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venerdì 28 agosto 2015

Immigrazione: decine di cadaveri sul camion in Austria scuotono la Merkel e l'Ue

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 28/08/2015


Quei morti non parlavano tedesco. Ma stavano lì, dentro un camion lungo un’autostrada austriaca. Sono un po’ tedeschi per questo e vengono scoperti mentre la Cancelliera Merkel, che s’è appena convertita sulla via dell’immigrazione e ha convertito il suo governo, è a Vienna, a un Vertice dei Balcani occidentali, dove i leader di diversi Paesi cercano di concordare una strategia per gestire la pressione senza precedenti di migranti di frontiera in frontiera, in un gioco del domino della disperazione.

I morti vengono tirati fuori dal cassone dell’autotreno: asfissiati, soffocati, sono una cinquantina. Storie analoghe, morti analoghe, persino numeri analoghi, a quelli delle tragedie –ormai ricorrenti- nelle stive dei barconi nel Mediterraneo, dove i più derelitti fra i disgraziati si stipano e soccombono alle esalazioni di olio e nafta.

La strage lungo l’autostrada è "un avvertimento a prendere sul serio il problema, rapidamente e nello spirito europeo di solidarietà", dice la Merkel, che aggiunge di essere "sconvolta". Sono giorni che mettono alla prova la cancelliera: lunedì, il Vertice franco-tedesco con l’annuncio di proposte sull’immigrazione; martedì, la decisione di concedere il diritto d’asilo ai siriani in Germania, senza tenere conto degli accordi di Dublino; mercoledì, la visita al centro di Heidenau attaccato dai neo-nazisti -“Vigliacco chi attacca i profughi”, dice Angela, incurante dei fischi dei nostalgici della svastica -; e ieri, il camion della morte.

La vicenda ha tratti ancora incerti, un bilancio approssimativo. I cadaveri erano su un autotreno parcheggiato in un'area di sosta della A4, tra il lago di Neusiedl e Parndorf, nel Burgenland, non lontano dalla frontiera con l'Ungheria. Il veicolo ha richiamato l'attenzione degli agenti perché fermo da varie ore ai bordi della carreggiata. La polizia sta cercando il conducente, di cui s’ignora l’identità e che ha fatto finora perdere le sue tracce.

Difficile supporre che l’autista non sapesse del suo carico, che quegli immigrati fossero ‘clandestini a bordo’. Più facile immaginare che sulle autostrade dei Balcani e dell’Europa centrale gli autotreni possano essere l’equivalente dei barconi nel Mediterraneo: uno li pensa carichi di merce e, invece, portano esseri umani.

C’è la sensazione che la tragedia possa pesare sulle scelte dell’Unione più di altre nel Mediterraneo, magari più drammatiche nelle dimensioni, ma più lontane dagli occhi dell’Europa che decide.

"Questa vicenda ci ha commosso tutti: i trafficanti di essere umani sono dei criminali", dichiara il ministro dell'Interno austriaco, Johanna Mikl-Leitner, in una conferenza stampa a Eisenstadt.

Per l'Ue, s’avvicina l’ora di dare una risposta comune. La soglia di 40 mila rifugiati da ridistribuire fra i 28 è ormai riconosciuta inadeguata da molti Paesi, fra cui la Germania, e dallo stesso Esecutivo dell’Ue che l’ha proposta. Anche se Berlino e Parigi chiedono a Italia e Grecia di espletare quanto loro richiesto –l’identificazione e il respingimento, per chi non ha diritto all’asilo- e di non limitarsi a fare da ‘terra di transito’.

Migranti e rifugiati arrivano alle porte dell'Unione in un numero senza precedenti, via mare e via terra. Mercoledì, c’è stato un nuovo record al 'varco' nei pressi del villaggio di Roszke, tra Ungheria e Serbia: la frontiera eèstata attraversata da 3.241 persone, tra cui quasi 700 bambini.

Il ministro degli Esteri austriaco Sebastian Kurz avverte che il suo Paese vaglierà norme anti-immigrazione più severe se l'Ue non troverà una risposta unitaria. Anche Serbia e Macedonia, Paesi in via di adesione, chiedono più aiuti e un'azione concertata dell'Ue.

Il commissario europeo all'allargamento Johannes Hahn stima che alla porte dell'Europa ci siano attualmente 20 milioni di rifugiati. Bruxelles punta a proporre entro fine anno "un meccanismo permanente, vincolante e con quote" per la ripartizione di richiedenti asilo, in caso di emergenze che possano verificarsi in qualunque Paese. 

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