Hollande, senza seguito e senza carisma.

Invece, una settimana dopo, i sondaggi dicono che François Hollande, il ‘presidente senza qualità’, il socialista sbiadito, un ‘quacquaracqua’, recupera popolarità agli occhi dei francesi, mentre il Fn e la Le Pen ne perdono: forte la risalita del presidente, lieve il calo della leader dell’estrema destra xenofoba e populista –rispettivamente, otto e due punti-.

Ma colpiscono ancora di più le percentuali con cui i francesi promuovono Hollande e il suo premier Manuel Valls: in un rilevamento per I-Télé, il 79% degli intervistati ritiene che l’Eliseo e il governo siano stati “all’altezza della situazione” in questa vicenda e l’abbiano “gestita bene”. La percentuale sale addirittura all’88% in un rilevamento per Bfm-Tv –con i socialisti quasi unanimi nel sostenere il presidente-.

Chi si aspetta roventi polemiche per le lacune dell’intelligence e gli errori della polizia resta deluso. I francesi si stringono intorno alle loro istituzioni e alle figure che le impersonificano: il presidente capace di “confortare la nazione nell'ora della prova e di unirla nella crisi” piace; e, invece, non piace il ‘riflesso dell’avvoltoio’ con cui la Le Pen s’era subito lanciata sulla preda, considerandola spacciata.

Impossibile prevedere quanto a lungo questa ritrovata sintonia tra il presidente e il Paese durerà; ingenuo credere che arrivi fino alle elezioni del 2017, lontane quasi 30 mesi. Ma, oggi, Hollande è un presidente reso più forte dalla legittimazione popolare e appare pure più risoluto nelle decisioni.

Al punto da concedersi gesti ‘alla Bush’ post 11 Settembre 2001. Per mostrare che la Francia non si lascia intimorire dalle stragi di Parigi, confortato dal voto plebiscitario dell’Assemblea nazionale - un solo no contro la prosecuzione dell’azione militare contro il sedicente Califfato -, il presidente conferma l'invio della portaerei a propulsione nucleare Charles de Gaulle e della sua flotta nell'Oceano Indiano e nel Golfo Persico, per intensificare le azioni in Iraq contro lo Stato islamico.

La decisione, in realtà, era già stata presa il 6 gennaio, il giorno prima dell’attacco terroristico. Ma Hollande sceglie di farne l’annuncio ufficiale dal ponte della de Gaulle, "grazie alla quale – dice -avremo informazioni di intelligence...e potremmo condurre raid in Iraq". Immagine e circostanze ricordano, a chi lo visse, l’improvvido discorso di George W, Bush a bordo della portaerei Lincoln di ritorno dal Golfo nel maggio 2003: “Missione compiuta”, recitava un ingenuo striscione, mentre la guerra si sarebbe protratta per altri otto anni –in realtà, non è mai finita- e avrebbe ancora fatto migliaia di caduti americani e centinaia di migliaia di morti iracheni.

Mentre Hollande parla, l'ammiraglia della flotta francese, scortata da un sottomarino nucleare d'attacco, un incrociatore e diverse altre unità di superficie, s’appresta a salpare dal porto di Tolone, nel sud della Francia. Nel Golfo, la de Gaulle opererà a stretto contatto con le forze della coalizione, a guida Usa: il presidente ne parlerà, venerdì, con il segretario di Stato John Kerry, atteso a Parigi per ovviare alla gaffe diplomatica della ridotta partecipazione ufficiale Usa alla marcia di domenica.

Ai militari, e ai francesi, Hollande dice: "La missione che comincia è una risposta al terrorismo … La de Gaulle è uno strumento di forza e di potenza, un simbolo di indipendenza che testimonia la capacità politica e militare della Francia". Anche la riduzione degli effettivi delle forze armate dovrà essere "rivista e adattata" alla luce della "situazione eccezionale" che il Paese deve affrontare: il piano 2014-2019 prevedeva il taglio di circa 24 mila elementi, di cui 7.500 nel 2015; ma i numeri, ora, possono cambiare.

Nessun commento:

Posta un commento