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domenica 27 aprile 2014

Ucraina: G7 verso inasprimento sanzioni, Kiev taglia acqua a Crimea

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 27/04/2014 

Nella guerra dei nervi tra l’Occidente e la Russia sulla crisi ucraina, il G7 dà un colpo d’acceleratore: lunedì, scatteranno nuove sanzioni contro Mosca, perché la tregua di Ginevra, sottoscritta il 17 aprile, non è mai stata così labile e perché l’ingigantirsi delle tensioni nell’Est dell’Ucraina, a meno d’un mese dalle elezioni, rende sempre più immanente il rischio d’invasione.

Il potere di Kiev, dalla dubbia legittimità, soffia sul fuoco della paura. Il premier Iatseniuk denuncia ripetute violazioni –sette- dello spazio aereo ucraino da parte di aerei militari russi “al solo scopo –dice- di spingere l’Ucraina a scatenare un conflitto” e di fare scoppiare “la terza guerra mondiale”.

Per drammatizzare la situazione, Iatseniuk abbrevia una visita a Roma decisa per la canonizzazione dei due Papi e torna a casa, dopo un incontro con papa Francesco e uno “molto cordiale” –e poteva essere altrimenti?- con Matteo Renzi. Il Pentagono avalla la versione ucraina, anzi la foraggia con i dati dei satelliti. Il Cremlino la smentisce.

La Russia chiede all’Ucraina di cessare subito l’offensiva militare contro i ribelli filo-russi. Kiev non cancella l’ ‘operazione anti-terrorismo’. E se Mosca ha nella manica l’asso dell’energia, che può giocare contro Kiev, ma pure contro l’Ue, l’Ucraina interrompe, dopo averli già fortemente ridotti, i rifornimenti di acqua alla Crimea dal fiume Dnieper: rappresentano l’85% dell’approvvigionamento della penisola, le cui autorità denunciano “un atto di sabotaggio”. L’impatto è drammatico sulle attività produttive, marginale sull’acqua potabile.

Intanto, a Slaviansk, la località dell’Est sotto il pieno controllo degli insorti filo-russi, i ribelli sfidano gli appelli internazionali a liberare i 13 membri della missione Osce arrestati venerdì. L’invito della Germania alla Russia a fare pressione sugli insorti perché li rilascino è finora rimasto inascoltato, nonostante il ministro degli esteri russo Lavrov prometta di fare “tutto il possibile”. 

“Sono uomini della Nato, sono spie”, è la tesi dei ribelli: “Sono entrati nel nostro territorio senza autorizzazione”. E c’è il progetto di scambiarli con insorti fatti prigionieri dagli ucraini. A Donetsk, si organizza un referendum indipendentista per domenica 11 maggio, due settimane prima delle presidenziali nazionali, che vedono i filo-europei in vantaggio nelle previsioni. 

Esclusa fino a qualche giorno or sono, l’ipotesi di un intervento militare russo nell’Ucraina orientale non è più giudicata impossibile dalle diplomazie occidentali. Per Mosca, Kiev e l’Occidente fomentare le tensioni. Ma la Russia mantiene decine di migliaia di uomini in arme lungo la frontiera, dove sono in corso “esercitazioni”.

L’inasprimento delle sanzioni è stato intrapreso dal G7, il Gruppo dei Grandi da cui la Russia è stata esclusa il mese scorso, nella convinzione che Mosca ”continui a esacerbare le tensioni, inasprendo i toni e compiendo manovre militari minacciose”. I Sette intendono agire con urgenza e intensificare le sanzioni mirate già adottate, che restano, però, ‘à la carte’, perché molti europei sono preoccupati di scatenare una guerra dell’energia con la Russia.

Le nuove sanzioni dovrebbero diventare operative domani, quando a Bruxelles è stata convocata una riunione straordinaria dei 28 per decidere ulteriori congelamenti di beni di russi e limitazioni delle libertà di movimento di notabili russi. Gli Stati Uniti accettano che ogni Paese decida se e quali misure applicare: “le sanzioni saranno coordinate e complementari, non necessariamente identiche”. Il segretario al Tesoro Jacob Lew ammette il rischio di contraccolpi e dice che “l’intento è colpire l’economia russa causando il minore danno possibile all’economia americana e mondiale”.

A Mosca, la prospettiva dell’inasprimento non pare suscitare preoccupazioni eccessive. Le sanzioni diplomatiche e finanziarie americane ed europee sono state, finora, punture di spillo, ma l’economia, già indebolita dalla crisi, può soffrire della fuga di capitali in atto per paura del peggio. Standard & Poor, che non è neutra nelle sue valutazioni,  ha appena abbassato il rating russo a BBB-, un meno peggio dell’Italia.

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