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venerdì 29 agosto 2014

Nomine: -1 a Vertice, una certezza, tanti dubbi, musi lunghi

Scritto per EurActiv.it il 29/08/2014

Contesto da tregenda economica, per il Vertice delle Nomine domani a Bruxelles: i leader dei 28 s’incontrano per decidere i nuovi assetti delle Istituzioni europee, mentre gli indicatori statistici segnalano un deterioramento della situazione economica e la crisi in Ucraina precipita. I media europei più autorevoli criticano le scelte sulle nomine –Financial Times, Le Monde, Die Welt- e avvertono che la barca dell’euro potrebbe ancora affondare –Economist-.

Fronte nomine, il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, a fine mandato, continuerà fino all’ultimo i contatti telefonici con i vari leader. E, prima della riunione, convocata nel pomeriggio, al Justus Lipsius, i capi di Stato e di governo avranno consultazioni di partito: così, i socialisti, sono stati invitati all’Eliseo la mattina dal presidente francese François Hollande.

Fronte crisi, il premier italiano Matteo Renzi porterà al Vertice i risultati del Consiglio dei Ministri di oggi a Roma, ma troverà lo schieramento anti-austerità assottigliato e indebolito dalla defezione della Spagna, che avrebbe barattato con la fedeltà all’ortodossia rigorista la presidenza dell’Eurogruppo per l’ex ministro delle finanze Luis De Guindos, e dalle difficoltà politiche ed economiche francesi.

Il valzer delle poltrone: Mogherini c’è, presidente cercasi

La nomina del ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini al posto di Catherine Ashton, come Alto Rappresentante per la Politica estera e la Sicurezza, appare da giorni probabile, quasi scontata. In dubbio –le indicazioni sono tratte dalla stampa europea - è invece il successore di Van Rompuy. In prima fila, sarebbe tornato nelle ultime ore il premier polacco Donald Tusk, che ha nel britannico David Cameron un ‘grande elettore’.

Ieri a Varsavia un portavoce del Governo polacco ha affermato che i 28 si sarebbero rivolti a Tusk per affidagli la presidenza del Consiglio europeo: “I leader europei stanno tentando con sempre maggiore enfasi di convincere Donald Tusk ad assumere tale posizione”. La designazione di Tusk, in piena crisi russo-ucraina, rifletterebbe l'importanza crescente della Polonia nel consesso europeo e sarebbe un segnale d’attenzione per le preoccupazioni dei Paesi dell’Europa centrale ed orientale.

Altri candidati sono la premier danese Helle Thorning-Schmidt –ma se passa lei, socialista e donna, viene meno la Mogherini- e un trio di ex premier: Andrus Ansip (estone),  Valdis Dombrovskis (lettone) e Jirky Katainen (finlandese).

Sul fronte della composizione della Commissione europea e della ripartizione dei portafogli, che Jean-Claude Juncker, presidente eletto, dovrà perfezionare una volta scelto l’Alto Rappresentante, che è pure vice-presidente dell’Esecutivo, la Germania avrebbe ribadito l’opposizione alla nomina del francese Pierre Moscovici a responsabile degli Affari economici. E l’attuale commissario all’Energia Günther Oettinger, riconfermato, è disponibile ad andare al Commercio internazionale, dove gestirebbe i negoziati Ue-Usa.

Irrisolta la ‘questione femminile’: la Commissione Juncker dovrà avere almeno nove donne, come la Barroso 2, per non incorrere negli strali del Parlamento europeo; e finora, nell’ipotesi migliore, ne ha sei.

Crisi: verso un Vertice dell’Eurozona

A Bruxelles, la Francia chiederà un Vertice, magari solo dell'Eurozona, per ridiscutere la tempistica dei programmi di riduzione del deficit pubblico. Il presidente Hollande lo ha anticipato parlando agli ambasciatori francesi: la crisi si trascina –e gli indicatori economici usciti oggi lo confermano-, la crescita è fragile –la Francia stagna, l’Italia è di nuovo in recessione-, l’occupazione non aumenta e si profila il rischio della deflazione –in Italia, già reale-.

E’ uno scenario che, per Parigi, non consente di stare nei tempi per riportare i deficit sotto la soglia del 3% del Pil, salvo una ricaduta nella recessione più ampia e più grave del passaggio attuale.

Questo il quadro che induce The Economist ad avvertire che, se Italia, Francia e Germania non trovano il modo di “riportare a galla l'economia europea”, l'euro potrebbe ancora essere spacciato. La copertina del settimanale ritrae Renzi - cono gelato in mano -, dietro Hollande e Angela Merkel, tutti e tre impassibili su una barchetta di banconote che fa acqua, mentre il mozzo Mario Draghi si affanna nel tentativo di salvare tutti.

Nelle ultime settimane, “i paesi della zona euro hanno cominciato a imbarcare acqua di nuovo”. L'Italia è tornata in recessione, la Francia stagna e “perfino la potente Germania ha visto un calo della produzione inaspettato e pesante”. La crisi bancaria e del debito sovrano si è trasformata in una crisi della crescita che sta avviluppando le tre maggiori economie” della zona euro.

Alla base dei mali d’Europa, c’è per The Economist, la mancanza di coraggio dei leader europei. La stessa che FT, Le Monde, Die Welt contestano nelle nomine: la scelta di personaggi privi di carisma e d’esperienza, e forse di personalità, che non diano né ombra né fastidio. E poco importa se, come è stato il caso di Lady Ashton e di van Rompuy, svolgeranno il loro compito al massimo con diligenza.

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