P R O S S I M A M E N T E

Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore - Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore - Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore

giovedì 20 agosto 2015

Is: il nemico è l'archeologo, decapitato il custode di Palmira

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 20/08/2015 

Il nemico più temuto?, dal sedicente Califfo e dai suoi sgherri. Non i raid aerei della coalizione, che pure infliggono danni e perdite ai miliziani jihadisti; o i peshmerga curdi, gli unici che tengono loro testa sul terreno. E neppure gli infedeli all’Islam che, fedeli ad altro dio, che se è uno è poi lo stesso, condividono una dimensione religiosa. E manco gli ostaggi che valgono per il riscatto che qualcuno è disposto a pagare per loro; altrimenti, sono carne da macello da sacrificare negli spot dell’orrore: Isacchi e Ifigenie senza deus ex machina.

Il nemico la cui uccisione è una sconfitta ha il volto e la cultura di un archeologo siriano di 82 anni, che la soldataglia dell’autoproclamato Stato islamico decapita e appende a una colonna romana, sulla piazza principale di Palmira, senza essere riuscita a ottenerne le informazioni che voleva.

Khaled Asaad, responsabile per quasi mezzo secolo del sito archeologico, uno dei più suggestivi, testimonianza dell’appartenenza della Siria a un patrimonio culturale condiviso da tutta l’umanità, era noto per i suoi lavori a livello internazionale: davanti al museo che dirigeva, ha dato la sua vita per difenderne i tesori, rifiutandosi di indicare ai miliziani dove fossero nascosti reperti da rivendere per acquistare armi.

Un traffico che chiama in causa anche le responsabilità dell’Occidente: i mercanti d’antichità e, ancor più, gli acquirenti che foraggiano il terrore per impreziosire le loro case.

La notizia dell’esecuzione di Asaad, dopo oltre un mese di detenzione, interrogatori, maltrattamenti, è stata data dal responsabile delle antichità siriane Maamoun Abdulkarim, che a sua volta l’ha avuta dalla famiglia della vittima. Con Abdulkarim, Asaad aveva continuato a collaborare come esperto anche dopo il pensionamento, nel 2003: "Lo avevamo scongiurato, io e altri colleghi e amici, d’andarsene da Palmira, ma lui non ci ha voluti ascoltare". Il Califfato motiva, invece, l’esecuzione con gli incarichi di rappresentanza del governo di Damasco affidati allo studioso in conferenze all'estero.

In un’intervista ad Al Jazira, Amr al Azm, un archeologo siciriano attualmente professore di Storia del Medio Oriente e Antropologia all’Università di Shawnee, nell’Ohio, dice che diversi archeologi sono stati fatti prigionieri dall’Is in Siria negli ultimi anni e altri sono stati sottoposti a pressioni perché "ritenuti in possesso di informazioni su antichità di cui i jihadisti vogliono impadronirsi": per rivenderle, mica per distruggerle, come avviene in immagini di propaganda spesso rivelatesi false.

Secondo al Azm, Asaad sarebbe stato preso perché responsabile dell’evacuazione di molti reperti dal museo di Palmira prima dell’arrivo degli jihadisti, a maggio.  "Personalmente - ha aggiunto - conosco un archeologo che a Raqqa (la capitale del Califfato in Siria, ndr) è stato perseguitato dall’Is a lungo per estorcergli informazioni su presunti tesori nascosti".

Le informazioni su traffici e distruzioni sono sempre controverse. A giugno si disse che gli jihadisti avevano minato le rovine Palmira, lasciandone presagire la distruzione, come di siti archeologici iracheni (ad Hatra Nimrud e nel museo di Mosul). In Siria, sarebbe stata abbattuta una statua sotto forma di leone della dea Al Lat, I secolo a.C. Ma i miliziani rivendicano, invece, il merito d’intercettare e bloccare traffici clandestini.

Il fascino di Palmira violato dal terrore risveglia l’Occidente dal suo torpore, davanti all’offensiva di atrocità sciorinata nell’ultima settimana dall’Is, in Iraq, in Siria, nell’harem di morte del Califfo al-Baghdadi, alla Sirte, esecuzioni, impiccagioni, decapitazioni.

Come se i miliziani stessi reclamassero l’attenzione dell’Occidente, anche se certi macabri ‘show’ sembrano più destinati all'opinione pubblica interna che a quella internazionale, per incoraggiarne la sottomissione. E c’è, poi, nel sovrapporsi delle informazioni, un intreccio di propaganda, perché non sempre le fonti degli orrori sono davvero attendibili. Lo strabismo per cui se la coalizione attacca un obiettivo integralista elimina miliziani; se invece lo attacca l’aviazione di Assad uccide civili innocenti.

Nessun commento:

Posta un commento