P R O S S I M A M E N T E

Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore - Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore - Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore

martedì 18 agosto 2015

Egitto: terrrorismo, le 54 sfumature di repressione del generale

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 18/08/2015 

Ormai, oligarchi, satrapi, leader autoritari di mezzo Mondo l’hanno capito: se vogliono reprimere il nemico interno con la benedizione delle democrazie occidentali, basta che mimetizzino da lotta al terrorismo la repressione. E tutto diventerà loro lecito. Il primo fu Putin, che aderì alla guerra al terrorismo di Bush II, schiacciando l’insurrezione cecena (che ci mise del suo nel dargliene buoni motivi, dal teatro di Mosca alla scuola di Beslan). Ma ci riuscì pure un dittatore come Gheddafi, che nel 2002 barattò la benevola tolleranza verso il suo regime di americani e britannici con la consegna d’obsoleti arsenali.

Adesso, il presidente turco Erdogan schiera la sua aviazione nei raid anti-Califfato, così che può soffocare nel sangue l’anelito dei curdi, gli unici efficaci sul terreno contro le milizie jihadiste, all’autonomia e all’indipendenza. E il presidente egiziano Abdul al-Sisi vara un nuovo pacchetto di severe misure per contrastare il terrorismo integralista: una raffica di 54 provvedimenti, che critici del generale divenuto presidente rovesciando il presidente legittimo Mohamed Morsi e difensori dei diritti umani considerano un armamentario per stroncare il dissenso interno: c’è il timore che pugno di ferro contro gli jihadisti possa essere usato in modo spregiudicato.

Le misure egiziane danno una definizione molto generica di terrorismo: ogni atto che lede l’ordine pubblico con la forza, per cui una protesta studentesca o una manifestazione popolare rischiano di finirci dentro alla prima sbavatura. Sono inoltre previste multe pesantissime - decine di migliaia di euro - per i giornalisti che danno "notizie o dichiarazioni false" su atti terroristici o che pubblicano informazioni che contraddicono le note del ministero della Difesa. Ovviamente con buona pace della liberà di stampa e di informazione.

La bozza originale, che prevedeva due anni di carcere, è stata rivista sotto il peso di una valanga di contestazioni, interne e internazionali. Amnesty International avverte che le nuove leggi impediranno la libertà di espressione e il diritto di manifestare, creando in Egitto uno stato d’emergenza permanente: "Queste misure –dice l’organizzazione- diverranno un altro strumento per stroncare ogni dissenso e spianare i diritti umani”.

Il pacchetto sancisce che i processi ai danni di sospetti terroristi siano gestiti da tribunali speciali. Chi aderisce a un gruppo radicale rischia 10 anni di carcere; finanziare un’associazione terrorista può costare l'ergastolo, ovvero 25 anni di carcere); esaltare atti di natura violenta o creare un sito per diffondere messaggi di matrice integralista comporta pene fra i 5 e i 7 anni di carcere.

Al-Sisi aveva promesso un giro di vite anti-terrorismo a giugno, dopo l’attentato all’autobomba che aveva ucciso al Cairo il procuratore generale Hisham Barakat. Il piano ora varato prefigura un irrigidimento del braccio di ferro del generale presidente con i Fratelli Musulmani, che avevano democraticamente espresso il presidente Morsi -divenuto poi impopolare- e che ora sono messi al bando come organizzazione terroristica, arrestati a migliaia e costretti alla clandestinità.

Ora, sarebbe il caso di prendere le distanze dal pacchetto e dal generale, i cui tribunali, intanto, impartiscono a centinaia condanne a morte a dissidenti e islamisti. Con l’effetto, è scontato, d’inasprire lo scontro e d’innescare, anziché sopire, la minaccia terroristica, nel Sinai, ma anche al Cairo e nei luoghi turistici: è una strategia da militare, arrivare alla normalizzazione attraverso la guerra, invece che alla pacificazione tramite il dialogo.

I media del Cairo, preventivamente rispettosi delle nuove norme, concentrano l’attenzione sull’afa killer di questa torrida estate. E l’Occidente, più complice che distratto, guarda altrove: l’Italia in primis, ché i rapporti tra il Cairo e Roma non sono mai stati così intensi.

Nessun commento:

Posta un commento