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domenica 24 agosto 2014

Presidenze: Renzi – Padoan e l’asse con Draghi


Scritto per EurActiv.it il 24/08/2014 

L’Italia fa asse con il presidente della Bce Mario Draghi, sulla linea economica della sua presidenza di turno del Consiglio dell’Ue. Le parole pronunciate venerdì dal presidente Draghi a Jackson Hole sono "in forte sintonia con le linee guida della presidenza italiana", dice il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Draghi, aveva interpretato poche ore prima il premier Matteo Renzi, "ha detto che chi fa le riforme e cambia ciò che deve cambiare, come fa l'Italia che ne ha bisogno, ha il dovere più che il diritto di mettere in campo tutti gli strumenti di flessibilità che ci sono".

Il premier, che rilascia una raffica d’interviste, e il ministro, che pubblica una dichiarazione, fanno d’una “polemica estiva” –parole di Renzi- una prova d’alleanza: "Le cose che dice Draghi –ancora Renzi- sono cose di buonsenso, che io condivido. E non sono diverse da quelle che aveva già detto prima d’andare in ferie".

"Il messaggio di Draghi è molto chiaro – afferma Padoan -. Per creare occupazione in Europa, occorre agire dal lato della domanda: con la politica monetaria, che sta facendo e farà molto; con la politica di bilancio, nell'ambito degli spazi già oggi disponibili; e con una forte politica di rilancio degli investimenti".

"Ma è anche indispensabile - aggiunge Padoan - una forte azione dal lato dell'offerta, con una efficace e credibile strategia di riforme strutturali compreso il mercato del lavoro. E questo è compito dei governi. E’ un disegno di politica economica fortemente in sintonia con le linee guida della presidenza italiana” del Consiglio dell'Ue.

Draghi a parte, la linea italiana raccoglie consensi in Francia, dove il Ministero dell’Economia la porta ad esempio all’Unione, e in Spagna, dove l’opposizione socialista elabora un decalogo europeo ispirato, per l’occupazione e la competitività, alle ‘misure Renzi’.

Nelle interviste, Renzi ha, fra l’altro, detto che "l'Europa deve fare l'Europa. Se deve stare lì a fare l'elenco delle raccomandazioni non ci serve … A noi le raccomandazioni della Commissione servono se c'è un ideale politico, se c'è un afflato alto, se c'è la voglia di cambiare il mondo … Se devo star dentro un'organizzazione di burocrati, ne ho talmente tanti a casa che non ho bisogno dell'Europa”.

Sul tema della flessibilità, il premier ha ribadito: “Non si tratta di inventarsi cambi di regole: noi rispettiamo la regola del 3%. Però, nel rispettarla, diciamo anche 'oh, ragazzi: l'Europa non può essere solo tagli, vincoli e spread. E deve pure essere attenzione agli ultimi".

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