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giovedì 21 agosto 2014

Iraq: Renzi, veni, vidi, dixi... E non risolsi nulla

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 21/08/2014

Veni, vidi, dixi. E ci rimasi solo il tempo necessario per qualche stretta di mano, foto ricordo e frasi precotte. La visita in Iraq del premier Renzi non è diversa dalle ‘toccata e fuga’ degli altri leader occidentali – al massimo, finora, ministri degli Esteri – visti da queste parti dopo l’inizio dell’offensiva jihadista e la creazione del Califfato integralista.

Dopo la scampagnata al Cairo, a portare acqua al mulino del nuovo satrapo, il generale presidente al-Sisi, Renzi si prende una giornata libera dalle beghe italiche e va in missione a Baghdad e a Erbil, la capitale del Kurdistan autonomo, come capo del governo del Paese che ha la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione.

A fare che, non è chiaro: c’è chi lo considera il leader europeo ‘incaricato di missione’ dal presidente Obama; e c’è chi, come Stefano Silvestri dello Iai, pensa che l’ex sindaco di Firenze segua le orme cattoliche e internazionaliste del suo predecessore Giorgio La Pira.

Lì in Iraq, forse per caso, Renzi incrocia il cammino del commissario europeo per gli aiuti umanitari, la bulgara Kristalina Georgieva, in corsa con la candidata italiana Federica Mogherini per il posto d Alto Rappresentante per la politica estera europea.

A Baghdad Renzi incontra il presidente Fuad Masum e i premier iracheni, l’uscente al-Maliki e l’incaricato al-Abadi, sempre rimanendo, come tutti i visitatori di rango, nell’area più sicura della capitale, la zona verde. A Erbil, dove ieri è arrivato il sesto aereo italiano di aiuti umanitari, vede il leader curdo Barzani, visita i profughi nei campi e li rassicura: “Non vi lasceremo soli”.

A tutti, il premier esprime l’amicizia e la vicinanza dell’Italia e dell’Europa. Al-Maliki, costretto dalle pressioni internazionali a farsi da parte, gli dice che l’Occidente non deve avere paura della democrazia in Iraq, proprio lui che ha fatto della spaccatura tra la maggioranza sciita e la minoranza sunnita il tratto forte del suo governo. Al-Abadi gli chiede l’aiuto dell’Ue contro i terroristi e gli spiega che vuole fare un esecutivo di unità nazionale – per Renzi il nuovo governo può essere “un’opportunità”. Al-Abadi parla anche delle minoranze perseguitate dal Califfato, cristiani e yazidi: "La comunità internazionale deve aiutarci ad andare incontro ai loro bisogni".

Il messaggio del premier italiano è più mediatico che politico: “L’Europa in questi giorni deve essere in Iraq dove la democrazia è in pericolo altrimenti non è Europa… Batteremo il terrorismo… Se qualcuno pensa che davanti ai massacri l’Unione volti le spalle e pensi solo allo spread, sbaglia previsione oppure  sbaglia semestre… L’integrità del Paese è fondamentale per la stabilità di tutta l’area…  Serve una strategia chiara per fare uscire l’Iraq dalla violenza… L’Europa non è solo spending review, è nata per difendere una certa idea di dignità dell’uomo”.

La visita lampo di Renzi in Iraq coincide con il via libera del Parlamento agli aiuti militari ai peshmerga curdi, tramite il governo iracheno. Aiuti indispensabili, dice in aula il ministro Mogherini, perché “il Califfato è una minaccia per il mondo intero”, per l’Europa e anche per l’Italia.

Gli incontri del premier avvengono nella scia d’orrore per il video sulla decapitazione del giornalista ostaggio James Foley, mentre, sul terreno, si sviluppano due offensive anti-jihadisti, una curda - con successo - per il controllo della diga di Mosul e una governativa – respinta - per la ripresa di Tikrit.

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