Scritto per il blog de Il Fatto Quotidiano il 16/08/2014
Ci vogliono un
groviglio di crisi inestricabile e una riunione a Ferragosto dei ministri degli
Esteri dei 28 per mettere insieme un simulacro di politica estera europea. A
consulto a Bruxelles, i Paesi dell’Ue concordano sulla necessità d'armare i
curdi contro gli jihadisti in Iraq – gli Usa già lo fanno.
E i 28 avallano
pure un tentativo di conciliazione tra Ucraina e Russia, domani a Berlino,
dove, però, a fare da mallevadori, ci saranno Germania e Francia, non
l’impalpabile signora della politica estera europea Lady Ashton e neppure
Federica Mogherini, nonostante l’Italia abbia la presidenza di turno del
Consiglio dell’Ue.
Ma torniamo
all’Iraq. Dove l’unità i 28 l’hanno trovata al minimo comune denominatore,
anche se qualcuno ha cercato di gabellare le conclusioni della riunione di
Ferragosto – sollecitata da Italia e Francia- come una decisione "forte”,
addirittura “il messaggio politico desiderato".
L’Unione accoglie
con favore la disponibilità di alcuni singoli suoi Paesi a rispondere alla
richiesta delle autorità regionali curde di fornire con urgenza materiale
militare. Però, gli aiuti dovranno essere decisi sulla base delle legislazioni
nazionali e di concerto con le autorità di Baghdad.
Il tutto
assortito con qualche banalità politica ormai acquisita da giorni, ad esempio
l’opportunità di “fare tutta la pressione possibile perché si arrivi ad un
accordo di unità nazionale quando si formerà il nuovo governo" in Iraq,
cui lavora il premier designato al-Abadi.
Tutto ciò vuol
dire, in sostanza, che ciascuno farà quel che vuole. Gran Bretagna e Francia,
cui piace giocare alle Grandi Potenze, anche perché hanno un seggio permanente
nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu, e che vogliono stare dietro al
decisionismo –si fa per dire, ai tempi d’Obama- americano, le armi ai curdi le
hanno già date. La Germania non ci pensa neppure a farlo, anche se manda
materiale militare “non letale”.
E l’Italia? Ci
sta pensando, ma – assicura la Mogherini – “il governo non prenderà decisioni
prima d’avere ascoltato il Parlamento”. Almeno, è pronta la missione umanitaria italiana a sostegno delle
popolazioni del Nord dell'Iraq in fuga davanti al Califfato. La Mogherini, e la
collega della Difesa, Roberta Pinotti, hanno dato il via libera a un ponte
aereo, con sei voli, per distribuire, via l'Unicef, 36 tonnellate di acqua, 14
tonnellate di biscotti proteici, 200 tende da campo e 400 sacchi a pelo.
Resta un dubbio. Per arrivare a queste conclusioni, erano proprio
necessarie la drammatizzazione, e la teatralità, d’una riunione d’urgenza a
Ferragosto?, perché tutti si rendessero conto di quanto lavorano sodo i
ministri degli Esteri dei 28. Vedersi il 13, o il 14, avrebbe portato gli
stessi risultati, ma sarebbe stato meno mediaticamente efficace.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento