Scritto per Il Fatto Quotidiano del 14/07/2010
“Sorpreso” dalla virulenza delle reazioni del governo italiano, ma “aperto al dialogo”. Il Fatto mette Franck La Rue, responsabile dell’Onu per la libertà d’espressione, a conoscenza delle dichiarazioni del ministro degli esteri Franco Frattini e di molti esponenti pdl. Frattini è “sconcertato” perché, secondo La Rue, il disegno di legge sulle intercettazioni va “abolito o rivisto”: “se adottato così com’è può compromettere la libertà di espressione in Italia”.
Il Fatto raggiunge al telefono La Rue in Guatemala: “Non mi aspettavo reazioni così forti”, dice, anche se i commenti negativi governativi non erano mancati alle sortite di altre organizzazioni internazionali sulla cosiddetta ‘legge bavaglio’.
A metà giugno, Dunja Mijatovic, responsabile dell’Osce per la libertà dei media, aveva detto, anche in un’intervista a Il Fatto, che il provvedimento “potenzialmente criminalizza il lavoro dei giornalisti” in Italia. La Commissione europea segue da vicino la vicenda, anche se evita d’esprimersi a processo legislativo aperto. La Corte di Strasburgo dei diritti dell’uomo è pronta a esaminare eventuali ricorsi, quando tutte le possibilità di ricorso nazionali saranno state esaurite. L’Amministrazione statunitense ha già manifestato preoccupazioni per l’impatto delle limitazioni alle intercettazioni sulla lotta contro la criminalità organizzata.
Il relatore speciale del Consiglio dell’Onu per i diritti umani afferma: “Sono sorpreso, ma resto aperto al dialogo con il ministro, con il governo, con il Parlamento: molti Paesi ci chiedono pareri tecnici”, prima di varare provvedimenti che toccano la libertà di stampa e di espressione, e “noi siamo pronti a fornirla”.
Ci sono stati, ci saranno ancora contatti con le autorità italiane? “Tramite la rappresentanza presso l’Onu a Ginevra, il governo italiano mi ha già invitato a recarmi a Roma e io ho già accettato”. Si pensava a una missione di studio l’anno prossimo, ma “ora considero la mia visita urgente, spero di poterla compiere entro ottobre e auspico che l’adozione del provvedimento non avvenga prima del nostro dialogo”.
Perché giudica il disegno di legge negativamente? “E’ una sconfitta per la libertà di stampa e per la libertà di espressione”, due fronti su cui “non bigogna fare passi indietro”, specie in Paesi come l’Italia che hanno una tradizione di libertà e di democrazia. “La legge penale –spiega La Rue- non può essere usata per limitare il diritto di una persona a esprimersi”.
Certo, e purtroppo, l’Italia non è un caso isolato. “Tragicamente, in molti Paesi emergono tendenze a limitare la libertà di stampa lungo tre assi principali: nel segno della sicurezza nazionale e della lotta al terrorismo, che è legittima, ma che deve rispettare le libertà fondamentali; sotto il peso dell’eccessiva sensibilità di alcuni governi alle critiche, che non possono divenire un reato - ed è il caso dell’Italia -; nel nome della religione”.
Frank La Rue è relatore speciale dall’agosto 2008 e agisce indipendentemente da ogni governo od organizzazione. La carica esiste dal 1993 e il mandato prevede un rapporto annuale al Consiglio dell’Onu per i diritti umani.
A irritare la maggioranza, in una giornata di cruciali trattative nel Parlamento italianio, è stato l’invito pubblico di La Rue al governo Berlusconi “ad abolire o a rivedere” il provvedimento. Sott’accusa, in particolare, la durezza delle pene “sproporzionate alle colpe”, specie per editori e giornalisti, e in contrasto con gli impegni internazionali presi dall’Italia. Se adottata, la legge “comprometterebbe le inchieste giornalistiche su temi d’interesse pubblico, come la corruzione, data l’eccessiva lentezza dei procedimenti giudiziari in Italia, come ripetutamente stigmatizzato dal Consiglio d’Europa. E quanto alla tutela della privacy, nella pubblicazione d’intercettazioni, per La Rue il disegno di legge, così com’è, “non dà una risposta adeguata alle preoccupazioni e minaccia il diritto alla libertà d’espressione”.
Considerata l’ampiezza delle proteste, la raccomandazione di La Rue al governo è “di non adottare il provvedimento” e di “avviare un dialogo significativo … con i giornalisti e con i media”, in modo “da prenderne in considerazione le preoccupazioni”.
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